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Olanda contro il burqa. E tre!

Dopo Francia e Belgio, anche il governo Orange mette al bando i visi coperti. Ordine pubblico? O concessioni al superpopulista antislamico Wilders?
La durissima Liesbeth Spies giura che è «una legge di importanza straordinaria». Lo dice per l’Olanda e per se stessa, visto che è stata lei, quale ministro dell’Interno, a scriverla e farla approvare dal governo. È convinta che il bando del burqa renderà migliori i Paesi Bassi, da tempo più liberisti che liberali, che vorrebbero seguire l’esempio di Belgio e Francia, gli altri due Stati ad aver bandito il velo dai luoghi pubblici. Assicura che ogni Stato ha facoltà di regolare il culto nell’interesse dell’ordine pubblico. E nega che ci sia la volontà di discriminare i musulmani, comunità che vale un decimo della popolazione orange. La filosofia è un’altra. «Tutti – spiegano all’Aia – devono essere riconoscibili allo stesso modo».
Sono in molti a credere che l’idea di fondo non sia solo questa. L’esecutivo del liberale Mark Rutte è minoritario e vive con l’appoggio esterno dei populisti di Geert Wilders. Il leader ultrà sta imponendo alla quasi maggioranza alcune svolte conservatrici che segnano un netto cambiamento rispetto all’Olanda degli anni Settanta in cui tutto era permesso, a patto che non ledesse la libertà altrui. La globalizzazione e le migrazioni hanno modificato l’approccio degli olandesi. Degli anni senza vincoli eccessivi sta rimanendo solo il calcio giocato a zona.
In questo secolo gli olandesi hanno ridimensionato la prostituzione e riveduto il concetto di antiproibizionismo. Il quartiere a luce rosse di Amsterdam ha perso metri quadrati, i funghi allucinogeni sono finiti fuori legge, da maggio una parte dei coffee shop è vietata ai non residenti e giovedì è stato penalizzato il consumo di khat, le foglie stimolanti già illegali in 15 paesi Ue. Il governo, del quale fanno parte anche i Dc come la Spies, ha deciso che i suoi cittadini devono avere meno vizi di quanti gliene sono stati concessi sinora.
L’Effetto Wilders colpisce soprattutto nelle relazioni con i nuovi olandesi. Allo studio c’è una norma che impone agli immigrati di parlare il neerlandese come condizione per l’ottenimento della cittadinanza, in una terra dove tutti parlano inglese. Lo schieramento del leader populista, il Partito delle Libertà, è anche dietro il bando del burqa, la cui abolizione è stata condizione per il sostegno alla maggioranza. Wilders ha detto che il Corano vale un libro di Hitler. Così l’opposizione sospetta che l’ ordine pubblico sia una scusa.
Il risultato è che dal 2013 saranno proibiti burqa, velo islamico, cappucci e ogni altro indumento che copra il viso nei luoghi pubblici come negli ospedali e sui bus. La regola non varrà a «all’interno degli edifici religiosi» o nel caso di persone che debbano proteggersi il volto per motivi medici o sportivi. «C’è la crisi, non hanno altro a cui pensare?», si è chiesto il parlamentare verde Tofik Dibi. L’associazione delle donne islamiche Al Nisa contesta una violazione del principio di autodeterminazione della persona. Un gruppo di interessi turchi (Iot) avverte che molte donne religiose «non usciranno più di casa». Il governo lo sa, ma tira diritto e si prepara a far pagare le prime multe in un Paese che non è più lo stesso.

Fonte: La Stampa del 29 gennaio 2012

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