• giovedì , 19 Settembre 2024

Le mani dei privati sugli ospedali

La ministra della Salute, Livia Turco, ha indicato giustamente alcune possibilità di collaborazione pubblico – privato per affrontare meglio le crescenti esigenze di bilancio del settore. Le vie della collaborazione sono di due tipi: I) partecipazione alle spese del cittadino a seconda del reddito (non solo attraverso i ticket ma anche i fondi integrativi, cominciando dalle cure dentarie); II) collaborazione industriale sotto forma di leasing, comodati d´uso e project financing in cui un singolo o una cordata d´imprenditori si fa carico di un´opera pubblica e in pagamento gli vengono garantiti per un certo numero di anni i cespiti che ne derivano.
Le carenze finanziarie stanno spingendo in questa direzione anche per l´ammodernamento e la costruzione di nuovi ospedali. «Il che, però – ha chiarito Livia Turco – non comporta certamente la cogestione degli ospedali pubblici». Se questa prendesse piede si sgretolerebbero, infatti, le garanzie anche deontologiche della prestazione ospedaliera pubblica. La premessa della ministra non sembra, però, trovare ascolto nelle Regioni di centro destra. Nel Veneto, il presidente Galan (Fi), che già durante la campagna referendaria rivendicava il Sì proprio per avere piena libertà nella gestione ospedaliera, sta procedendo a spron battuto verso una privatizzazione mascherata. Una denuncia documentata, accompagnata da una raccolta di firme e da un esposto alla Corte dei Conti, è stata presentata da una nota storica della sanità, Nelli Vanzan Marchini, che sostiene: «La Regione sta smantellando i tre presidi ospedalieri rimasti a Venezia-Mestre, che hanno un ruolo strategico per garantire il ricovero in tempi ragionevoli sia nel tessuto urbano insulare che in terraferma.
1) A Mestre si è avviato un project financing per la costruzione del nuovo ospedale con contributo regionale di 100 milioni e di altri 130 milioni di euro da azionisti privati. Questi sono garantiti per 24 anni dal flusso di cassa della Asl e dalla gestione diretta dei servizi commerciali: parcheggi, aree di vendita, mensa, lavanderia ma altresì del laboratorio di analisi, della radiologia e della neuroradiologia che costituiscono gangli vitali di un ospedale. Il paziente si troverà quindi ricoverato in un ospedale pubblico ma anche cliente di strutture che obbediranno ad una logica privatistica, finalizzata al più alto numero di prestazioni e all´erogazione privilegiata di quelle più remunerative.
2) Al Lido si sta attuando una operazione immorale. L´Asl funge da appaltante per una cordata di imprese che trasformerà l´ex Ospedale al Mare in un mega complesso alberghiero con spiaggia e strutture talasso terapiche. I proventi, peraltro, non andranno alla sanità che a Venezia è gravata da un deficit di 88 milioni ma saranno destinati, da parte della stessa cordata, alla costruzione del nuovo Palazzo del cinema.
3) Nel centro storico l´Ospedale civile di San Giovanni e Paolo viene portato al collasso: la radiologia cade a pezzi (a favore dei privati che gestiranno quella di Mestre), mentre si vocifera che il padiglione Jona sarebbe pericolante ma, invece di restaurarlo, si ventila un nuovo project financing coi privati per 21 anni per costruire un edificio di vetro e ferro, in definitiva un´altra speculazione immobiliare, per ora stoppata dalla Soprintendenza».
…I due ospedali di Thiene e Schio a 10 km l´uno dall´altro dovrebbero essere chiusi e sostituiti da un polo unico da costruirsi ex novo (402 posti letto) con un costo totale di 144 milioni (72 della Regione e il restante di una cordata di costruttori che avrebbero in cambio la gestione di numerosi servizi per 26 anni). Per contro, se si ampliasse la struttura di quello di Schio, che ha la disponibilità di ben 193 mila metri quadri ora non utilizzati, il numero di letti sarebbe maggiore (160) e la spesa molto minore: 64 milioni. Due handicap che paradossalmente spingono a privilegiare la prima soluzione: Schio è l´unico comune di sinistra della zona ed inoltre la cordata privata resterebbe a bocca asciutta. Non sempre la razionalità economica prevale.

Fonte: La Repubblica Luglio 2006

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