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Meno Bot, il risparmio va sulle polizze

Più banca locale In base all’ analisi, cresce il ruolo della banca locale rispetto alle strutture di credito più articolate.
Il Censis li chiama investimenti ego-responsabili. Ed è, in grande sostanza, la finanza in tempi di crisi. Che si vive quando, se si guarda agli investimenti delle famiglie, alla ricerca del rendimento più alto si sostituisce il desiderio di sicurezza per contrastare l’ incertezza del futuro. In quest’ ottica il Censis – nel suo monitoraggio bimestrale del terziario in collaborazione con le banche di credito cooperativo – rilegge i dati del mercato assicurativo, che hanno segnalato nel 2009 la forte crescita della domanda di polizze vita dopo tre anni di diminuzione. Negli ultimi dodici mesi, ricorda lo studio, il flusso verso le assicurazioni del ramo vita si è attestato su oltre 24 miliardi, il 35% del totale delle attività finanziarie delle famiglie che quindi hanno investito un terzo del loro risparmi in polizze. Di contro, rileva sempre il Censis, è fortemente diminuito, di circa 60 miliardi, il flusso verso i titoli di Stato. Dato che conferma del resto una disaffezione iniziata col calo dei tassi di interesse, tanto che ormai le richieste di titoli alle aste del tesoro provengono quasi esclusivamente dalle tesorerie delle banche e dagli investitori istituzionali. Sembra insomma che ci sia stato un passaggio di preferenze dai Bot alle polizze vita che comunque, come ha notato nella sua relazione annuale il presidente dell’ Isvap Giancarlo Giannini, sono state rinnovate come prodotto e rese più convenienti come rendimento e fiscalmente. Il significato di tutto ciò, secondo il Censis sta nel fatto che il «terziario finanziario sta intercettando la voglia degli italiani di pensare al loro futuro non solo in termini di rendita finanziaria, ma anche di maggiore responsabilità verso se stessi e la propria famiglia». Cresce cioè la domanda di servizi «che garantiscano nel tempo una migliore qualità della vita» per ciò che riguarda la salute e l’ invecchiamento. Secondo il Censis, crescerà pure la domanda assicurativa «per la messa in sicurezza degli immobili o per tutelarsi dai rischi ambientali». E sicuramente «giocherà un ruolo di primo piano» intrecciandosi con la finanza ego-responsabile la sanità le cui aziende rappresentano nel 56% dei casi il fatturato più alto. La ricchezza finanziaria delle famiglie italiane, compresa la parte più consistente immobiliare, ammonta ricorda lo studio, a più di 3.500 miliardi di euro, cioè il doppio del debito pubblico. Il rapporto torna poi a mettere in rilevo il ruolo centrale giocato nel periodo più acuto della crisi della banca radicata nel territorio per il finanziamento alle imprese soprattutto medie e piccole, ricordando come a fronte di una diminuzione del 2,9% dei crediti delle banche tradizionali i prestiti delle Bcc sono aumentati del 6%. Cosa che il governatore leghista del veneto Luca Zaia si è subito affrettato a rimarcare: «Più le banche sono vicine al territorio dove le imprese operano e producono, più sono efficaci».

Fonte: Corriere della Sera del 18 luglio 2010

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