• domenica , 22 Dicembre 2024

L’economia che verrà

Caro direttore, all’inizio della legislatura l’Italia figurava al trentaduesimo posto nella graduatoria mondiale della competitività. Per questo il governo Berlusconi ha incentrato la politica economica sulla modernizzazione del Paese, con una filosofia liberista ma attenta a tutelare i più deboli. Lo Stato faccia la sua parte (infrastrutture), ma ingombri il meno possibile (detassazione, deregulation); mercato sì, ma con le regole della concorrenza (no al sommerso).
Nel Documento di programmazione economica e finanziaria (Dpef) il governo si propone la discesa del tasso di disoccupazione dal 9,5% del 2002 al 7% del 2006. Ciò può essere raggiunto solo con maggiori tassi di sviluppo, più flessibilità e minor costo complessivo del lavoro. Questo è troppo sommerso, troppo precario, con lunghe pause di inattività; ce ne sarebbe di più se le imprese non fossero riluttanti a crescere oltre i 15 dipendenti. Perciò vorremmo introdurre un rapporto di lavoro a tempo indeterminato che, se risolto in anticipo, comporti per i lavoratori un congruo indennizzo, ma non l’obbligo di reintegro.

Questo è un liberismo che tutela i lavoratori più deboli. Confido che le componenti sindacali meno ideologizzate ne siano consapevoli. Nel rispetto dei diritti acquisiti, vorremmo integrare il Trattamento di fine rapporto (Tfr), le liquidazioni, nel sistema pensionistico compensando le imprese, la cui liquidità viene fortemente ridotta, con una decontribuzione. Certo, bisognerà seguire con attenzione l’effetto di questa riforma sulla spesa pensionistica in percentuale del Prodotto interno lordo (Pil). Intanto, va dato atto al ministro del Lavoro dell’impegno e dell’equilibrio con cui affronta queste riforme strutturali.
Con il ministro per la Funzione pubblica abbiamo varato il disegno di legge delega anti-burocrazia: ridurremo di circa 100 mila le norme vigenti, elaborando testi unici in varie materie. Un registro informatico presso il mio Ministero permetterà alle imprese di provvedere agli adempimenti amministrativi per via telematica. Un “tutoraggio” alle piccole imprese ne faciliterà le scelte finanziarie.
Vent’anni fa gli investimenti in ricerca e sviluppo erano lo 0,9% del Pil contro l’1,7% dei Paesi Ue, e non abbiamo ancora intaccato questo divario. Ci sono stati passi in avanti solo con la nuova disciplina di difesa della proprietà intellettuale e con il Piano d’azione per la società dell’informazione. Il mio ministero metterà in rete telematica i piccoli esercizi commerciali, per metà già entro il 2003. Altro bisognerà fare per la distribuzione commerciale, che però ha dato una buona prova di sé nel passaggio dalla lira all’euro. Quando tutti prevedevano un balzo dell’inflazione, ho diffuso messaggi di tranquillità. Avevo stipulato un accordo con i commercianti. Ha funzionato. Nel turismo saranno investiti 1.860 milioni di euro, due terzi dai privati e un terzo da Stato e Regioni.
Per recuperare il ritardo infrastrutturale investiremo in questa legislatura 51,6 miliardi di euro. Lo Stato s’indebita, ma meno grazie al project financing (l’impiego di capitali privati garantiti dagli incassi futuri), dota il Paese di nuove strutture aeroportuali, ferroviarie, idriche, autostradali, e le lascia alle future generazioni. Non c’entra Keynes: queste sono politiche dell’offerta (supply side) che rafforzano la capacità di produrre. Faremo pure un'”autostrada dell’internazionalizzazione”: gli sportelli regionali saranno i caselli di entrata; gli uffici Ice all’estero, quelli di uscita.
Per liberalizzare il mercato dell’energia e costruire nuovi impianti, abbiamo accelerato le procedure di vendita delle centrali di generazione (Genco) e predisposto il decreto “sbloccacentrali”. Si è fortemente accelerato il processo di apertura del mercato elettrico con benefici attesi sulle tariffe. Nuove linee di interconnessione della rete elettrica con l’estero e nuovi elettrodotti interni saranno realizzati in tempi brevi. Il potenziamento della rete dei gasdotti di importazione, la costruzione di nuovi terminali di gas naturale liquefatto, il potenziamento degli stoccaggi sono stati inseriti nella cosiddetta “legge obiettivo”.
Il programma di privatizzazioni ereditato è in ritardo. L’obiettivo è accelerarne presupposti e procedure, senza però svendere e senza voler fare solo cassa. Secondo lo spirito liberale, la privatizzazione deve essere preceduta dalla liberalizzazione dei mercati, non solo in Italia ma anche in Europa. Oggi esistono asimmetrie tra la politica di mercato dell’Italia e quella di altri Paesi europei. Questo nodo può essere sciolto solo realizzando un unico mercato europeo liberalizzato. Occorre poi evitare che, in mancanza dei fondi pensione, una privatizzazione molto estesa e immediata favorisca l’eccessiva concentrazione di potere in poche mani.
Nel campo delle assicurazioni Rc-auto, il collegato alla Finanziaria fornisce alle compagnie gli strumenti per competere sul mercato e per ridurre le tariffe nel breve-medio termine. Ho proposto un emendamento per istituire presso il mio ministero una Commissione di verifica della fondatezza attuariale dei rialzi tariffari più lontani dalla media.
L’economia meridionale deve recuperare il ritardo accumulato. Lo considero una priorità nazionale. Abbiamo disposto: lo sgravio per la durata di tre anni dei contributi Inps per nuovi assunti; la semplificazione delle procedure di finanziamento dei progetti di formazione; la riduzione dei ritardi nell’erogazione delle agevolazioni. Sono stati recuperati fondi europei per 2,6 miliardi di euro. Dal giugno 2001 per aiuti agli investimenti nel Mezzogiorno il mio Ministero ha impegnato fondi per 2,1 miliardi di euro, ne ha erogato per 1,6 e ciò attraverso la legge 488, i patti territoriali e i contratti di programma e di area. La distribuzione delle risorse tra le Regioni terrà conto della loro efficacia ed efficienza nell’utilizzo delle risorse. Il programma è di medio-lungo termine. I benefici verranno.
Ministro delle Attività Produttive

Fonte: "Il Corriere della Sera" dell' 8 febbraio 2002

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