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“Moratoria fiscale di due anni sul lavoro”

L’onere pubblico per 100 mila assunzioni sarebbe di 500 milioni di euro.Cinque addetti ai lavori a confronto.
C’è una misura che adottata a breve può produrre un significativo flusso di nuovi posti di lavoro? È questa la domanda che il blog Nuvola del lavoro (nuvola.corriere.it) ha rivolto a un panel di cinque addetti ai lavori come Innocenzo Cipolletta (economista e presidente di Ubs Italia), Tiziano Treu (ex ministro del lavoro e ora senatore del Pd), Gregorio De Felice (capo economista di Intesa Sanpaolo), Selene Biffi (fondatrice di Youth Action for Change) e Giovanni Tamburi (investment banker). Le cinque proposte sono state sottoposte al vaglio dei lettori di «Corriere.it» che hanno apprezzato la concretezza dell’iniziativa (più di 2 mila votanti) e alla fine hanno scelto con circa il 35% dei consensi l’ipotesi avanzata da De Felice. Cosa propone l’economista? «L’azzeramento del cuneo fiscale contributivo a carico di aziende e lavoratori per i primi due anni di un nuovo contratto di assunzione». Il provvedimento dovrebbe prolungarsi a 5 anni «se si tratta di start up ad alto contenuto tecnologico».
Spiega De Felice che sarebbe una misura di carattere straordinario in un momento in cui la disoccupazione è in crescita e sono ormai 6 milioni gli italiani esclusi dal ciclo produttivo, considerando anche chi non cerca lavoro perché scoraggiato, gli inoccupati e i destinatari delle varie forme di ammortizzatori sociali. «In più dobbiamo pensare che la ripresa occupazionale ha una dinamica ritardata di circa un anno rispetto alla crescita e alla produzione aggregata, quindi è ragionevole supporre che dovremo attendere almeno il 2014 per rivedere un’inversione di tendenza». Nell’attesa è chiaro che non si può stare a guardare. Come finanziare, però, l’azzeramento del cuneo fiscale? Gli oneri contributivi a carico delle aziende sono circa il 30% del reddito lordo erogato al lavoratore che a sua volta deve versare un 9,49% di contributi sociali. Ipotizzando – dice De Felice – un reddito medio di 20 mila euro l’onere per lo Stato risulterebbe di circa 8 mila euro per ogni neo assunto (il 40% circa). A fare da contrappeso ci sarebbe una maggior gettito Irpef da parte di nuovi soggetti fiscali stimabile attorno al 15% del reddito medio lordo. Il saldo negativo per lo Stato sarebbe del 25% di quei 20 mila euro iniziali. Ipotizzando 100 mila nuove assunzioni grazie a questa misura dovremmo chiedere alle casse pubbliche circa 500 milioni di euro.
«Una cifra considerevole ma alla portata di un Paese moderno che fa della lotta all’evasione fiscale una priorità», commenta l’economista. Qualora poi le assunzioni, più ottimisticamente, dovessero essere pari a 250 mila nuovi posti di lavoro il saldo negativo per lo Stato sarebbe di circa 1,2 miliardi di euro. «Non proprio una cifra da capogiro se solo dalla spending review il governo intende risparmiare 4,2 miliardi di euro in pochi mesi» chiude De Felice.
Se questa è, articolata e argomentata, la proposta che è sembrata più convincente ai lettori di «Corriere.it» anche gli altri esperti avevano formulato ipotesi immediatamente praticabili. Secondo Innocenzo Cipolletta si dovrebbe/potrebbe varare un piano nazionale per obiettivi di interesse generale come il recupero del decoro urbano, il restauro degli immobili compreso l’adeguamento alle normative, l’assistenza alle famiglie per bambini e anziani, la salvaguardia dei beni culturali. Il piano dovrebbe essere finanziato dai beneficiari che potrebbero detrarre dalle tasse le spese relative a una condizione: aver fatto ricorso a imprese che hanno assunto per l’esecuzione di quei lavori una percentuale elevata di inoccupati. Per Giovanni Tamburi la proposta da percorrere prioritariamente è la stipula di una convenzione con l’Abi da parte di Stato, Regioni, province e amministrazioni pubbliche, convenzione in base alla quale tutte le banche devono scontare o fattorizzare le loro fatture scadute – da 30/60 giorni e accertate come valide – ma non pagate. In questo modo potrebbe rientrare nel circuito economico una cifra superiore ai 50 miliardi di euro e dare così impulso all’economia e all’occupazione.
Per Selene Biffi gli studenti dovrebbero avere la possibilità di lavorare su progetti per clienti esterni in classe durante le scuole superiori «per imparare e anche riposizionare la scuola come punto di riferimento del tessuto economico e sociale del territorio circostante». Lo Stato dovrebbe favorire l’accesso a voucher per la formazione continua e il mentoring individuale per migliorare le competenze professionali e impararne di nuove. Infine l’ex ministro Tiziano Treu ha proposto un pacchetto più ampio di misure. A cominciare dalla valorizzazione del potenziale di creazione di lavoro di settori chiave come l’economia verde, servizi di cura alle persone, beni culturali e professioni Ict. Occorrerebbe anche rafforzare il legame dei salari con la produttività e le condizioni del mercato del lavoro locale. Infine Treu chiede di correlare più strettamente flessibilità e sicurezze di tutti i lavori.

Fonte: Corriere della Sera del 3 maggio 2012

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