di Carlo Clericetti
L’obiettivo è risparmiare 7 miliardi entro il 2017 su una spesa sanitaria pubblica che è oggi di circa 110 miliardi, cioè il 7% del Pil. E’ tanto? Se la confrontiamo con quella degli altri paesi avanzati, no, non è tanto. Ecco un grafico tratto dall’ultimo rapporto Ocse, che mostra sia la spesa pubblica che quella privata.
Come si vede, come spesa pubblica siamo un pelo sopra la media (ma è inferiore a quella di tutti i paesi europei più avanzati) e come spesa complessiva un pelo sotto. E’ più bassa, la pubblica, persino di quella degli Stati Uniti, dove lo Stato lascia senza assistenza una quarantina di milioni di cittadini. Le cose non cambiano se il confronto si fa non rispetto al Pil, ma pro-capite e correggendolo per il potere d’acquisto. Ecco altri due grafici, il primo ancora Ocse e il secondo Istat.
Ciò nonostante, il nostro sistema sanitario – ancora prevalentemente pubblico, anche se tanto l’ideologia che gli appetiti continuano a tirare per uno spazio sempre maggiore ai privati – è considerato di eccellenza. Secondo Bloomberg è terzo al mondo; uno storico rapporto (del 2000) dell’Organizzazione mondiale della sanità ci collocava addirittura al secondo posto. Ma le classifiche, si sa, vanno prese con le molle: un’altra, recente, di un centro indipendente svedese (Hcp) sui paesi europei ci colloca invece al 21° posto su 37. Comunque sia, non è che si possa fare il ragionamento “visto che va tanto bene, togliamo un altro po’ di soldi, pazienza se da terzi in classifica diventeremo quarti o quinti”. Qui stiamo parlando della vita e della salute delle persone, c’è poco da scherzare.
Insomma, un primo punto sembrerebbe fuori discussione: la sanità non è un settore a cui togliere soldi, rispetto ai paesi avanzati gliene diamo già relativamente pochi. E invece da qualche anno i soldi glieli stiamo togliendo, come certifica anche uno studio della Ragioneria generale. Dal 7,3% del Pil nel 2010 (112 miliardi) siamo passati al 7% del 2013 (109). Se tagliamo altri 7 miliardi (0,45% del Pil) e nel frattempo – speriamo – il prodotto cresce, arriviamo attorno al 6% del Pil, un rapporto non certo da paese avanzato. Ma qui parliamo di spesa pubblica: probabilmente la spesa complessiva non scenderà, aumenterà semplicemente quella privata, ossia la gente pagherà di tasca propria quello che il Sistema sanitario non garantisce più. Se nel frattempo ci avranno ridotto le tasse – se… – sapremo come impiegare quel risparmio.
Assodato che i finanziamenti non dovrebbero essere ridotti, resta il fatto che si può sempre spendere meglio, eliminando i famosi “sprechi”. A guardare i numeri non sembrerebbe che ce ne siano tanti, di sprechi, ma è vero che si può sempre migliorare. Prendiamo per esempio l’ultimo provvedimento del governo, quelle sulle restrizioni delle analisi. Pare che se ne facciano di inutili, e su questo anche molti medici concordano. E allora che si fa? Si stabilisce normativamente quali, quante e ogni quanto. Vuoi controllarti colesterolo e trigliceridi una volta l’anno? Sprecone! Ogni cinque anni basta e avanza. Hai mal di schiena e vuoi vederci chiaro con una risonanza magnetica? Non avere fretta, magari passa da solo: se dopo un mese stai ancora male, ne riparliamo. Ma metti che sono a rischio di ictus: il colesterolo lo devo controllare spesso, non certo ogni cinque anni. E dopo due settimane col mal di schiena, magari ne ho abbastanza. In tutti e due i casi la soluzione c’è: metter mano al portafoglio e pagarsi quelle analisi.
Ma, dicono, il medico può prescriverle, basta che le motivi. Allora le possibilità sono due: o si prendono per buone tutte le motivazioni, e allora il provvedimento è una burletta; oppure quelle motivazioni possono essere contestate (da chi? da altri medici? o da un burocrate? e dopo una visita di controllo, oppure solo in base a una certa frequenza di prescrizione?) e il medico multato, e allora mi viene difficile fidarmi di uno che decide con questa spada di Damocle sulla testa. Che, probabilmente, se ritiene quel controllo necessario o comunque utile, mi dirà: “Sarebbe bene fare questa analisi, ma col Sistema sanitario non si può. Se crede la faccia in privato”. Sempre lì si casca.
A sentire gli esperti di analisi inutili se ne potrebbero trovare: sono diventate tali perché nel frattempo le conoscenze hanno fatto progressi, e magari non tutti i medici sono aggiornati, o per altre motivazioni “tecniche” del genere. Invece che una legge sarebbe più efficace una campagna di informazione continua, ma in quel caso i risparmi sono meno certi (almeno in tempi brevi) e meno misurabili. E qui bisogna ridurre la spesa così si abbassano le tasse, mica possiamo perdere tempo. E pazienza per i “danni collaterali”.
Insomma: mentre in tutto il mondo la spesa sanitaria cresce noi l’abbiamo bloccata (a un livello che era già relativamente basso) e vogliamo ancora ridurla. Non dovremmo farlo, ma almeno si scegliesse il sistema migliore: manco questo. Chissà tra qualche anno che posizione avremo nelle classifiche…
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