• venerdì , 29 Novembre 2024

Lo dicono i mercati: è l’ora di alzare i tassi

Tutti si domandano se le misure restrittive adottate in Europa dai vari paesi (compreso il nostro) convinceranno i mercati e fermeranno la speculazione sui paesi dell’euro. Oppure se saranno necessarie altre misure. Tutto sembra essere fatto per convincere i “mercati”. Ma, dopo lo scoppio della crisi finanziaria globale, non avevamo concluso che i “mercati” avevano sempre ragione? Non avevamo dato la colpa della crisi anche a questa convinzione che i mercati fossero sempre in equilibrio e che i prezzi da loro espressi fossero quelli giusti?
Certo, si dirà, i mercati possono anche sbagliare, ma intanto dobbiamo conviverci. E allora cerchiamo di domandarci che cosa vogliono effettivamente i mercati. Siamo certi che puntino alle riforme strutturali? Siamo convinti che, allungando l’età delle pensioni in Europa, i mercati reagiranno positivamente e smetteranno di speculare su di noi? E, qualora dovessero effettivamente smettere di speculare su di noi, dove si rivolgeranno? Chi sarà la prossima vittima che dovrà fare salti mortali per convincere “i mercati”?
Intendiamoci, personalmente credo che occorra fare alcuni interventi strutturali per rilanciare i paesi europei, così come credo che l’allungamento dell’età per il pensionamento sia un’esigenza iscritta nei fatti. Ma non sono convinto che queste siano le cose che vogliono “i mercati”. I mercati vogliono, giustamente, guadagnare. C’è in giro un eccesso di liquidità internazionale, prodotto dei molti squilibri che si sono determinati nel corso degli ultimi anni. Squilibri che sono passati, amplificandosi, dal settore privato a quello pubblico, quando si è trattato di evitare che ci fosse un collasso generale.
Questi squilibri indicano che nel mondo c’è un eccesso di capitali che cercano remunerazione sui mercati finanziari. E poiché il prezzo dei capitali, ossia la media dei tassi d’interesse, è estremamente basso, questi capitali cercano remunerazione facendo scommesse su eventuali svalutazioni o rivalutazioni. È un po’ come al tavolo della roulette, dove solitamente vince chi ha più soldi da giocare. Si continua a puntare su un numero o una combinazione raddoppiando la posta, fino a che esca. Vince chi ha risorse illimitate da puntare. I cosiddetti mercati sembrano avere risorse illimitate, comunque superiori a quelle degli stati nazionali.
Ecco allora che occorre dotare gli stati di risorse illimitate. L’Europa può farlo se decide di fare un vero passo avanti verso l’unione economica e politica. Si tratta di procedere alla Federazione dei paesi dell’euro con un governo delle finanze unito, in modo che i rischi di un fallimento di un singolo stato europeo non siano maggiori di quelli del fallimento (sempre annunciato) della California negli Usa.
Ma la strada per contenere la speculazione dei mercati passa anche attraverso un aumento della remunerazione dei capitali. Si tratta di alzare i tassi d’interesse oggi troppo bassi. Finché il costo del denaro sarà basso, la mole di capitali si sposterà continuamente per forzare situazioni ritenute instabili e per realizzare così adeguati guadagni. Certo, un rialzo dei tassi d’interesse fa paura perché può frenare la ripresa mondiale e mettere in difficoltà i paesi e le imprese indebitate. Ma anche le misure d’austerità varate nei giorni scorsi creano analoghe preoccupazioni e inconvenienti anche maggiori.E nessuno può essere certo che bastino.
Si tratta poi di ridurre gli squilibri nel mondo. E il principale squilibrio che esiste è quello della bilancia dei pagamenti Usa, che sono il vero malato del sistema economico internazionale. È da questo squilibrio che è nata la massa di capitali in cerca di remunerazione. Questi capitali (le riserve dei paesi con avanzi nei conti con l’estero), dapprima hanno sostenuto il dollaro riversandosi sui buoni del tesoro americano. Poi, penalizzati dalla crisi finanziaria e dal fallimento delle banche, sono tornati sull’euro. Oggi stanno cercando di guadagnare sull’esplosione dell’euro. Se anche riusciremo a fermare questa speculazione, è certo che essi si indirizzeranno verso altri presunti squilibri, generando nuove tensioni.
Per questo è importante procedere a un riequilibrio del sistema dei pagamenti internazionali. Tale riequilibrio passa attraverso una riduzione strutturale del deficit della bilancia dei pagamenti Usa, una sostanziale riduzione del disavanzo pubblico americano e una svalutazione del dollaro. Passa anche attraverso la ridefinizione di un nuovo strumento di riserva internazionale che sostituisca il dollaro, come si tentò di fare a fine anni 60. Si tratta d’interventi difficili da assumere in una fase di recessione mondiale. Ma, prima si prenderanno e meglio sarà.

Fonte: Sole 24 Ore 1 giugno 2010

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