• lunedì , 23 Dicembre 2024

L’Ocse:”Classifiche poco attendibili, possono produrre danni”

L’organizzazione lancia l’allarme sul rapporto di Transparency International: “Metodologia poco chiara e viziata da pregiudizi, ma i risultati vengono usati da chi decide gli aiuti internazionali”Era stato lanciato addirittura un allarme preventivo: con una mail inviata ieri un dipartimento dell’Ocse ha diffuso uno studio, “Measuring governance”, in cui avvertiva di prendere con le molle la classifica del rapporto di Transparency International che sarebbe stato pubblicato oggi.
“Senza entrare nel merito della discussione sull’importanza di questo o altri indicatori internazionali sulla governance – si dice nella mail – gli autori dello studio Ocse mettono in guardia i potenziali utenti del rapporto, invitandoli caldamente ad essere più attenti nell’esame dei reali contenuti e alla precisione di tutti i sistemi di classifiche della governance e di usare più cautela su come utilizzarli”.
I punteggi forniti da questi sistemi, continuano i ricercatori, sono spesso meno accurati di quanto molti utenti sembrino pensare, e per di più la loro costruzione risente di pregiudizi dei quali gli utilizzatori sono spesso ignari. Il risultato può essere una discriminazione sbagliata nei confronti, in particolare, dei paesi in via di sviluppo o emergenti, con effetti negativi sugli aiuti non solo da parte dei molti donatori internazionali privati che li utilizzano, ma anche sugli aiuti ufficiali.
“I sistemi per costruire classifiche internazionali della governance – dichiara Charles Oman, responsabile delle strategie del Centro Sviluppo dell’Ocse – implicano dei giudizi che spesso non derivano da teorie oggettive su cosa sia una buona governance, o su come distinguerla da una cattiva. E’ necessario che questi indicatori siano trasparenti dato che le agenzie ufficiali di aiuti li usano come base per decidere come distribuire i loro fondi”
Lo studio Ocse 1 analizza puntigliosamente le metodologie usate e l’attendibilità di questi studi ne esce a pezzi. Uno degli esempi che vengono richiamati di “pregiudizi” di chi prepara i test (e quindi inevitabilmente inquina i risultati) è che le norme sui diritti dei lavoratori o sulla protezione dell’ambiente tendono ad essere interpretate come “market-unfriendly”, cioè dannose per l’economia. E in effetti questa sembra essere una costante di queste indagini 2: è puntualmente applicata, ad esempio, nelle classifiche annuali sulla competitività internazionale elaborate tanto dal World Economic Forum che dalla Heritage Foundation, in cui infatti l’Italia risulta molto in basso nella graduatoria, dietro paesi come Repubblica Ceca, Lettonia e Tunisia: risultato davvero paradossale per un’economia tuttora fra le più grandi del mondo e tra i maggiori esportatori di prodotti manifatturieri.
L’allarme Ocse, dunque, va preso molto sul serio. Queste classifiche possono sembrare una sorta di gioco di società, ma in effetti i danni che possono produrre sono reali e, come sempre, pesano sui più deboli.

Fonte: Repubblica del 26 ottobre 2010

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