di Giuseppe Pennisi
Il documento è stato completato prima dello scoppiare delle recenti crisi finanziarie in Turchia ed Argentina (in un’America Latina dove già Brasile e Venezuela sono in serie ambasce). In breve, i focolai non mancano. Non tenerli adeguatamente in conto, vuole dire successivamente prendersela con il “destino cinico e baro”.
Una nuova crisi finanziaria internazionale è alle porte. Questo il succo del rapporto Ocse 2018 Business and Finance Outlook, pubblicato il 3 settembre e che sembra avere ottenuto poca attenzione sulla stampa italiana ed ancor meno nelle stanze dove si stanno preparando la manovra economica e la legge di bilancio. È un documento molto spesso e denso di contenuti tecnici – ossia uno di quelli che non invitano alla lettura gGabinetti e segreterie tecniche alla prese con la redazione del discorso prossimo venturo dell’onorevole signor ministro. Tuttavia, è un testo che lancia messaggi molto eloquenti e molto utili.
Il documento mette l’accento sui principali rischi finanziari che possono disrupt (ossia mettere a repentalio) l’economia mondiale. Sottolinea che la normalizzazione graduale delle politiche monetarie in un contesto caratterizzato da una crescita del debito (sia pubblico sia privato) rappresenterà un banco di prova per testare se le riforme della regolazione bancaria che vanno cumulativamente sotto il nome di Basilea III hanno raggiunto i loro obiettivi di assicurare stabilità e sicurezza del sistema finanziario. Anche se le regole relative alla capitalizzazione degli istituti finanziari sono state rafforzate, non è certo che possano leggere l’urto della crisi prossima ventura.
Una indicazione è l’interdipendenza tra i sistemi bancari nella transazioni di titoli “sensibili” come i derivati: hanno raggiunto, nel 2017, 532 trilioni di dollari appena poco meno di 586 trilioni di dollari nel 2007. Nonostante gli avvertimenti alla cautela ed una nuova regolazione mirata a contenere disfunzioni.
L’area geografica da dove, secondo il documento, probabilmente è quella Repubblica Popolare di Cina dove due missioni parallele del nostro governo si sono recentemente recate per tentare di piazzare nostri titoli di Stato e forse anche Italia. Dato che le versioni preliminari del rapporto sono state esaminate, verosimilmente, dal funzionario del ministero dell’Economia e delle Finanze presso la nostra Rappresentanza all’Ocse sarebbero state più utili missioni mirate ad aiutare Pechino a rafforzare il proprio sistema e finanziario che, per quanto si abbiano limitate informazioni, sembra essere in un grande pasticcio che ha suscitato moti di piazza ed interventi delle forze dell’ordine. I rischi dell’instabilità finanziaria in Cina e l’alto livello di debito delle aziende – avverte il documento – rende ancora più necessaria un’attenta valutazione dei progetti del programma che va sotto il nome di Nuova Via della Seta. In materia il rapporto ha una serie di raccomandazioni specifiche.
Il documento è stato completato prima dello scoppiare delle recenti crisi finanziarie in Turchia ed Argentina (in un’America Latina dove già Brasile e Venezuela sono in serie ambasce). In breve, i focolai non mancano. Non tenerli adeguatamente in conto, vuole dire successivamente prendersela con il “destino cinico e baro”.
Fonte: da Formiche del 5 settembre 2018