Giovedì scorso Jean Claude Trichet ha tenuto la sua penultima conferenza stampa. Ha messo in guardia contro l’ impallidire della congiuntura, annunciando così il mutato atteggiamento della Bce nei confronti del pericolo immediato di inflazione. Il giorno prima, al Bundestag il socialdemocratico Sigmar Gabriel aveva accusato la Merkel di avere obbligato la Bce a diventare la Bad Bank d’ Europa e a venir meno al proprio mandato di guardiano della stabilità dei prezzi, provocando una infuriata risposta di Trichet nella conferenza stampa di giovedì, nella quale ha ricordato che fu il governo socialdemocratico tedesco, nel 2004, a imporre, insieme a italiani e francesi, alla Unione Monetaria di annacquare il limite del 3% ai deficit pubblici, e ha fatto notare che negli anni della esistenza della Bce il tasso di inflazione medio in Germania è stato inferiore a quello del precedente cinquantennio, quando a guardia della virtù monetaria tedesca c’ era la Bundesbank. Questo deve essere stato troppo per Jurgen Stark, membro del direttorio della Bce e uomo di fiducia della Bundesbank, che si è dimesso a mercati aperti, arrecando grave danno al cambio dell’ euro e alle borse. Mercoledì il primo ministro olandese Rutte ha pubblicato un articolo sul Financial Times, scritto insieme al suo ministro dell’ economia, suggerendo che la Ue nomini un supercommissario all’ equilibrio di bilancio che abbia poteri di intervento e multa sui singoli paesi che non rispettano la probità fiscale, estesi fino alla cacciata dall’ Euro dei reprobi. Il parlamento slovacco rifiuta di discutere l’ approvazione del piano di salvataggio della Grecia. Il governo finlandese si fa dare una speciale garanzia dal governo di Atene, per partecipare al salvataggio, mentre sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung compare una dettagliata rievocazione di un episodio del 1972, quando il Cancelliere Schmidt si fece dare in garanzia l’ oro della Banca d’ Italia contro un prestito al nostro governo. Guido Carli riuscì, anche quella volta (ci avevano già provato nel 1964 e li aveva rintuzzati ottenendo un prestito dagli USA) a farli contenti e gabbati. Nel frattempo la Corte costituzionale tedesca ha riaffermato in una sentenza tutte le convinzioni tedesche, compresa quella secondo cui l’ Euro non si discute, che un sondaggio dello Allensbach Institut ha accertato corrisponde a quel che vogliono i due terzi dei tedeschi. Ma sia i tedeschi che la Corte nella sua pronuncia mostrano di non volere automatismi nei salvataggi, perché l’ Europa non si trasformi in una associazione di mutuo soccorso. La Corte richiede che ogni prossimo intervento sia approvato dalla Commissione bilancio del Bundestag, il che evita il passaggio in Aula ma impedisce i salvataggi decisi in riunioni chiamate ad horas. Sopra ogni cosa la Corte ribadisce che gli interventi non devono essere tali da mettere in pericolo l’ equilibrio economico tedesco. Con questa formula, già ottenuta da Karl Blessing, governatore della Bundesbank ai tempi dello Sme, con una lettera del governo, si negò l’ aiuto automatico a Italia e Inghilterra che portò alla crisi del 1992. Su tutto campeggia la riaffermazione del principio secondo cui fino a quando la rappresentanza politica è su base nazionale, sovrani restano il Bundestag e la Corte stessa, in merito a decisioni che coinvolgono il principio di democrazia. Il gollismo del 1965 si è vestito dei panni austeri del diritto ed è emigrato in Germania. Il Bundestag a fine mese dovrebbe approvare l’ aiuto alla Grecia. Ma la Corte, con la sua sentenza, ha legittimato i democristiani e liberali col mal di pancia a votare contro o astenersi, sicuri che Spd e Verdi voteranno col governo. Le dimissioni di Stark sono un tentativo della Bundesbank di impedire che si giunga a questo risultato. Quanti sono disponibili a seguire Hans Olaf Henkel nel suo progetto di secessione dall’ Euro di Germania, Olanda, Finlandia e Austria? Troppo pochi per rendere il progetto credibile, ma abbastanza per trattenere la signora Merkel nella strategia che ha scelto, sostenere l’ Euro e i salvataggi, ma facendosi ogni volta tirare per i capelli, tentennando pubblicamente fino all’ ultimo. Così riuscirà ancora a creare ricchi spunti speculativi per quella potente camarilla finanziaria che ha sede a New York e ha deciso che per mantenere il pericolante dollaro in vita come moneta internazionale bisogna tenere l’ Euro sulla graticola. E opera in tal senso, con l’ aiuto di una non trascurabile quinta colonna europea. Le dimissioni di Stark mostrano una nuova contrapposizione tra Bundesbank e Cancelliere. L’ ultima fu quando il governatore Pohl si dimise, non accettando che l’ unificazione tedesca includesse il cambio del Marco orientale alla pari con quello occidentale. Allora dietro Kohl c’ erano gli industriali tedeschi. Questa volta la situazione è molto più confusa e non è detto che la Buba non la spunti sulla signora Merkel.
Fonte: Repubblica del 12 settembre 2011L’europsicosi di frau Merkel
Settembre 12th, 2011
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L'autore: Marcello De Cecco - socio alla memoria
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