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Opa Telecom, tutti gli argomenti in campo (e un paradosso)contro l’emendamento Mucchetti-Matteoli

Che una proposta di legge trovi alcuni favorevoli e altri contrari è normale: di solito la divisione riproduce quella tra destra e sinistra. Invece l’iniziativa dei senatori Mucchetti e Matteoli volta a obbligare Telefonica all’OPA su Telecom Italia, raggiunge un risultato singolare: un larghissimo seguito in parlamento, un coro di critiche da parte dei commentatori, perfino di quelli che concordano sull’obbiettivo di sbarrare la strada agli stranieri. Coro consonante nella bocciatura, ma in cui ogni voce porta argomenti diversi: che vale quindi la pena mettere uno accanto all’altro.
L’emendamento Mucchetti. Telecom Italia è controllata da Telco con il 22,4% delle azioni. In Telco attualmente Telefonica ha il 46,8% di Telco, Generali, Mediobanca, Intesa e Sintonia (Gruppo Benetton) il resto. Se i soci italiani vendono agli spagnoli parte delle loro quote, Telefonica prende il controllo senza dover lanciare un’OPA su Telecom Italia. Infatti la legge attuale obbliga a farlo solo se un azionista raggiunge il 30% delle azioni. Con l’emendamento Mucchetti oltre alla soglia fissa del 30% se ne aggiungerebbe una legata al passaggio del controllo, che la Consob dovrebbe accertare. Se ci fosse questa legge, l’impegno finanziario per Telefònica sarebbe proibitivamente elevato.
“Norma ad aziendam”: è il titolo che la Repubblica mette all’articolo di Alessandro Penati (19 Ottobre). L’OPA al cambio di controllo è invocata dichiaratamente contro Telefonica: chi oggi la propone non l’ha mai invocata nei due precedenti passaggi di mano di Telecom Italia a Tronchetti, e da Tronchetti a Telco; e ha sempre giudicato l’unica vera, quella di Colaninno, come la madre di tutte le sventure. “Sembra dunque solo l’ennesimo intervento dirigista, che cambia una legge in corsa per ostacolare un’azienda straniera (non lamentiamoci poi della scarsità degli investimenti esteri)”.
“Il vizio segreto delle leggi caso per caso”: così il Corriere delle Sera (23 Ottobre) titola così l’articolo di Salvatore Bragantini, che pur si dichiara nettamente contrario all’acquisto da parte di Telefònica. Su un numero (30%) non si discute, su un giudizio Consob (il passaggio di controllo) si ricorre al TAR. “La legge delle conseguenze impreviste è sempre in agguato”,: se passasse la legge e i Fossati radunassero un 25%, sarebbero essi stessi a dover lanciare l’OPA totalitaria, dato che sarebbe svanito il controllo da parte di Telco. “Aumentando l’onere per chi voglia sottrarre ad altri il controllo di fatto, lo si scoraggia […], si rischia di incatenare gli investitori diffusi ad una minoranza organizzata e prepotente, che trova in quei buoni propositi il catenaccio ideale”.
“L’OPA Mobile non aiuta Telecom e destabilizza tutto il mercato” l’occhiello di uno dei tre editoriali del Foglio il 24 Ottobre. A raggiungere l’obbiettivo di sbarrare la strada a Telefònica, basterebbe varare i decreti attuativi della golden power: un suggerimento, questo, che molti dei…coristi non condividerebbero certo.
Il Sole24Ore ha due articoli. “La legge (dell’OPA) è uguale per tutti”, del sottoscritto, il 25 Ottobre, e “La soglia flessibile e i poteri della Consob” di Marco Onado, il 27. Oltre a riprendere gli argomenti della legge ad aziendam e del vulnus alla certezza del diritti, io rilevo che l’argomento “di giustizia” con cui Mucchetti e Matteoli cercano il consenso, cioè distribuire il premio al controllo a vantaggio di tutti gli azionisti di Telecom, si conseguirebbe a prezzo di uno svantaggio uguale e contrario ai piccoli azionisti Generali, Mediobanca e Intesa.
Marco Onado è stato commissario Consob: anch’egli ricorda “le incertezze che avevano reso irta di ostacoli l’applicazione della legge [precedente]” tanto che era stata proprio la Consob a chiedere la soglia fissa del 30%. Nel frattempo “una rivoluzione silenziosa [ne] ha intaccato due elementi cardini dell’efficienza: l’autonomia degli uffici e la collegialità della Commissione [con] un rafforzamento abnorme dei poteri del presidente”.
Alessandro De Nicola, su Affari e Finanza del 28 Ottobre, da “leguleio” quale si definisce, arriverebbe perfino a perdonare la “pessima tecnica legislativa”, ma non la “capziosità accademica” delle argomentazioni con cui Mucchetti vorrebbe parare l’accusa di retroattività, che è invece condizione necessaria per raggiungere lo scopo che si propone.
C’è anche chi osserva che Telefonica avrebbe buoni argomenti per sostenere che la soglia per Telecom dovrebbe essere più alta del 22,5% perché nell’ultima assemblea aveva meno della metà delle azioni presenti e votanti. E chi indica la contraddizione in cui incorrono i nostri dirigisti che ora guardano al sistema inglese: vogliono trapiantare nella nostra cultura di civil law uno strumento tipico della cultura di common law,.
Come si vede, la proposta è, a dir poco, controversa. Per accelerare, i proponenti hanno fatto ricorso alla tecnica del “vagoncino”: agganciarla come emendamento a una legge con cui c’entra poco o niente – in questo caso quella dell’IMU – ma che è in corso di approvazione.
A volte i vagoncini deragliano.

Fonte: Huffington Post del 28 ottobre 2013

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