• giovedì , 26 Dicembre 2024
Le parole di Karlsruhe e i poteri dell’Europa

Le parole di Karlsruhe e i poteri dell’Europa

di Franco Debenedetti.

«C’è un potere oscuro in Lussemburgo, crea competenze nuove per l’Unione Europea, ora pretende la sottomissione dei giudici che proteggono la costituzione». Sono volate parole pesanti qualche giorno fa a Karlsruhe dove era riunito il secondo Senato, come è chiamata la Corte Costituzionale tedesca. Quelle riportate sono dell’avvocato di quanti avevano presentato ricorso contro la Bce, sostenendo che questa, annunciando i programma Omt era andata oltre il suo mandato, e così aveva fatto non politica monetaria, ma politica economica, che invece resta responsabilità degli Stati.

Omt sta per Outright Monetary Transaction, cioè acquisto, in misura illimitata, da parte della Bce, di debito sovrano di paesi che abbiano richiesto l’intervento dell’Esm, il fondo salvastati accettando le condizionalità – riforme e tagli – che questo comporta. È lo strumento del famoso «Whatever it takes» che Draghi aveva pronunciato a Londra: bastarono le parole a calmare i mercati e di far discendere gli spread, lo strumento non fu necessario usarlo. Un gruppo di politici e accademici, i 37000 cittadini aderenti all’unione “Più Democrazia” avevano sporto denuncia presso la Corte; questa aveva iniziato ad esaminare il caso nel 2013 e nel gennaio 2014, ritenendo che ci fossero elementi di peso per ritenere che la Bce fosse andata oltre il suo mandato, aveva chiesto alla Corte di Giustizia Europea del Lussemburgo una «interpretazione pregiudiziale». E dal Lussemburgo l’estate scorsa avevano risposto che con il suo programma di salvataggio la Bce aveva agito legalmente. Dunque, per la seconda volta, la corte tedesca ha esaminato il caso.

L’Omt non è mai stato attivato, difficilmente lo sarà in futuro, è del tutto improbabile che adesso Karlsruhe consideri sia la sentenza del Lussemburgo sia le famose parole di Draghi come un intollerabile trascendere le proprie competenze. «Che, siamo qui come dei medici legali, piegati sul corpo di un morto?», ha detto un giudice. «Comunque la Bce non sarebbe irritata dalla nostra sentenza» ha chiuso il presidente Andreas Vosskuhle. È la prima volta in 60 anni che la Germania fa come han fatto più volte tutti gli altri Paesi dell’Unione, e chiedeva una «interpretazione pregiudiziale». L’occasione è importante, ma non adatta per una prova di forza. E poi, aldilà delle suscettibilità, entrambe le Corti lavorano per un comune diritto europeo, senza di che una costruzione complessa come l’Unione Europea sarebbe inimmaginabile. Tanto che Jens Spahn, segretario di Stato al Ministero delle Finanze, ha fatto l’augurio, un po’ buonista, che questo andare e venire tra le due corti non sia un gioco di rivalità ma di amicizia, e che ci siano due vincitori.

Il secondo Senato tedesco, nel rimettere la questione alla Corte di Giustizia Europea, aveva spianato la strada ai colleghi, suggerendo di porre dei limiti e di dichiarare le memorabili parole di Draghi come di misura entro i limiti. Ma dal Lussemburgo non hanno raccolto, hanno dichiarato la piena competenza della Bce senza neppure un accenno ai ragionamenti di Karlsruhe. Anche per questo, pur dando per scontato il risultato finale, è poco probabile che la sentenza che i giudici produrranno non sia tale da tenere a lungo occupati i giuristi. D’accordo che la Bce non sia andata oltre i limiti, ma i limiti sono compatibili con la Costituzione tedesca? Un’entità europea trae la sua legittimazione democratica dagli stati membri, e questa c’è solo se essa agisce nell’ambito della sua competenza, fuori della quale non è coperta dalle loro leggi: non si vede che in tal modo verrebbe scossa la base stessa della democrazia?

Dette in quel contesto le frasi assumono peso. Jens Wiedmann, presidente della Bundesbank, contrario all’Omt allora e oggi del Qe, aveva appena affermato che con i potenziali acquisti dell’Omt, in caso di default sulle obbligazioni di certi Stati, si sarebbero mutualizzati i rischi. «I rischi, aveva detto, vengono ripartiti tra gli stati secondo la loro quota nella Bce, gravano sulle banche nazionali e in ultima analisi sul contribuente. «Un’unione monetaria è una comunità di responsabilità», gli ha riposto il lussemburghese Yves Mersch, membro del Direttorio della Bce.

Ma quali sono le responsabilità, e chi lo decide? Le parole vanno interpretate. Sempre, figurarsi nell’aula della Corte Costituzionale tedesca.

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