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Liste di prescrizione anti-Pdl, ma nessuno dice niente

Nella “Giornata della memoria” dedicata ai magistrati vittime del terrorismo, il Presidente della Repubblica ha di nuovo stigmatizzato i «manifesti dissennati», che, in occasione della campagna elettorale di Milano, hanno paragonato i pm ai brigatisti. La discutibile iniziativa di un candidato nella lista del Pdl ha suscitato la reazione di Letizia Moratti, di Silvio Berlusconi e del gruppo diligente milanese del partito. Quando Dario Franceschini, in puro idioma ferrarese, ha sollevato la questione in Aula, Fabrizio Cicchitto non ha esitato ad esprimere la condanna del gruppo, pur ribadendo un giudizio politico severo sulla linea di condotta della Procura milanese. Eppure, più o meno negli stessi giorni in cui quella parte dell’Italia che si autodefinisce perbene si indignava per l’offesa recata ai magistrati, un altro manifesto, offensivo per ben sei deputati eletti in Abruzzo, veniva ignorato ed archiviato senza una sola parola da parte di chi di parole ha cominciato a dirne tante. Di che cosa si tratta? Dopo il voto della Camera sul disegno di legge del processo breve (e della prescrizione con termini più ridotti), è comparso sui muri d’Abruzzo un grande manifesto, a firma del Collettivo Mafalda, in cui erano riprodotte le foto dei sei deputati del Pdl, eletti nella regione, che avevano votato in modo favorevole al prowedimento (Aracu, Castellani, De Angelis, Dell’Elce, Pelino e Scelli).
Sotto, campeggiava una scritta in cui veniva augurato ai sei parlamentari di provare il medesimo dolore dei terremotati, dal momento che il prowedimento impediva di «fare giustizia». In sostanza, una vera e propria lista di proscrizione fondata su di un’accusa falsa e vile, perché nessuno ha il diritto di mentire e di strumentalizzare il dolore del prossimo per motivi di lotta politica.
IL SILENZIO DI FINI Ebbene, non risultano prese di posizione del Presidente Gianfranco Fini a cui sarebbe spettata qualche parola di solidarietà nei confronti di persone che si erano limitate ad esercitare il loro diritto-dovere di deputati. A causa della distrazione della stampa nazionale peraltro molto attenta al progetto di riforma costituzionale di Remigio Ceroni, (solo il Corriere della Sera ha dedicato un trafiletto ed una foto al manifesto abruzzese) la vicenda deve essere sfuggita anche agli Uffici del Quirinale, visto che pure di là non è uscita una sola parola. Chi scrive, pochi giorni dopo, ha sollevato la questione in Aula, nel silenzio della presidente di turno (l’onorevole Rosy Bindi) e di tutti i colleghi presenti. Del resto che cosa ci si poteva aspettare di diverso? Che quella legge avrebbe assicurato l’impunità agli autori dei peggiori misfatti lo hanno sostenuto, durante l’ostruzionismo, i gruppi di opposizione, mentendo apposta ed evitando di replicare alle argomentazioni del ministro Alfano. GIOCO PERICOLOSO Del resto. nei confronti delle strutture e dei militanti del centro destra le provocazioni e le violenze sono ormai un fatto quotidiano parecchio inquietante. L’establishment di sinistra – che è poi lo stesso del Paese – anche se prende le distanze da questi episodi, ne porta la responsabilità politica e morale. Sono lor signori infatti a denunciare, come se fossero i soli custodi della legalità, l’oltraggio alla Costituzione, alle libertà democratiche ad opera della maggioranza di centro destra, senza rendersi conto di contribuire a creare in questo modo un clima di emergenza istituzionale in cui tutto diventa consentito. Persino gli episodi di violenza vengono giustificati come espressione della legittima protesta dei cittadini nei confronti di una maggioranza “eversiva”. Criticare il governo è la funzione naturale di un’opposizione democratica, ma accusarlo di violare le regole fondamentali del vivere civile significa awelenare i pozzi della comune convivenza. In sostanza, è operante una conventio ad excludendum nei confronti del centro destra di cui sono protagonisti i poteri forti e le loro propaggini nelle grandi istituzioni politiche e sociali.

Fonte: LIbero 11 maggio 2011

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