Quasi 26 milioni di italiani hanno mugugnato, masticato amaro, rivolto pensieri non certo benevoli al governo dei tecnici, ma alla fine hanno pagato fino all’ultimo centesimo la tassa più odiata. L’Imu ha prodotto un fiume di danaro per le casse dello Stato: 23 miliardi e 700 milioni di euro in totale fra prime case, altre abitazioni e immobili d’impresa. Per la sola prima casa, gli italiani hanno versato 4 miliardi di euro, per un importo medio di 225 euro a contribuente. Considerando tutti gli immobili non esenti, ogni contribuente ha pagato in media 918 euro. Dalle imprese è arrivato un gettito di 6 miliardi e 300 milioni: 700 mila società hanno versato in media 9.313 euro ciascuna.
Le cifre ufficiali e definitive sono giunte nel pomeriggio di ieri, illustrate dal sottosegretario all’Economia Vieri Ceriani, il ministro de facto delle Finanze nel governo Monti. Per la prima volta nel nostro Paese, a memoria d’uomo, una tassa produce un gettito maggiore di quanto preventivato. L’imposta municipale unica, pagata per la precisione da 25 milioni e 800 mila italiani, ha fruttato 1,2 miliardi oltre le stime. La previsione d’incasso, secondo il dipartimento delle Finanze, era infatti di 22,5 miliardi nel 2012, 23 miliardi nel 2013 e 23,3 miliardi nel 2014. La differenza fra stima e risultato sarebbe parzialmente legata, a detta di Ceriani, all’aumento delle aliquote deciso dai Comuni per la seconda rata dell’imposta pari a circa 600 milioni di euro. Per questo motivo, in maniera per lo meno errata, il premier Mario Monti ha parlato ieri mattina di in incasso di 3,4 miliardi dalla prima casa, anziché di 4 miliardi. Per i contribuenti non fa differenza a chi va l’imposta versata, quanta parte allo Stato e quanta al Comune.
La maggior parte dei proprietari di casa, all’incirca l’85%, ha effettuato versamenti fino a un massimo di 400 euro, pari al 54% del totale. Il 6,8% ha pagato dai 600 euro in su, per un gettito complessivo che quasi raggiunge il 30% del totale. Un quarto delle abitazioni è risultata esente. Oltre un quarto del gettito è venuto dalle cinque principali città (Roma, Milano, Torino, Genova, Napoli): i versamenti medi vanno da un massimo di 917 euro nella capitale ad un minimo di 585 euro a Napoli.
Ma al di fuori dell’ufficialità, vediamo qual è la classifica di chi ha pagato di più. In testa, come prevedibile, gli albergatori, con 11.429 euro in media. La grande distribuzione ha versato un media 7.325 euro, gli industriali 5.786 euro, i piccoli imprenditori 3.352 euro, i liberi professionisti 1.835 euro, i commercianti 894 euro, gli artigiani 700 euro. Per la seconda casa di vacanza ogni famiglia ha pagato in media 663 euro. Questo non vale per alcune località turistiche pregiate, dove l’Imu seconda casa ha superato – in non pochi casi abbondantemente – i mille euro. Secondo i calcoli dell’Associazione artigiani di Mestre, che ha stilato questa classifica, per la prima casa e le sue pertinenze (ad esempio il box auto) la famiglia media ha versato 330 euro.
Per le imprese, l’aumento della tassazione sugli immobili ha provocato un aggravio medio del 154% ed è dunque da qui e non dalla prima casa, dice la Cgia mestrina, che bisogna iniziare a diminuire il peso dell’Imu. Ma i partiti si stanno concentrando sull’imposta che colpisce la prima casa. Secondo le associazioni dei consumatori, almeno quei 600 milioni «aggiunti» dall’aumento delle aliquote comunali potrebbero essere tagliati dalla prima casa. A meno che, come propone il Pdl, sull’Imu prima casa si passi un deciso colpo di spugna.
L’Imu e’ costata quasi mille euro a famiglia
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