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Medici e case farmaceutiche in Usa.Rapporto con obbligo della trasparenza

I medici americani che, come avviene in Italia, sono in contatto con le Case farmaceutiche e le industrie del settore biomedicale, d’ora in poi dovranno rendere questi rapporti totalmente trasparenti ai loro pazienti. Anzi, saranno le industrie a dover pubblicare una lista dettagliatissima delle spese per consulenze tecniche e professionali, degli investimenti promozionali, dell’organizzazione di congressi medici, fino ad arrivare alla contabilità del cibo offerto ai dipendenti di un ambulatorio dal rappresentante di commercio che va a incontrare un medico.
Sono norme già previste dalla (contestata) riforma sanitaria di Barack Obama, ma solo ora l’Amministrazione Usa sta cominciando a definirle in concreto perché la legge ne aveva previsto un’applicazione differita nel tempo. In base ai nuovi standard, ad esempio, le società che realizzano prodotti per le cure mediche pagati dai sistemi Medicare e Medicaid (i fondi sanitari pubblici per gli anziani e i poveri) dovranno comunicare ogni versamento a medici o loro dipendenti. Poi il governo metterà queste informazioni su un sito web consultabile dal pubblico.
Per molti conservatori Usa un altro intervento «poliziesco» di un governo illiberale che vuole ingessare la società, anche se una norma simile venne proposta per primo da un repubblicano: il senatore Grassley. E anche le associazioni del settore — medici e industrie — sono sul piede di guerra: accusano Obama di voler strangolare un rapporto tra medici e industria che fa avanzare l’innovazione tecnologica nella sanità. Ma un’inchiesta del New York Times mette in luce che questo rapporto — in qualche caso certamente proficuo — è troppo diffuso e probabilmente alimenta consumi sanitari eccessivi: magari non si arriverà alle patologie nostrane, come qualche caso di auto regalata «sottobanco» al medico compiacente che ordina con disinvoltura medicinali costosissimi, ma rimane un fatto che negli Stati Uniti un medico su quattro riceve pagamenti in denaro dall’industria della salute mentre due terzi del personale sanitario riceve di routine doni di piccolo valore, soprattutto cibo.
Nulla di tutto questo verrà vietato, dice ora la Casa Bianca, ma tutto dovrà diventare trasparente. Saranno poi i pazienti a farsi un’idea.

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Fonte: Corriere della Sera del 18 gennaio 2012

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