Mio marito ha deciso di non apparire a Ground Zero al fianco del presidente Obama perché desidera stare fuori dalla politica e dall’ attenzione del pubblico.Laura Bush, moglie dell’ ex presidente George W. «Non sono solo parole. Il nostro impegno a fare giustizia va oltre la politica e i partiti, non importa chi sia al potere» Sondaggi L’ eliminazione di Osama sta garantendo al presidente un netto recupero di popolarità: +10 per cento nei sondaggi Il presidente a Ground Zero: «Il blitz? La prova che noi non dimentichiamo» E il commissario Onu per i diritti umani chiede chiarimenti sulla morte di Osama.
Un minuto di silenzio rotto dal rumore delle raffiche di scatti dei fotografi. Una cerimonia semplicissima: una corona di fiori bianchi, rossi e azzurri, i colori della bandiera americana, deposta da Barack Obama su un supporto di legno grezzo a fianco del «survival tree», l’ unico albero – un pero – sopravvissuto al crollo delle Torri Gemelle. Bruciato, coi rami spezzati, è stato curato e ripiantato dov’ era dieci anni fa. Era stata annunciata pioggia, ma ieri la cerimonia con la quale il presidente degli Stati Uniti ha voluto ricordare le quasi tremila vittime dell’ attacco terroristico di Al Qaeda pochi giorni dopo l’ uccisione del suo capo, Osama Bin Laden, si è svolta sotto un cielo terso e ventoso, come quello dell’ alba dell’ 11 settembre 2001. In una Manhattan col traffico impazzito e strettamente sorvegliata dagli «elmetti neri» della Guardia Nazionale. Una cerimonia poco appariscente, ma piena di significati simbolici. Coi momenti privati – un incontro con una cinquantina di familiari delle vittime, le visite a una caserma dei pompieri e a un presidio di polizia di Tribeca – che hanno prevalso su quelli pubblici. Nessun discorso del presidente, solo poche parole davanti a un camion rosso dell’ «Engine 54», la base dei vigili del fuoco dell’ Ottava strada, non lontana da Times Square, nella quale prestavano servizio quindici dei pompieri morti nel crollo delle Twin Towers. Obama, abito nero e cravatta scura, ha detto che «quello che è accaduto domenica scorsa non vi restituisce i vostri colleghi, ma manda al mondo e anche a questo luogo un messaggio: quando diciamo che non dimentichiamo, non sono solo parole. Il nostro impegno a fare giustizia va oltre la politica e i partiti, non importa quale amministrazione sia al potere. Gli uomini che hanno rischiato la vita nell’ attacco di domenica, lo hanno fatto anche in memoria dei vostri compagni». Un messaggio breve, giocato sui concetti della promessa mantenuta e dell’ unità, dopo il quale il presidente spesso accusato di essere troppo freddo, distaccato, restìo a mostrare una partecipazione emotiva, è passato ai toni camerateschi: si è tolto la giacca, ha cominciato a discutere di baseball, basket e delle vite private dei pompieri. Senza rinunciare a qualche battuta: «La verità è che sono venuto perché mi hanno detto che qui si mangia bene». Il cuoco della caserma, Joe Ceravolo, italoamericano come moltissimi pompieri di New York, non aspettava altro: questo omone dal cranio imponente ha servito le sue melanzane alla parmigiana e un piatto di pasta con gamberetti e capesante che Obama, ha detto, ha mangiato di gusto, seduto a tavola, tra autobotti e autoscale, assieme ai 18 pompieri di turno e all’ ex sindaco della città Rudy Giuliani. Poi la cerimonia silenziosa a Ground Zero, dove stanno faticosamente risorgendo le torri del nuovo World Trade Center, e l’ incontro coi familiari delle vittime. Tutto gestito con grande sobrietà per evitare l’ accusa di trasformare una commemorazione in una «photo opportunity». Un rischio da non sottovalutare, soprattutto dopo il rifiuto dell’ ex presidente George Bush di essere al suo fianco durante la cerimonia e l’ inevitabile coda di polemiche per la selezione del ristretto gruppo di parenti che ha potuto incontrare Obama. Molti si sono sentiti ingiustamente esclusi, altri, benché invitati, hanno declinato, irritati dal linguaggio burocratico e impersonale della lettera ricevuta. La selezione, in realtà, è stata fatta dalla Memorial Foundation, la fondazione dei parenti delle vittime che ha promosso il museo della memoria. Ma ad essere esposto al danno d’ immagine è il presidente. Che in questi giorni è comunque impegnato a tenere alto l’ effetto Bin Laden (oggi incontra i piloti degli elicotteri reduci dall’ incursione ad Abbottabad) che gli sta garantendo una netta impennata degli indici di gradimento (+10% nella media dei vari sondaggi). Un clima da «missione compiuta» guastato solo in parte da Navi Pillay, l’ Alto Commissario Onu per i Diritti umani, che ieri ha chiesto una «completa diffusione di fatti precisi» sull’ operazione con la quale è stato eliminato il leader di Al Qaeda. Sudafricana di origini indiane, la Pillay ha detto che «non solo il mio ufficio ma tutto il mondo ha diritto di sapere cosa è successo. L’ Onu condanna il terrorismo ma ci sono delle regole elementari che devono essere rispettate anche nelle azioni antiterrorismo». Una sortita contro le «esecuzioni extragiudiziali» che, però, non sembra coinvolgere il giudizio del vertice delle Nazioni Unite, visto che nei giorni scorsi il segretario generale Ban Ki-moon ha definito la morte di Bin Laden «un punto di svolta della nostra lotta contro il terrorismo».
Obama:promessa mantenuta
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