• mercoledì , 27 Novembre 2024

Ma Osama non ha fatto la fine di Mussolini?

Personalità di mezzomondo, dall’ ex cancelliere Schimdt al Dalai Lama, si dividono di fronte all’ uccisione di Osama Bin Laden. Chi festeggia senza mezzi termini la fine del capo del terrorismo islamico, e chi vi affianca la deplorazione per una esecuzione senza processo che violerebbe alcuni principi etico giuridici basilari delle civiltà democratiche. Anche se il mio Dna politico si ritrova istintivamente in quest’ ultima riflessione, debbo anche confessare qualche dubbio che forse nonè solo mio. È probabile questo avvenga per il sovrapporsi di motivazioni, di per sé convincenti e plausibili, ancorché contraddittorie. Per questo mi ritrovo nella claudicante affermazione dello scrittore americano, Jonathan Safran Foer: «Si può fare giustizia in molti modi diversi. E non tutti sono egualmente buoni. In questo caso forse si poteva fare meglio. Ma non vuol dire che giustizia non sia stata fatta». Solo chi, come Antonio Cassese (“Repubblica” 6 maggio), è convinto che «tra gli Usae Al Qaeda non c’ è guerra, né internazionale né civile, e che l’ azione statunitense contro le reti terroristiche è solo azione di polizia» può avvalorare con assoluta fermezza la tesi dell’ «assassinio». Non così per chi, dal “bombardamento” di New York in poi, ha pensato che l’ Islam moderato e le democrazie occidentali si trovavano coinvolte in una guerra scatenata dal fondamentalismo islamico secondo parametri del tutto diversi da quelli dei passati conflitti, sotto l’ incubo di una minaccia permanente, diffusa ovunque, priva di potenziali vie diplomatiche in cui incanalarsi per tregue, trattative, modalità di pace. Si può combatterla, come vorrebbe Antonio Cassese, proclamando, prima di ogni altolà, il cavalleresco motto: ” Messieurs les anglais, tirez les premiers” ? Forse la risposta della mia generazione è dettata dall’ esperienza vissuta, quando ci trovammo di frontea quesiti non del tutto dissimili e il peso della Storia, drammatica, sanguinosa e coinvolgente che attraversavamo, ci aiutò in quel momentoa risolverli meglio del richiamo all’ etica del diritto che Auschwitz aveva svuotato di contenuto cogente. Così quando Mussolini, la sua compagna e i suoi sodali furono giustiziati per rapida decisione del Cln e i loro corpi finirono impiccati a piazzale Loreto – laddove un gruppo di giovani partigiani aveva fatto la stessa fine – l’ evento, malgrado la sua brutalità, venne salutato da milioni di italiani come un atto di giustizia indispensabile e tempestivo. Le rare voci che lamentarono il mancato arresto e conseguente processo vennero giudicate con diffidenza. E, del resto, se il dittatore fosse stato sottoposto a giudizio, non è improbabile che alla fine avrebbe fruito della amnistia come molti fra i più efferati carnefici delle brigate nere. Certamente il paragone non è applicabile ad Osama, ma vogliamo per un attimo immaginare cosa avrebbe significato trascinare quell’ icona idolatrata da folle fanatizzanti davanti a un tribunale statunitense con l’ inevitabile conclusione della sedia elettrica? A quale scia di sangue, di attentati, di ritorsioni terroristiche, di rapimenti ricattatori avrebbe dato il via? Davvero ne avrebbe guadagnato la democrazia? O piuttosto il disagio etico giuridico per la morte “scorretta” del maxi assassino delle Due Torri scaturisce oggi, quasi inconsciamente, anche dai dieci anni ormai trascorsi e dagli errori accumulati nel frattempo dall’ America di Bush, a cominciare dal più grave e gravido di conseguenze negative, la guerra dell’ Iraq ? Ragion per cui un atto che se avvenuto subito, sulla scia dell’ intervento in Afghanistan, avrebbe fatto esclamare con sollievo a tutto l’ Occidentee all’ Islam moderato: “Giustizia è fatta!”, secerne invece dubbi e riflessioni critiche. Deve essere stata difficilissima la decisione per un uomo come Obama. Deve averlo sorretto in un frangente tanto impervio non solo la ragion di Stato ma un principio giuridico arduo da attuare ma decisivo:” Summa jus, summa iniuria “.

Fonte: Repubblica del 9 maggo 2011

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