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Ogm, il rischio d’un ’36

E’ necessario tornare a fare gli avvocati del diavolo, gli scettici, quelli che un mio zio chiamava i “cacadubbi”.
Ieri la Commissione europea ha autorizzato le importazioni e l’utilizzo nell’industria alimentare di sei specie di mais geneticamente modificato. Può farlo. I Trattati prevedono che in questi casi, se gli stati membri non riescono a coagulare la giusta maggioranza, spetta all’esecutivo Ue prendere una decisione. La delibera avviene sulla base del parere scientifico della spesso controversa Agenzia alimentare di Parma (efsa). Il quale è sempre positivo. pertanto, lo è anche l’orientamento di Bruxelles.
Le domande dell’occhio attento alle troppo coincidenze è inevitabile: come mai ogni volta che le capitali non si intendono sugli Ogm (questo dossier aveva 20 stati contro e sette pro, quote insufficiente per arrivare da qualche parte con una maggiorana qualificata), la Commissione dice SI?
Gli analisti osservano che la politica dei geni alimentari modificati la stanno facendo i tecnici e non i politici. E, sopratutto, che la stanno facendo quelli dell’Efsa, con la connivenza della Commissione che intende spalancare le porte alle nuove tecnologiche genetiche.
Il dibattito fra chi crede alla bontà degli Ogm e chi la rifiuta è aperto. Difficile prendere una posizione che non sia ideologica. E’ tuttavia necessario premere perché le scelte siano equilibrate e non dettate dalle grandi lobby. “Quando le patate le fanno i gruppi chimici mi preoccupo”, ha confessato un amico piemontese che si occupa di agricoltura.Capisco la sensazione.
Il vero pressing deve essere fatto sulla politica, e di lì sui tecnici, perché diano tutte le garanzie possibili. Gli Ogm non hanno confine. Girano ne mangimi, nei prodotti che ne derivano, o semplicemente col vento. Inutile avere la Padania bio, come gioisce la Lega, se poi tutto torna con la prima brezza o con il latte utilizzato per fare il grana.
Ci sono troppi comportamenti sospetti. A sinistra, c’è chi difende gli Ogm, parla di ideologia e poi vota contro l’indicazione in etichetta dell’uso di mangimi geneticamente modificati.
Il sospetto che i miliardi stiamo comprando il mercato è forte. Il sospetto è necessario. Nessuno, però, riesce a cancellarlo.
Possiamo fidarci dei tecnici, dell’Efa e della Commissione? Non so. La storia insegna che la commissione olimpica internazionale passò da Berlino prima delle Olimpiadi del ‘36 e non rilevò alcun tipo di discriminazione nella Germania nazista.
Scriviamo i dubbi. Potrebbero consolidare le verità.

Fonte: la Stampa del 29 luglio 2010

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