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L’articolo di Sergio Rizzo sulle pratiche comunali online e sugli ostacoli che il non funzionamento della giustizia civile crea per il mercato (Corriere di ieri) merita una riflessione ampia.
Non è questa la sede, quindi mi limito a fornire un indirizzo per chi voglia, opportunamente, approfondire.
Egli ha ragione, l’offerta di servizi pubblici online è ancora bassa.
Dirò di più: per ampliarla non basta digitalizzare e investire in computer; la loro presenza non comporta di per sé un passo in avanti, perché molto si deve intervenire sulle procedure.
Ma attenzione: è ancor più bassa la domanda e molti dei servizi già disponibili, non solo online ma anche sul telefono cellulare, non vengono utilizzati.
Influiscono diversi fattori, fra i quali anche la consuetudine di raccontare con insistenza quel che non funziona e tralasciare quel che va avanti.
Non è un caso, del resto, che l’Ocse ci metta ai primi posti per la diffusione di e-government e la Commissione Europea constati il basso uso, anche relativamente ad altri Paesi Ue, che se ne fa.
In quanto alla giustizia civile, quel che Rizzo scrive è vero ma non credo che la causa stia nell’eccessiva litigiosità degli italiani.
Anzi, credo che il non funzionamento della giustizia sia esso stessa causa dell’aumento della litigiosità, che serve a guadagnar tempo.
Con gran giovamento di chi ha torto e gran svantaggio di chi ha ragione.
Anche qui molto si sta facendo e nel raccontare, com’è giusto, quel che non funziona si potrebbe anche descrivere le pratiche virtuose e i buoni risultati, che pur esistono.

Fonte: Corriere della Sera del 14 giugno 2011

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