• martedì , 26 Novembre 2024

L’unica cosa del Pdl deve fare e’ aiutare Monti a tenere i conti in ordine

Nella conferenza stampa di Silvio Berlusconi ed Angelino Alfano tirava un’aria strana. Come se i due leader del Pdl – quello di ieri e quello di oggi – annunciassero urbi et orbi di avere a disposizione un’arma segreta destinata a cambiare le sorti del conflitto. Il paragone non sarà particolarmente felice, ma a noi sembra calzante. Perché la proposta di riformare radicalmente la governance del Paese – essendo giunti ormai ad un tiro di schioppo dalla fine della legislatura, avendo alle spalle un partito che , mentre in giro per l’Italia spuntano qua e là autoproclamati rottamatori al solo scopo di salvare se stessi – ha un connotato proprio della disperazione, prima ancora che della propaganda. E soprattutto con quell’iniziativa, i vertici del Pdl dimostrano di non aver capito che aria tira. Non sono uno Stato maggiore che sta organizzando il D Day dello sbarco in Normandia, ma che deve cercare di portare al di qua della Manica quanto più possibile dell’Armata intrappolata a Dunkerque.
Il fatto è che a parlare d’altro non c’è solo il Pdl, di cui è visibile la crisi, ma anche le altre più importanti forze politiche. Se così non fosse non vi sarebbe stata la deludente performance di una Camera dei deputati che, in prima lettura, approva – un po’ per celia un po’ per non morir – la legge sui rimborsi elettorali. Si tratta di un provvedimento complesso, improvvisato, che anticipa alla rinfusa regole e norme che poi dovrebbero trovare posto in un testo contenente la disciplina dei partiti politici. Si dice, infatti, che il prossimo atto riguarderà l’attuazione dell’articolo 49 Cost. Solo che tale articolo non richiede alcuna attuazione. Leggiamolo insieme: .
E’ sufficiente confrontare tale norma con quella riguardante le organizzazioni sindacali (art. 39) per rendersi conto del fatto che, nel caso dei partiti, il legislatore costituzionale volle avere la mano leggera, anche se nel 1948 non si parlava ancora di soft law. Nel caso dei sindacati è previsto un percorso autorizzativo ed operativo al fine di permettere loro di stipulare, insieme alle associazioni datoriali, contratti validi erga omnes. Nulla è richiesto ai partiti politici la cui disciplina resta confinata dell’ambito degli articoli 36 e seguenti del codice civile in tema di associazioni di fatto.
Ha un senso allontanarsi tanto vistosamente da un assetto giuridico che ha sempre voluto essere rispettoso dell’autonomia dei partiti, chiedendo loro soltanto di agire con metodo democratico nella determinazione della politica nazionale? Tornando alla nuova disciplina dei rimborsi, si ha l’impressione di trovarsi al cospetto di un maldestro tentativo, che introduce nel sistema regole proprie della pubblica amministrazione (come il controllo della Corte dei Conti), finalizzato a neutralizzare l’antipolitica. Senza rendersi conto che ormai non vi è più alcuna possibilità di confronto e di dialogo; tanto meno di apprezzare e condividere soluzioni di mediazione, ancorchè ragionevoli.
Non servirà a nulla aver dimezzato il rimborso elettorale perché l’antipolitica non vuole il dimagrimento dei partiti, ma la loro estinzione. Così, quando quella legge, studiata dagli Azzeccagarbugli dei partiti della maggioranza, sarà approvata in via definitiva, diventerà un’occasione per la promozione di un referendum abrogativo destinato a sanzionare i partiti con una cocente sconfitta della politica e a dare nuova forza ai mestatori di turno. Diceva Winston Churchill che quanti nutrono un coccodrillo lo fanno nella speranza di essere divorati per ultimi. Che fare, allora?
Esiste un solo modo per assistere e partecipare alla caduta della II Repubblica, con un minimo di onore. Ce lo hanno insegnato, con le azioni di risanamento e di riforma intraprese, il governo Amato e il all’inizio degli anni ’90. La via da seguire è quella di operare per consegnare i conti in ordine a coloro che verranno dopo. Per questi motivi, non vi è alternativa al governo Monti. Non è detto che sia in grado di affrontare, con una capacità di intervento rivelatasi al di sotto delle aspettative, le crescenti difficoltà dello scenario europeo ed internazionale. Ma fino all’ultimo dobbiamo provarci. Chi pensa di staccare la spina vuole solo accelerare una fine già scritta, rendendola non solo irresponsabile, ma vile e ingloriosa.

Fonte: Occidentale del 28 maggio 2012

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