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Marchionne chiama l’Europa

L’ad Fiat a Bruxelles: “Una politica industriale comune per essere competitivi. Cambiare i Welfare, ma con cautela. Confermiamo impegni italiani.Suzuki e Mazda opportunità da esaminare “.Sale il titolo
Comincia dall’Europa, come è logico che sia, visto che è venuto a Bruxelles coi galloni di presidente dell’Acea, l’associazione dei costruttori continentali di auto. “Serve una politica industriale comune che permetta di realizzare i piani ed essere competitivi”, spiega Sergio Marchionne, nel corso di una conferenza stampa che si svolge all’inizio di una fitta giornata di incontri europei. L’amministratore delegato della Fiat assicura che le case del “vecchio mondo” hanno le tecnologie e la capacità per competere con i rivali più temibili, a partire da quelli asiatici. “L’Europa attraversa una fase congiunturale critica e deve concentrarsi sul suo futuro industriale – puntualizza – affrontando le questioni di competitività in una prospettiva globale”. Quello che manca è un ambiente che permetta di riorganizzarsi. Che offra la flessibilità di cui c’è bisogno. E che non sviluppi da una parte una strategia di apertura dei mercati (coi grandi accordi internazionali) e dall’altra imponga solo nuovi paletti alle imprese.
Il 2012 sarà un anno “piuttosto difficile” per l’auto a dodici stelle, prevede Marchionne. Ci sarà una diminuzione dei volumi, una situazione di tensioni dopo un 2011 già insidiosio La presenza di costruttori europei sui mercati terzi, in Asia e oltre Atlantico, “farà da scudo alla cronica prestazione sotto le potenzialità” esibita del settore. Il problema, aggiunge, è che circa il 20% della capacità operativa totale installata nel settore automobilistico europeo “può essere vista come strutturalmente ridondante”.
Come se ne esce? “Se io potessi fare solo una cosa, probabilmente creerei un ambiente del lavoro flessibile per gestire la domanda e l’offerta”, risponde il top manager del Lingotto. Serve per adeguarsi al cambiamento, argomenta, visto che “il mondo è diventato un luogo molto piatto dal punto di vista commerciale”. Vuol dire che tutti i protagonisti del mercato sono sullo stesso livello e per vincere non ci possono essere regole del gioco differenti.
Si arriva al lavoro, dove “il nodo non è il suo costo, quanto la possibilità di utilizzarlo secondo le esigenze”. Per questo Marchionne si dice convinto che “esistono le condizioni per creare la flessibilità buona” e che “quello che dobbiamo fare è abbandonare gli schemi del passato”. Dice pertanto di condividere il principio che ha spinto il presidente della Bce, Mario Draghi, ad affermare che il modello sociale europeo va cambiato perché obsoleto. “Con cautela e in modo umano”, precisa. E “ d’ intesa con le parti sociali”.
Vale per l’Europa, dove “si ritrovano sempre sul tavolo questioni che in America sono date per assodate, come il problema dei tempi di lavoro e i turni”.
E vale per l’Italia. Qui si deve “mantenere una possibilità agli stabilimenti di raggiungere un livello di produttività adeguato per competere”. Pertanto è naturale che la Fiat sia “ disposta a mantenere gli impegni di produzione in Italia”, ma a condizioni “estremamente chiare”:. “Ho detto che noi avevamo intenzione di stabilire una politica industriale che dava l’opportunità agli stabilimenti italiani, se fossimo stati capaci di raggiungere un livello di produttività adeguata per competere a livello internazionale, di utilizzare quell’infrastruttura per esportare in altri paesi”. Essere più forti in casa per imporsi fuori, è lo spunto. Il cambiamento si richiede. “Non si può continuare a perdere soldi in Europa semplicemente per mantenere un sistema industriale in piedi che economicamente non ha base”.
Il legame italiano, comunque resta. Marchionne ribadisce l’impegno per Mirafiori e “con il modello Jeep che partirà l’anno prossimo”. La Jeep, ha annunciato, sarà anche al centro del rilancio dei due impianti russi, Moscao San Pietroburgo), “entro il 2013″. Possibili, infine, nuove alleanze. “parliamo con tutti – dice il ceo del Lingotto – “eventuali alleanze in Asia con Suzuki e Mazda sono “opportunità da esaminare”. Più difficile un’intesa con un partner europeo. “In questo momento non sono rimasti molti partner possibili”, ha commentato. L’ipotesi di un possibile intesa ha fatto salire il titolo Fiat in Borsa dopo una mattinata sonnolenta: + dell’1,43% a 4,53 euro.

Fonte: La Stampa del 28 febbraio 2012

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