• sabato , 23 Novembre 2024

Monorchio: Cosi farò funzionare Infrastrutture Spa

“E’ ovvio che tra gli obiettivi di Infrastrutture spa ci sia anche quello di disintermediare il bilancio pubblico”. Andrea Monorchio, fino a poco più di un mese fa Ragioniere generale dello Stato e oggi presidente della nuova struttura inventata dal governo per finanziare le grandi opere, conferma tranquillamente, anche se usa una definizione più tecnica, uno degli argomenti usati dall’opposizione per criticare aspramente l’iniziativa.
Ma come, presidente, ammette che è “finanza creativa”?
“No, un momento. Non c’è niente di “creativo” da quel punto di vista. Non si è fatto altro che copiare ciò che già esiste in mezza Europa: in Germania (è stato il nostro modello), Spagna, Austria. Lo scopo è una gestione più efficiente degli investimenti pubblici in infrastrutture. Se poi, dato che è una spa, i suoi debiti, che sono garantiti da un patrimonio proprio, non rientrano nelle definizioni stabilite dai parametri di Maastricht, certo non è un fatto negativo. Non si chiedeva, sia da destra che da sinistra, di escludere le spese per investimenti dal Patto di stabilità?”
Insomma, lei dice che la critica va rovesciata in positivo. Comunque non è stata l’unica. Molti (tra cui l’ex sottosegretario al Tesoro Piero Giarda, per esempio), hanno sottolineato i problemi sia di trasparenza che contabili che nasceranno con il passaggio di beni patrimoniali – come è previsto nel progetto – dall’altra società che si è deciso di creare, la Patrimonio spa, a Infrastrutture.
“Sono critiche fuori bersaglio: questo passaggio non ci sarà. Il patrimonio sarà conferito direttamente dal Tesoro a Infrastrutture (in realtà, inizialmente, alla Cassa Depositi e Prestiti, che la controllerà al 100%). E si dovrà trattare di beni immediatamente disponibili, valutabili e alienabili, non certo il Colosseo o le spiagge di cui qualcuno ha parlato. Meglio ancora se saranno partecipazioni, come una parte delle quote che il Tesoro ancora detiene, per esempio, nell’Eni, nell’Enel, eccetera. Poi, in una seconda fase, ci potranno anche essere passaggi di beni che Patrimonio spa ha preso in carico e valorizzato. Ma per ora no, soprattutto perché il patrimonio dovrà essere tale da far ottenere a Infrastrutture la tripla A dalle agenzie di rating, in modo da potersi finanziare sul mercato al minor costo possibile. Non è un obiettivo da poco, considerando che la Repubblica italiana ha come rating la doppia A”.
E di quanto dovrà essere il valore di questo patrimonio?
“Questo ce lo faremo dire dalle stesse agenzie di rating. Detto in parole povere, prenderemo l’elenco delle infrastrutture che ci proponiamo di finanziare…”
Perché, è già deciso? Quali saranno?
“Beh, deciso formalmente no, dato che da un punto di vista formale non esiste ancora nemmeno la società. Io sto dicendo queste cose perché il Consiglio dei ministri mi ha designato all’unanimità. Però, basta prendere la lista che era stata approvata dal Cipe, il Comitato per la programmazione economica, ed è stata riportata anche nel Documento di programmazione economica e finanziaria, il Dpef: le cose sono quelle”.
Quindi prenderete questo elenco, e poi?
“Lo sottoporremo alle società di rating e chiederemo: dato che vogliamo fare queste cose, che patrimonio dovremmo avere perché voi ci attribuiate la tripla A? Dopo di che porteremo la risposta al ministro dell’Economia Giulio Tremonti”.
Ma ci vorrà del tempo. Quando pensa che diventerete operativi?
“Ormai ci siamo. Lo statuto è già stato predisposto dal ministero dell’Economia ed è anche stato sottoposto al parere della Banca d’Italia, sotto la cui vigilanza Infrastrutture spa rientra, dato che è una società finanziaria. Conto che prima delle ferie non solo sia costituita la società, ma siano stati anche avviati i colloqui con le agenzie di rating. Ottenere il massimo merito di credito per noi è fondamentale, perché la legge istitutiva ha previsto che Infrastrutture operi senza avere la garanzia illimitata dello Stato sulle obbligazioni che emetterà (tranne che in alcuni casi specifici di particolare interesse pubblico)”.
Altrimenti la Ue le conteggerebbe nel debito pubblico?
“Sì. Di conseguenza, la società dovrà essere in equilibrio patrimoniale e finanziario”.
Scusi, ma, a parte l’aiuto che darà al governo per i parametri di Maastricht, non si capisce perché ci sia bisogno di una spa pubblica per finanziare le infrastrutture. Se sono opere che si ripagano le possono fare i privati anche da soli, altrimenti non è altro che spesa pubblica “vestita” in un altro modo. Non è così?
“No, non è così. Tanto per cominciare non sarà un “carrozzone”: l’organico sarà appena di 12-13 persone, quanto basta per farne un soggetto pensante. Le funzioni pratiche saranno svolte in parte dalla Cassa Depositi e in parte (per quelle più “pratiche”, come tenere la contabilità, l’amministrazione, ecc.) date in outsorcing, a società esterne. Poi, noi faremo prestiti a 20 o 30 anni, che in Italia praticamente non esistono e anche sul mercato europeo è difficile ottenere: saremo complementari alle banche. Infine, opereremo attraverso il project financing, la finanza di progetto, sistema usato da anni nel mondo anglosassone ma che in Italia non è mai decollato, anche per una serie di dubbi di natura giuridica che ora sono stati sciolti con la Legge-obiettivo approvata nel dicembre scorso. In questo modo saremo in grado di mobilitare capitali privati, che si sentiranno garantiti sia da questa procedura che dalla nostra presenza, per il finanziamento dei progetti”.
Come il famoso ponte sullo Stretto. Ma, scusi l’insistenza, le opere pubbliche sono certo necessarie, ma raramente sono un affare. Basta ricordare la catastrofe finanziaria del tunnel sotto la Manica.
“Io credo che l’importante stia nel fare bene i conti, in maniera prudente. Per esempio, per il ponte fra la Danimarca e la Svezia è stato appena deciso di ridurre il periodo di ammortamento, perché gli affari vanno meglio del previsto. Aggiungo ancora una cosa. Dopo il recente grave incidente ferroviario c’è chi ha detto: prima di pensare a opere come il ponte bisogna fare il raddoppio di quella linea. Anche questa è un’osservazione fuori luogo: noi non useremo soldi pubblici, quindi non sottraiamo risorse a niente”
Carlo Clericetti

Fonte: L'Espresso dell' 1 agosto 2002

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