Iniziativa Onu da 40 miliardi per le donne e l’ infanzia.
La conferenza convocata dall’ Onu alla vigilia della sua assemblea annuale per fare il punto, a due terzi del suo percorso, sugli Obiettivi del Millennio (il piano antipovertà varato nel 2000 che dovrebbe portare entro il 2015 al dimezzamento della fame nel mondo e di altri flagelli) si è conclusa ieri con i discorsi rassicuranti di Barack Obama e del premier cinese Wen Jiabao e con l’ intervento del segretario generale dell’ Onu, Ban Ki-moon. Quest’ ultimo ha annunciato una nuova iniziativa da 40 miliardi di dollari per migliorare le condizioni di salute delle donne e dei bambini che vivono nei Paesi più «critici» del mondo. Parole che suscitano nuove speranze ma anche qualche scetticismo: i funzionari dell’ Onu interpellati dopo il discorso del segretario generale hanno detto genericamente che questi 40 miliardi verranno sia dai governi che da organizzazioni private. La provenienza non è chiara, visto che i Paesi industrializzati, piegati dal peso della lunga recessione, non hanno assunto impegni aggiuntivi. Non impegni vincolanti, almeno: vari governi, spesso inadempienti rispetto agli impegni presi negli anni scorsi, hanno provato a gettare il cuore oltre l’ ostacolo, promettendo di fare molto di più in futuro. Tra questi, anche quello italiano, col ministro degli Esteri, Franco Frattini, che ha promesso «un aumento, da quest’ anno, degli aiuti allo sviluppo». C’ è, però, un certo scetticismo, condiviso anche da organizzazioni assistenziali non governative come Oxfam. Lo svolgimento contemporaneo, a pochi isolati di distanza, della Conferenza dell’ Onu al Palazzo di Vetro e della sesta edizione della Clinton Initiative – l’ impresa filantropica globale lanciata dall’ ex presidente americano – ha, infatti, messo in luce la differenza di approccio, di trasparenza e di affidabilità. Nella «ballroom» dello Sheraton si è parlato di progetti specifici, si è fatto il bilancio di tutto ciò che è stato realizzato negli anni scorsi, degli obiettivi centrati e di quelli mancati: programmi di lotta alle malattie sostenuti da filantropi e multinazionali, iniziative per la depurazione delle acque o la costruzione di nuove scuole, per la tutela della maternità e contro la violenza familiare nei Paesi più arretrati. Obiettivi più limitati di quelli che si sono dati i 190 Paesi della conferenza Onu, ma anche risultati certi, documentati. E comunque, a partire dal 2004, l’ iniziativa Clinton è riuscita a mobilitare interventi assistenziali per qualche decina di miliardi di dollari e già nella giornata inaugurale di questa sesta conferenza erano stati annunciati altri 170 progetti per un investimento complessivo di 2,5 miliardi di dollari. Cifre destinate a lievitare prima della chiusura dei lavori. Come detto, il sigillo della conferenza l’ ha posto Obama. Dopo gli interventi degli europei che hanno proposto di evitare le inadempienze dei governo con una misura coercitiva, un prelievo fiscale sugli scambi finanziari (il francese Sarkozy) e hanno chiesto ai Paesi del Terzo mondo di diventare maggiormente responsabili del proprio destino senza appoggiarsi solo sugli aiuti esterni (il cancelliere tedesco Merkel), il presidente americano si è concentrato soprattutto sul messaggio umanitario, sull’ ineludibilità del tema dell’ aiuto agli ultimi della Terra: un aiuto che non è solo manifestazione di generosità dei Paesi ricchi – ha sottolineato il presidente Usa – ma anche un loro specifico interesse, visto che eliminare la povertà e migliorare istruzione e sanità è il modo migliore per promuovere lo sviluppo ed evitare che il terrorismo metta radici. «Invece di gestire la povertà dobbiamo offrire alle nazioni e ai popoli una strada per uscire dalla povertà», ha detto. Barack Obama – che oggi tornerà al Palazzo di Vetro per parlare di relazioni internazionali, Medio Oriente, conseguenze della crisi economica mondiale e rischi di proliferazione nucleare all’ assemblea dell’ Onu – ieri si è presentato ai delegati del Millennio come un oratore particolarmente credibile per due motivi: intanto perché, a differenza del’ Europa (e nonostante il forte deficit dei loro conti pubblici) gli Stati Uniti hanno sostanzialmente rispettato i loro impegni internazionali. E poi perché, molto più del Vecchio Continente, gli Usa promuovono un approccio ai problemi della povertà soprattutto dell’ Africa che affida un ruolo di primo piano ai privati, a fianco a quello dei governi.
Ma l’Onu è sempre più irrilevante
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