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L’Europa:”Ora gli stress test per le nostre 143 centrali”

Il commissario all’energia Oettinger: «Quello che succede a Tokyo è l’apocalisse»
La paura dell’atomo fuori controllo genera gli stress test. Scioccata da quella che definisce «l’apocalisse giapponese», l’Europa intende sottoporre entro l’anno tutte le sue 143 centrali nucleari, e possibilmente anche quelle limitrofe, a una serie di prove di sforzo per misurare la capacità di resistenza alle catastrofi peggiori, dall’attacco terroristico al terremoto, passando per le onde anomale e le avarie. Gli esami, finora volontari, saranno effettuati a spese dei gestori e sulla base di regole comuni già nel secondo semestre dell’anno. I risultati, promette Bruxelles, saranno resi noti «con piena trasparenza». Chi sarà fuori regola, «se ne assumerà le conseguenze».
Hanno fatto in fretta, stavolta. Sull’onda del disastro naturale che ha piegato il Sol Levante, e la consapevolezza che «non si possa escludere il peggio per le prossime ore» nelle centrali nipponiche, il Commissario Ue per l’Energia, Günther Oettinger, ha riunito ieri a Bruxelles oltre cento fra rappresentati dei governi, delle agenzie responsabili per la sicurezza e dei gruppi che hanno interessi nel nucleari. Insieme hanno preso l’unica decisione possibile, quella di avviare un check up degli impianti e chiedere alla Francia, attuale guida del G20, di farsi portatrice di un messaggio analogo a livello dei partner globali. I Paesi che vivono, o intendono vivere, con l’atomo, recitano la litania della sicurezza, anche se sono quattro le centrali in funzione ritenute obsolete (due in Spagna, due in Germania). Gli altri, come gli “alternativi” austriaci, chiedono di essere rassicurati.
Oettinger prova a essere imparziale, sostiene che l’Ue ha il compito di tutelare i cittadini e che il mix delle risorse è scelta che spetta ai singoli Paesi. In Europa sono in quindici ad alimentarsi coi propulsori nucleari. Il tedesco dice che sono liberi di farlo, però solleva un dubbio non indifferente: «Dobbiamo anche chiederci se noi, in un futuro non lontano, possiamo garantirci l’energia senza ricorrere al nucleare». Argomento difficile. La sola Francia vanta 19 impianti con 58 reattori con cui produce circa il 75% del fabbisogno energetico nazionale. In Germania ci sono 17 macchine atomiche, sette delle quali saranno ora chiuse per sette mesi. L’atomo rappresenta l’indipendenza economica e, come ammette Oettinger, non si può sostituirlo in una notte. Ma, ha insistito il tedesco, «è successo l’inimmaginabile e le politiche energetiche possono misurarsi con un nuovo inizio». Lo è anche per l’Italia, ma in un senso contrario.
Noi l’atomo lo stiamo programmando per ridurre la dipendenza dall’estero e il costo della bolletta energetica. Il ministro dell’Industria Paolo Romani, in missione a Bruxelles, ha ricordato che «il 19% dell’energia che consumiamo deriva dal nucleare» e che «è inimmaginabile tornare indietro su un percorso già attivato». L’esponente del governo ribadisce che la sicurezza è un problema europeo e che eventi come quello giapponese non sono immaginabili dalle nostre parti. Intanto per la seconda volta il governo non si è presentato in commissione Attività produttive della Camera dove si sta esaminando il decreto sul nucleare. Tornando all’Europa, il presidente della Commissione, José Manuel Barroso, annuncia che il Giappone ha chiesto assistenza per Fukoshima, Oettinger comunica che il calendario sarà fitto. Lunedì a Bruxelles nuovo incontro dei ministri energetici e poi dibattito al vertice Ue del 24-25. «È un dibattito germanofono – avverte il tedesco -. A Parigi, Roma e Londra non c’è stata alcuna reazione». Nel dirlo, aveva una espressione più grigia del solito.

Fonte: La Stampa del 16 marzo 2011

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