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Marchionne: produrre in Italia per Fiat è importante

L’Ad: sostegno assoluto al governo di Mario Monti.
Il 2012 dell’auto? Per Sergio Marchionne non sarà «glorioso, ma neanche disastroso», dodici mesi di stagnazione in un contesto insidioso. Pesano l’incertezza dei mercati e la minaccia d’un cataclisma provocato dalla crisi dei debiti sovrani. «La sopravvivenza finanziaria della Fiat non è comunque in dubbio», assicura l’amministratore delegato di Fiat e Chrysler. Anche in caso di «calamità assoluta in Italia», un default ritenuto «straordinariamente improbabile», il colosso del Lingotto potrebbe contare «sulla realtà costruita fuori dal paese che riuscirebbe a sostenere l’azienda».
Arrivato alla sede bruxellese dell’Acea (l’associazione europea dei costruttori) da Detroit, Marchionne riafferma che la Fiat cammina sulla strada giusta, e non ha intenzione di recidere il legame con l’Italia. C’è anche modo per ribadire il «sostegno assoluto» al governo Monti e la fiducia nell’impossibilità di tornare indietro rispetto alla moneta unica. «Impossibile pensare tutte le conseguenze di un fallimento dell’euro, pertanto occorre evitarlo». Anche lui ammette che i prossimi giorni saranno decisivi e ribadisce di credere nel processo di integrazione comunitaria.Sebbene Bruxelles gli dia parecchio da pensare. La crisi continentale, prima di tutto. Marchionne auspica che i Ventisette «riescano a trovare una soluzione strutturale al problema-euro, perché il tempo sta finendo e non abbiamo scelta: i mercati non ci lasceranno fare Natale in pace; ce lo guasteranno a meno che non lo aggiustiamo noi prima». Il futuro dell’auto è legato dalla tenuta dell’euro: se dovesse sparire, «andrebbe completamente fuori binario».
Questo porta all’Italia e alle prospettive del gruppo. «Siamo toccati (dalla crisi), ma la nostra esistenza non è minacciata. E’ una differenza importante rispetto a qualche tempo fa». Il gruppo ha cambiato pelle, la Chrysler «è cresciuta più di tutti i concorrenti americani, eppure non significa che noi stiamo allentando su un impegno che abbiamo verso il paese e lo sviluppo della nostra attività». C’è stata polemica, a proposito. «E’ completamente impensabile concludere che la Fiat non sia interessata agli 80mila dipendenti che ha in Italia, dove è stata fondata 112 anni fa. È importante continuare a produrre auto in Italia».
Si richiedono negoziati. «Cerchiamo di chiudere il cerchio, ci è rimasto poco, abbiamo trattative con i sindacati per stabilire una base su cui ricreare la rete industriale italiana». Sottolinea di puntare «a ottenere il consenso della maggior parte dei lavoratori. I piani non sono cambiati: dopo il lancio della Panda in dicembre, c’è lo sviluppo di Grugliasco, e quello di Mirafiori che è già partito». Il manager li ritiene «tappe importanti di un processo lungo di risanamento e di impegno per quanto riguarda la rete industriale italiana».
Bisognerà che l’Europa non sia sorda. L’Acea, di cui Marchionne avrà la presidenza nel 2012, sta discutendo con la Commissioneuna strategia per uno sviluppo sostenibile. L’Ue chiede innovazione pulita. I costruttori si dicono disponibili, però avvertono che il peso non può essere caricato solo sull’auto. Il tema è stato al centro dell’incontro «Cars 21» ospitato dal commissario all’Industria, Antonio Tajani. Costretto, malgrado sia stato l’unico del collegio a esprimersi contro l’intesa, a incassare il rimbrotto di Marchionne sull’accordo di libero scambio con la Corea, « di cui solo ora cominciamo a capire la portata». I patti, ha aggiunto, non possono essere a senso unico. Bruxelles ha deciso che ogni futura intesa verrà anticipata da una valutazione di impatto per evitare il caso coreano. Meglio tardi che mai?

Fonte: La Stampa del 3 dicembre 2011

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