Cannata: la paura ha pesato più della speculazione. Gli investitori non sono mai mancati e le venti banche «specialist» hanno sempre sottoscritto.«Sì, penso che lo spread possa ritornare ai livelli di giugno scorso, a 180 punti»: Maria Cannata, direttore del Dipartimento del debito pubblico, ora che le tensioni sui titoli di Stato si sono placate e che il Tesoro si appresta a emettere il primo Btp per famiglie, si sente finalmente sollevata anche se, dice, resta «prudente» perché la crisi le ha insegnato che «anche le cose più improbabili possono accadere» e perché ci sono ancora rischi nel quadro economico. Dopo la soluzione della crisi greca, il peggio però, dice, è sicuramente alle spalle. «Ma è stato pesante» superarlo, aggiunge. Ha mai dubitato che l’ Italia ce l’ avrebbe fatta? Ha temuto l’ ipotesi di default ventilata dai grandi investitori d’ oltreoceano? «Non ho mai avuto dubbi. Neanche nei momenti peggiori quando non si sapeva cosa sarebbe successo. Le prime avvisaglie sui mercati sono iniziate in giugno, poi in luglio la situazione è peggiorata per concedere un po’ di sollievo in agosto, dopo la decisione della Bce di acquistare titoli di Stato italiani». Lei però è andata in vacanza… «Sì, ma due settimane su tre le ho passate attaccata al telefonino…». In ogni caso dopo l’ estate i mercati sono tornati a prendere di mira l’ Italia, nonostante gli acquisti della Bce. Se lo aspettava? «Le tensioni sono riprese in settembre fino ad arrivare, tra alti e bassi, alla fase più brutta di novembre e dicembre. Non ho mai temuto che non ce l’ avremmo fatta a resistere agli attacchi. Se ho una qualità è che non mi lascio mai prendere dal panico, anche se la paura, quella c’ era, certo. Abbiamo resistito: abbiamo mantenuto il nostro calendario di aste, anche se un paio di collocamenti ci sono costati molto. Ma non si poteva fare altrimenti. Saltare un appuntamento ci sarebbe costato in termini di fiducia molto di più. Invece abbiamo dato prova di calma, di forza e di fiducia in noi stessi che il mercato ha apprezzato». Un apprezzamento singolare vista l’ impennata dei rendimenti, nelle aste di fine 2011, non trova? «Abbiamo collocato sempre tutto, gli investitori non sono mai mancati. Ha retto, e di questo vado molto orgogliosa, il nostro sistema di fidelizzazione delle banche specializzate, 3 italiane e 17 estere, che hanno sempre sottoscritto. Ma non ho difficoltà a confessare che sia stata l’ esperienza più difficile della mia carriera». Lei è la regista della gestione del debito pubblico da 11 anni ma lavora al Dipartimento da molto più tempo. Non è stato peggio nel ‘ 92 quando l’ Italia è stata a un soffio dalla bancarotta? «No, allora la situazione era brutta ma la Banca d’ Italia poteva ancora sottoscrivere i titoli non assegnati in asta e poi l’ origine della crisi era nei fondamentali e tutto aveva una spiegazione razionale. Questa crisi è diversa: c’ è stata una componente finanziaria ed è stata la percezione, non la realtà effettiva, ad agitare le acque. In gennaio, per esempio, con la manovra già avviata ci aspettavamo che i mercati invertissero la tendenza, invece nulla. C’ è stata una calma piatta negli scambi e gli spread hanno continuato ad allargarsi senza alcuna ragione». Colpa della speculazione? «Sono convinta che sia stata soprattutto la paura, non la speculazione, a guidare i comportamenti sui mercati. Ci sono volute, per esempio, due o tre settimane per convincere gli investitori che l’ Italia non stava dicendo che avrebbe fatto le riforme ma che le aveva già fatte. Era tutto sopra le righe. La normalità è tornata piano piano, grazie anche alla soluzione per la Grecia, e soprattutto all’ immissione di liquidità a favore delle banche da parte della Bce, un’ iniziativa potente che il mercato non ha capito subito». Confessi, quanto le è pesato vedere lo spread dei Btp più ampio di quello dei titoli spagnoli? «Tanto, perché non c’ erano ragioni economiche per giustificarlo. Ora si è capito, anche se mi dispiace per la Spagna». Ha fatto i calcoli di quanto sia costato all’ Italia superare la crisi? «Considerando che il periodo difficile è stato limitato, il costo complessivo non è stato altissimo. Posso anzi dire che il maggiore sforzo di novembre e dicembre sia stato già riassorbito. Abbiamo peraltro superato i mesi più impegnativi per le emissioni, resta un collocamento significativo a metà aprile, e poi le scadenze saranno meno pesanti».
Fonte: Corriere della Sera del 18 marzo 2012Lo spread verso quota 180. Ma è stato peggio nel ’92”
L'autore: Stefania Tamburello
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