La Germania diventa prudente:si deciderà tutto nel vertice
tra leader.
Magari si sblocca la difficile campagna di SuperMario per il debito flessibile. Se nè parlato a lungo, lunedì sera allEurogruppo allargato, cerano i ministri della zona euro e quelli no, più Bce, Commissione e Parlamento. Monti è intervenuto dove ce lo si aspettava, allart.7 del Patto di Bilancio, dicendo «che cè già un accordo» e a quello è giusto attenersi. LItalia vuole evitare unulteriore stretta, teme che allargare le sanzioni semiautomatiche oltre il deficit apra la porta per altro rigore, pericoloso per un Paese con 120 euro di rosso ogni 100 Pil. E qualcosa fa pensare che adesso ce la possa fare.
Questo qualcosa è latteggiamento di Wolfgang Schäuble, ministro delle Finanze tedesco, per definizione custode del dogma dei conti in equilibrio. Si racconta che abbia parlato per ultimo, dopo che Commissione, Olanda, Estonia e «altri piccoli Stati» si erano espressi in favore della modifica in chiave restrittiva del Fiscal Compact, laccordo intergovernativo che scolpisce in un trattato le regole del rigore per i governo dellEurozona. La versione attuale afferma che le sanzioni per chi sfora i parametri virtuosi del deficit si applicano a meno di una maggioranza contraria. I duri e puri vogliono anche la parola «debito». Ma luomo della Merkel, ascoltato Monti, non sè schierato. «Lasciamo la questione al vertice dei leader», ha sentenziato.
Partita aperta, a sei giorni dal traguardo. Si deciderà lunedì 30. Più fonti concordano nel dire che Monti è apparso «molto presente» nella trattativa dellaltra sera. Convincente. Ha parlato in inglese, racconta un altro, «senza rinunciare a tratti di sottile ironia» e senza mai esagerare.
Quattro interventi, o cinque. LItalia è soddisfatta perché dellart.4 del Compact non si parla più. Vuol dire che le regole del gioco già vigenti sulla finanza pubblica non saranno cambiate. Quando si tireranno le somme del risanamento, si baderà dunque ai «fattori rilevanti», al debito privato come al ciclo, col risultato di poter far valere dopo il 2014 lavanzo primario e scongiurare un ritmo di rientro celere e costosissimo da 30-40 miliardi lanno.
Se Roma terrà diritta la barra, la minaccia potrebbe svanire.
Questo ha dato a Monti la possibilità di giocare allattacco oltre che in difesa. «Ha detto di avere qualche perplessità sul nome – rivela un diplomatico – non vede bene lidea di chiamarlo Trattato». Il premier considera il Compact una tappa parziale, non una condizione definitiva. E un punto che trova consensi e che finirà al vertice, insieme con la partecipazione del presidente dellEuroparlamento ai summit dellEurogruppo.
Monti lha difesa con forza. Il presidente dellEurozona, Jean-Claude Juncker ha finito per ammettere che «nessuno è contrario», dunque il concetto dovrebbe essere inserito nella bozza finale. Il che vale per il numero degli stati utile per dare il via al Compact. LItalia ha indicato il numero dodici (su 17). La Germania lha appoggiata. Discussione chiusa.
Non è lo stesso per il ruolo della Corte di Giustizia. Il testo le attribuisce possibilità di sanzione sino all0,1% del Pil per chi perde il pareggio di bilancio, cosi la magistratura si trova ad essere servitore di due trattati (Ue e Compact). «E illegale», hanno tuonato gli eurodeputati. LItalia è daccordo, come Polonia e Portogallo. E un caso giuridico che potrebbe portare alla riscrittura della regola. E battezzare un nuovo asse, fra parlamento, Italia e gli «altri» grandi come Varsavia. Strano. Ma capace di fare da contrappeso a quello francotedesco.
L’Ue alla prova del debito. Battaglia sulle sanzioni
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