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Monti: adesso l’Europa deve aiutarci

Il presidente del Consiglio vede la Merkel a Berlino: non posso chiedere altri sacrifici all’Italia.
L’Italia ha fatto la sua parte e continuerà a farla, ma è tempo che anche l’Europa faccia la sua. È questo il messaggio che il presidente del Consiglio Mario Monti ha consegnato oggi a Die Welt , nel giorno dell’incontro a Berlino con la cancelliera tedesca Angela Merkel. E nel colloquio con il quotidiano tedesco Monti ha detto anche di non poter chiedere altri sacrifici agli italiani, dai quali si sente peraltro molto sostenuto. Un’intervista importante, nel giorno in cui l’ex commissario dell’Antitrust europeo dovrà affrontare con la Merkel anche lo spinoso negoziato sul nuovo Patto di Bilancio europeo. Nella bozza del Consiglio il principale emendamento italiano sul ritmo di riduzione del debito è stato accolto. Grazie ad alcune deroghe la bozza, se approvata, lascia intendere che l’Italia potrebbe scongiurare l’obligo di pesanti manovre correttive da 30-40 miliardi di euro all’anno come la versione originale lasciava immaginare. Mentre un emendamento tedesco accolto nel testo sbarra la strada agli Eurobond. Nell’intervista si legge che Monti sente di avere il sostegno della «stragrande maggioranza degli italiani» ma che non ha la percezione, invece, che la sua politica di riforme «sia stata sufficientemente capita e apprezzata» in Europa. E cita un esempio: durante il recente incontro con il premier francese François Fillon, Monti ha dovuto spiegargli che la riforma delle pensioni non era in programma era già stata approvata.
I problemi italiani «sono risolvibili», ma dopo i «grandi sacrifici» che il governo ha chiesto e con gli sforzi che continuerà a chiedere con le liberalizzazioni e le riforme del lavoro, il presidente del Consiglio è convinto che l’Italia abbia fatto la sua parte. Adesso è arrivato il turno dell’Unione europea. «Sono convinto», ha osservato infatti con il giornalista tedesco, «che i rischi che il mio governo corre non vengano dall’Italia», ma «dall’Europa». Il problema «è che nonostante i sacrifici, la Ue non sembra venirci incontro» e «siccome chiedo agli italiani molti sforzi – posso chiederglieli soltanto se si intravedono anche dei vantaggi concreti». Quanto alla crisi, l’ex presidente della Bocconi ha ricordato che «non è una conseguenza del malfunzionamento del modello europeo, ma viene dagli Stati Uniti». Il titolo del colloquio con Die Welt è, testualmente, «sento molto come un tedesco» e Monti parla chiaramente a una Germania che fatica ancora ad avere fiducia nel nostro Paese. «Ho sempre lavorato sottolinea – perché l’Italia somigliasse il più possibile alla Germania».
D’altro canto, alla nazione attualmente più riluttante ad introdurre meccanismi di solidarietà come gli Eurobonds o una dotazione più generosa dei 500 miliardi previsti attualmente per il fondo salvaStati, il presidente del Consiglio italiano fa sapere che «la mia politica non può avere successo se non cambia la politica dell’Unione europea. E se ciò non accadrà l’Italia – che è sempre stato un Paese molto filoeuropeista – potrebbe cadere nelle mani di populisti». Infine, Monti non si tirà indietro neanche dinanzi a domande di politica interna: «di fatto in Italia c’è una grande coalizione, adesso», osserva, ma alla domanda se pensa di candidarsi nel 2013, risponde netto: «In nessun caso. Non sono un politico e non voglio diventarlo. Io porterò a termine questo compito. Poi riprenderò a fare le cose che reputo più importanti».
Oggi, nel faccia a faccia con la Merkel, lo aiuterà il fatto che il negoziato sul Patto di Bilancio stia prendendo una buona piega. Il principale emendamento proposto dagli sherpa italiani venerdì è stato accolto nella bozza del cosiddetto «Fiscal Compact» scritta dal Consiglio in vista della sessione negoziale di domani. Il riferimento per la riduzione di 0,5% l’anno del quota di debito eccedente il livello virtuoso del 60% è adesso l’intero art. 2 della direttiva che rafforza il governo economico dell’Ue, il «six pack» entrato in vigore in dicembre. Questo consente a Roma di poter far alla bisogna valere i «fattori rilevanti» per mediare gli eccessi, dunque il ciclo o il debito privato. Nella prima stesura questo non era precisato.
È un passo importante per evitare costose manovre di risanamento a passo forzato, stimate in 30-40 miliardi l’anno. Non solo. La nuova bozza circolata ieri sera introduce un nuovo punto (c) all’articolo 3 che permette alle parti di «deviare temporaneamente dagli obiettivi di medio termine in caso di eventi inusuali fuori dal loro controllo». In cambio, come auspicato dai tedeschi, è modificato l’art.6, che vede cadere la possibilità di un coordinamento europeo delle emissioni di debito sovrano, considerato da tutti il prodromo degli eurobond. Il testo sancisce l’entrata in vigore del Compact con un 12 paesi partecipanti e, in linea con i continui riferimenti ai Trattati esistenti, il canone secondo cui l’intesa intergovernativa sia assorbita dal diritto Ue entro 5 anni.

Fonte: La Stampa 11 gennaio 2012

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