• venerdì , 22 Novembre 2024

“L’Italia è in sicurezza e non teme la stretta”

Le nuove regole sui conti pubblici non ci spaventano.
Giulio Tremonti ostenta soddisfazione, assicura che l`Italia «è in sicurezza» e «non teme le nuove regole».
Lo confortano le rassicuranti parole degli sceriffi a dodici stelle, generosi nel seminare segnali intesi a dimostrare che il riformato Patto di Stabilità, con la maggiore attenzione all`andamento del debito e le sanzioni più taglienti, non costringerà Roma a manovre di correzione miliardarie se il governo terrà la rotta del rigore e rispetterà gli impegni già presi.
«Non vi vedo sulla soglia delle sanzioni», ha assicurato il numero uno dell`Eurogruppo, Jean-Claude Juncker. «Se debito e deficit caleranno rapidamente non ci saranno problemi», ha aggiunto il finlandese Olli Rehn, responsabile Ue per gli affari congiunturali. Un buon inizio, anche se il dibattito è appena iniziato.
Giornata di riscaldamento, la prima della sessione informale del Consiglio Ecofin svoltasi ieri a Palais d`Egmont, nel cuore di Bruxelles.
Sui ministri, e sui governatori, sono piovute le preoccupazioni per l`ennesimo terremoto finanziario irlandese che hanno fatto slittare l`annunciata approfondita analisi sul Patto di Stabilità ridisegnato mercoledì dalla Commissione.
Della proposta, si è comunque parlato. Sopratutto per valutare l`efficacia della stretta sul debito e la misura delle sue conseguenze.
Sinora l`azione di controllo sulla politica monetaria si è concentrata sul disavanzo, vincolato al rispetto di massimo del 3% del pil, pena l`avvio di una procedura di deficit eccessivo. «C`è pieno e generale consenso sul fatto che bisogna aumentare l`attenzione sul debito», ha riassunto Rehn. «La correzione dei debiti da parte di tutti deve essere un impegno serio», ha incalzato il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet.
Vuol dire che i paesi con un passivo storico molto superiore al tetto del 60% indicato dai Trattati dovranno rientrare di gran carriera (al ritmo di un consolidamento pari al 5% del divario fra il limite e il dato effettivo) oppure essere puniti severamente, costretti a versare un deposito pari allo 0,2% del pil che alla lunga potrebbe diventare multa. Lo vuole la stabilità dell`euro e i tedeschi fondamentalisti del rigore.
Per chi, come l`Italia, è distante da questa soglia è una questione potenzialmente esplosiva. Tremonti si è battuto perché il criterio non fosse automatico, perché la valutazione fosse legata alla effettiva sostenibilità dei conti pubblici e a una serie di fatture cruciali, come il debito privato. La richiesta è stata recepita dalla Commissione e risulta essere stata accolta dai governi. La Germania storce il naso. L`evoluzione della sua posizione andrà seguita con attenzione.
Il ministro di via XX settembre fa il punto. «Visto che la crisi è venuta dalla finanza privata e non da quella pubblica (che è vittima e non carnefice) – ha spiegato siamo convinti che per noi un conteggio algebrico tra attivi e passivi ci metta in zona di sicurezza». L`Italia «ha un debito pubblico alto, ma a fronte di ciò esiste un enorme attivo e una stabilità finanziaria complessiva: abbia- mo la casa, e banche solide».
La sua metafora è che la stabilità finanziaria è una giacca con due tasche, in una c`è l`attivo e nell`altro le passività, due voci che si possono compensare. «Non si può guardare in una e non nell`altra.
Se si sommano tutti questi fattori ci si rende conto che non c`é bisogno della correzione di cui si parla».
Calcolato automaticamente l`impegno per evitare una procedura, e dunque portare il debito alla giusta velocità dal 119 al 60% del pil sarebbe di circa 40 miliardi l`anno, con una decisione da prendere fra tre anni. «Vi siete chiesti se la crisi irlandese è colpa del debito pubblico o privato?», ha domandato Tremonti.
La risposta – “privato!” – rafforza l`Italia, per trattare la quale – ha puntualizzato Juncker – saranno presi in considerazione anche «i fattori rilevanti» che incidono su quel debito. La battuta finale di Olli Rehn certifica che il clima è meno teso di quanto si potrebbe pensare. «Comprerò un vestito italiano per provare la teoria di Tremonti», ha detto il finlandese. Urge colloquio bilaterale per scegliere la sartoria.
I Paesi che sforano il tetto del 60% dovranno rientrare molto rapidamente Rehn: pieno consenso sul fatto che bisogna aumentare l`attenzione sul debito Namo detto «Avanti così con prudenza» Faremo stress test regolari sulle banche dei 27 E naturalmente li pubblicheremo Didier Reynders presidente dell`Ecofin Questa crisi ha segnato la fine dell`infatuazione mondiale per le delocalízzazioni Antonio Tajani commissario Ue per l`industria Non ci sono piani di salvataggio per Dublino né a Bruxelles né al Fmi OIIi Rhen commissario Ue per I`Economia Non si pone nessun problema di sanzioni per lo stato dei conti italiani J. C. Juncker presidente dell’Eurogruppo.Le previsioni sono migliorate,ma dobbiamo restare comunque cauti.J.C.Trichet presidente della Bce

Fonte: La Stampa del 1 ottobre 2010

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