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“Meno tasse su lavoro e imprese”

«Abbiamo detto tante volte che la pressione fiscale è eccessiva, soprattutto su chi paga regolarmente le imposte. Certamente, bisogna stare nelle linee di rigore fiscale che il buon senso, prima ancora dell’Europa, ci impone». Il direttore generale della Banca d’Italia, Fabrizio Saccomanni, non si sottrae a un commento su quel grido di dolore (le tasse come “confisca”) lanciato dai Giovani imprenditori di Confindustria e riproposto dai twitter che chiedono la sua opinione, in una sorta di intervista collettiva, al convegno di Capri.
E spiega: «Bisogna riallocare il carico fiscale, ridurre le imposte su lavoro e impresa e trovare i fondi altrove, attraverso la riduzione delle spese improduttive e dell’evasione e, nei limiti del possibile, caricando le quote più alte di reddito e ricchezza del Paese. È uno sforzo – aggiunge – che richiede l’impegno di tutto il Parlamento e che non potrà che realizzarsi nel tempo».
Secondo Saccomanni, d’altra parte, non c’era alternativa a una strategia di austerity. Inoltre, «un’antinomia tra rigore e crescita è mal posta». Infatti, gli effetti positivi ottenuti sullo spread Btp-Bund rappresentano, per l’impatto sui costi del finanziamento per Stato e banche, «potenzialmente un canale per far riaffluire il risparmio all’economia reale».
Il cessato allarme sul rischio di una rottura dell’euro si desume anche dal contesto internazionale: «Sono stato da poco a Tokio per gli incontri del Fondo monetario e devo dire che il tema dell’esplosione dell’euro, della fuoriuscita dei Paesi membri sembra ormai accantonato. Questo – ha sottolineato – è il frutto della costituzione di istituzioni e procedure. I mercati oggi hanno ripreso ad essere a “due vie”: c’è chi è più scettico e chi è più ottimista. Nel breve, può esserci ancora volatilità: ma nel periodo più lungo, ci sono buone speranze».
C’è poi un altro aspetto che autorizza un maggiore ottimismo: «In Banca d’Italia abbiamo calcolato che è sufficiente che lo spread si stabilizzi a 300 punti base perché questo influenzi anche le prospettive di crescita dell’economia. È uno scenario che può agevolare la ripresa». Secondo i calcoli di via Nazionale, inoltre, 200 punti base sono più che sufficienti a coprire il rischio di credito dell’Italia. Del resto, ha spiegato ancora, nei mesi scorsi l’azione del presidente Monti, del Tesoro e della Banca d’Italia è stata intensa, allo scopo di far capire nei contesti internazionali che dietro allo spread italiano c’era una parte strutturale, che ci compete, e una parte legata alla crisi dell’Europa.
Quanto alle giovani generazioni, Saccomanni ha ricordato che «abbiamo attraversato una crisi senza precedenti che ha evidenziato le nostre debolezze strutturali. I giovani devono avere fiducia nel fatto che la crisi verrà superata». Ma, ha avvertito, «serve correttezza delle informazioni. Chiarezza sul fatto che viviamo in una globalizzazione dalla quale non si torna indietro e che l’idea che ci possano essere ritorni al passato è sbagliata». Poi «bisogna riconoscere che dobbiamo investire di più sul capitale umano».
Cosa pensa Banca d’Italia della Tobin tax? Per Saccomanni, «in un sistema di finanza globalizzata, è facile eludere una tassa sulle transazioni. Tuttavia – aggiunge – a livello europeo, ossia di un giocatore importante nello scenario internazionale, la tassa può avere un certo riflesso. L’importante è trovare formule applicative non distorsive per l’attività dei sistemi bancari e nazionali». In questo senso, ha sottolineato, «il testo della legge qualche difetto ce l’ha; ci sono modelli, come quello francese,più efficienti».
Quanto all’Unione bancaria, Saccomanni ha sottolineato che «a parte qualche tatticismo c’è un consenso di fondo sul fatto che questa vigilanza centralizzata venga fatta e debba iniziare alla data prevista di gennaio 2013». Naturalmente, ha aggiunto «serve un certo gradualismo. Ma serve anche un punto di partenza fermo, altrimenti questo processo non inizierà mai». In tema di banche, ha infine ricordato che Bankitalia vigila con grande attenzione e che di qui a breve l’Italia riceverà la missione del Fondo monetario incaricata di fare il periodico check up sulla stabilità del sistema finanziario: «Il livello delle sofferenze bancarie sta crescendo, è innegabile, ma resta più basso che in altri Paesi».

Fonte: Sole 24 Ore del 28 ottobre 2012

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