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Lo Utah rispolvera i dollari d’oro

Anche il North Carolina si appresta a seguirne l’esempio. Ma Washington frena.Parte dallo stato dei mormoni la «controriforma aurifera» come critica alle politiche della Federal Reserve.
Lo Utah sta pensando di ritornare ai dollari d’oro e d’argento aboliti nel 1933 da Roosevelt
Lo Utah ripristina il «gold standard», il regime monetario aureo abolito dal presidente Franklin Delano Roosevelt nel 1933: il parlamento dello Stato dei mormoni ha approvato una legge, ora alla firma del governatore, che consentirà ai negozi di Salt Lake City e delle altre città dell’altopiano roccioso di accettare in pagamento monete d’oro e d’argento con l’effige dell’aquila e del bisonte, anziché i soliti dollari in banconote.
CONTRORIFORMA AURIFERA – Il passo è largamente simbolico: un’impennata alimentata dalla nostalgia aurifera di uno Stato del vecchio West che si ribella contro la Federal Reserve. Il parlamento dello Utah ha eliminato la tassa sui trasferimenti di oro, fin qui trattato come una forma di investimento patrimoniale, non come un mezzo di pagamento. Per rendere davvero fluida la circolazione di monete auree, anche il Congresso di Washington dovrebbe adottare una misura analoga. Cosa che rimane altamente improbabile, anche se il North Carolina si è messo sulle orme dello Utah e altri Stati hanno cominciato a interrogarsi sulla praticabilità di una «controriforma aurifera».
MALUMORI VERSO LA FED – Il punto è che da un capo all’altro del Paese si sta coagulando un forte malumore nei confronti della Banca centrale Usa: un istituto che, con la sua politica monetaria molto permissiva adottata per sostenere l’economia e fornire denaro a buon mercato a un sistema bancario che ha rischiato il fallimento, viene ora accusato di aver seguito una linea che porterà inevitabilmente a una svalutazione del dollaro e al ritorno dell’inflazione.
CRISI SENZA PRECEDENTI – In parte è fisiologico che nei momenti difficili la Fed di Ben Bernanke finisca sotto tiro: il Paese è sprofondato in una crisi economica di una gravità senza precedenti che ha richiesto misure d’emergenza dolorose. La Banca centrale è venuta incontro al governo, gravato da condizionamenti elettorali, assumendosi la responsabilità delle misure più impopolari: i salvataggi di banche e finanziarie prima, l’immissione nel sistema di enormi quantità di denaro a costo zero dopo. La Fed è un organismo tecnico, non deve andare a caccia di voti. Ma finire sotto tiro al Congresso è, per lei, comunque pericoloso: sta facendo riemergere la tentazione di politicizzare la gestione della politica monetaria.

Fonte: Corriere della Sera del 24 marzo 2011

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