di Stefano Micossi
C. Bastasin, L. Bini Smaghi, V. Meliciani, M. Messori, P. C. Padoan, G. Toniolo
Se l’inflazione spingerà al rialzo i tassi d’interesse anche nell’euro-area, la Legge di Bilancio in discussione in Parlamento in queste ore potrebbe risultare troppo sbilanciata sull’aumento della spesa corrente. Lo studio degli economisti della School of European Political Economy dell’Università Luiss spinge a una riflessione su rischi e incertezze della politica di bilancio italiana.
Secondo lo studio (pubblicato su https://luiss.sep.it), l’Italia dovrà convivere nei prossimi mesi con la combinazione tra una politica di bilancio che prevede un aggiustamento molto graduale del saldo primario, in larga parte a causa di una spesa corrente sostenuta, e una politica monetaria che progressivamente si adegua al ritorno dell’inflazione su livelli più elevati rispetto agli anni passati.
Il timore è che persista la difficoltà nell’incrementare gli investimenti pubblici e nel mettere in atto le riforme strutturali. In tal caso, il tasso di crescita tendenziale dell’economia non sarà sufficientemente robusto, rispetto agli interessi da pagare sul debito, per poter generare una riduzione endogena del debito, rendendo a quel punto necessario un più marcato aggiustamento della finanza pubblica. Pericolo che aumenterebbe se, come in passato, tale aggiustamento venisse effettuato non sulla spesa corrente, ma piuttosto dal lato della spesa in conto capitale, politicamente meno penalizzante. Al riguardo, il contesto politico, con una maggioranza parlamentare molto eterogenea, che chiede risorse da distribuire ai suoi elettori e soprattutto con l’approssimarsi delle elezioni politiche, non appare incoraggiante.
Da questo punto di vista è comprensibile che i partner europei e gli investitori internazionali, presso i quali l’attuale presidente del consiglio gode di grande credibilità siano preoccupati dell’evoluzione del quadro politico. Sarebbe dunque molto utile se, nell’attuazione della Legge di Bilancio 2022 e nella prospettiva di quella per l’anno successivo, venissero rafforzati i presidi di contenimento delle spese correnti, se possibile attraverso l’adozione fin dai prossimi mesi di un piano pluriennale di riduzione del debito pubblico, coerente con il mantenimento di un buon tasso di crescita, ma anche credibile negli impegni finanziari.
A livello europeo, il policy-mix conveniente per l’Italia, secondo gli economisti della Luiss SEP, prevede una disciplina di bilancio moderata, sostegno fiscale a livello centrale, e accomodamento monetario – un insieme di politiche che rischia di modificarsi in direzione a noi avversa con lo scadere della sospensione del Patto di Stabilità, la temporaneità di NextGeneration-EU e la riduzione dell’intervento monetario da parte della Bce.
Il peggioramento nel differenziale tra tassi di crescita dell’economia e tassi d’interesse pagati sul debito pubblico riguarda gran parte delle economie avanzate, ma ha uno speciale effetto sull’Italia non solo per l’alto livello del suo debito, ma perché i titoli italiani vengono automaticamente interessati dal riaggiustamento dei portafogli degli investitori internazionali ogni volta che si modifica il differenziale tra crescita e livello dei tassi d’interesse.
In considerazione della speciale fragilità italiana, l’impostazione di politica economica seguita dal governo, finora poco concentrata sulla riduzione del debito pubblico, potrebbe diventare sempre più esposta ad eventuali tensioni che emergessero sui mercati finanziari per effetto dell’innalzamento del livello dei tassi d’interesse, già cominciato in alcune economie avanzate e destinato a manifestarsi nei prossimi mesi anche negli Stati Uniti.
In vista di questo rischio, il governo italiano dovrebbe impegnarsi ad agevolare la formazione a livello dell’area euro di un policy-mix appropriato della politica economica, cioè di un’opportuna combinazione di politiche di bilancio nazionali e della politica monetaria comune. A questo fine, sarebbe importante che l’esercizio di verifica dello stato di avanzamento delle riforme e degli investimenti del Pnrr venisse incorporato nel semestre europeo e reso permanente.