E daccordo con leconomista Francesco Giavazzi nel giudicare troppo lenta lattuale azione di governo rispetto al blitz sulle pensioni e si schiera con gli imprenditori nel timore che la riforma del lavoro finisca con un compromesso al ribasso. Senza tralasciare una punzecchiatura al premier quando osserva che nella polemica dellaltro giorno «a volte lironia scivolava nel sarcasmo e la precisione nel puntiglio», Franco Debenedetti, per tre legislature senatore scomodo della sinistra (Pds e Ds), presentò in Senato nel 1997 la prima proposta di riforma dellart. 18, pubblicò «Non basta dire no» contro la Cgil di Sergio Cofferati. Adesso teme che liniziale piglio riformatore del governo Monti si incagli nellesasperata ricerca di «muoversi nel consenso».
Perchè hanno ragione gli imprenditori?
«Nella flessibilità in uscita ormai sembra accettato il principio che per il posto di lavoro non vale una sorta di diritto di proprietà, ma il diritto al risarcimento. Vedremo se effettivamente lintervento del magistrato sarà limitato ai casi di licenziamenti disciplinari. Una sbavatura e siamo al punto di prima.»
Confindustria teme anche la nuova flessibilità in entrata.
«Il rischio è che cacciato il magistrato dalla porta, rientri dalla finestra come ispettore Inps. In pratica nellultima versione Fornero tutte le forme contrattuali che non sono a tempo indeterminato vengono considerate sospette, a carico dellimprenditore cè linversione dellonere della prova, un sovraccarico di burocrazia e di ispezioni. Se passasse lo scambio perverso tra flessibilità in uscita e rigidità in entrata, sarebbe un disastro, per lavoratori e aziende.
Ha ragione Giavazzi o Monti?
« Il giorno prima era stato leconomista Michele Boldrin a denunciare che lazione del governo si sta impantanando nella ricerca del consenso: avendo ceduto sulle liberalizzazioni, dovrà cedere sulla riforma del lavoro. E quando ha detto che in questo modo il governo aveva perso un colpo,la platea gli ha riservato un applauso nterminabile.».
Il premier non ha gradito le imprecisioni delle critiche formulate dalleditorialista del Corriere.
«Il premier ha rimproverato a Giavazzi di essere stato impreciso nei tempi nelluso della frusta. Ma è indubbio che alla velocità e perentorietà della riforma delle pensioni (e delle nuove tasse) sono subentrati lentezza e compromessi nelle liberalizzazioni, (e silenzio su privatizzazioni). Quando, nella polemica (di Monti, ndr), l’ironia scivola nel sarcasmo, e la precisione nel puntiglio, il rischio è che siano prese per insofferenza. Ora la mancanza di opposizione comprime la dialettica politica: e questa non può essere sostituita con la dialettica tra scuole di pensiero economico, Friburgo e l’ordoliberalismo contro la Chicago di Friedman»..
Lavoro, finale di partita. Sto con Giavazzi. Non si cerchino compromessi
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