• giovedì , 21 Novembre 2024

L’antipolitica imperante e il suo animus demolitore

Come e quando un Paese scivola in un regime autoritario? Non sono necessarie le camice nere, gli orbaci, la Camera dei Fasci e delle Corporazioni. Non c’è neppure bisogno di imporre l’adesione al partito unico e di mettere fuori legge gli altri. O di proibire le elezioni: nei regimi totalitari del secolo scorso v’era sempre una finzione di voto popolare. Basta molto meno. Lo vediamo sotto i nostri occhi in Italia.
La rappresentanza politica sta per essere spazzata via, come durante i primi anni novanta. Questa volta non risparmieranno nessuno. E per farlo si stanno muovendo imponenti campagne mediatiche in sintonia con le Procure. Tutta la politica è sotto accusa, a fronte di un disegno di sradicamento che non fa distinzioni e non prende prigionieri (anche se la mano è sempre più leggera nei confronti della sinistra). Ovviamente gli scandali e le malversazioni esistono e vanno perseguiti, ma è fin troppo evidente che è saltata ogni distinzione tra questioni di correttezza, di opportunità, anche di trasparenza e di onestà politica e fattispecie di reato.
È fin troppo palese che le indagini – con tanto di spettacolarizzazione mediatica – non si muovono troppo sovente per accertare la verità dei fatti, ma per colpire in ogni modo degli avversari, dei nemici. Non si tratta più di indagini, ma di persecuzioni. C’è un animus demolitore il cui obiettio non è più fare giustizia o informazione laddove c’è ingiustizia e disinformazione. No. Tutto è lecito e ammesso per raggiungere un preciso scopo: liquidare comunque questa classe politica. Con quali obiettivi? Resta un mistero.
Nei primi anni novanta – adesso è chiaro – il calcolo era quello di portare il Pci al Governo (per poter bombardare la Serbia senza tanti problemi?). Ma oggi il partito sopravvissuto, se ci sarà, si troverà in un deserto, perché la ghigliottina è scappata di mano e come le forze evocate dall’apprendista stregone della favola, si è messa a tagliare le teste da sola. Ormai non ci stupiamo più di nulla. Neppure dei contorcimenti del Pdl, che spera di riuscire a salvarsi, cambiando tutto. Come se i suoi dirigenti non sapessero che per quel partito è scattata l’ora della soluzione finale. Ma evitiamo almeno il masochismo. Per caso, abbiamo avuto la debolezza di seguire la settimana scorsa alcuni dei talk show più in voga.
Siamo rimasti scandalizzati per la volgarità di Quinta Colonna. Considerando allora che il proprietario di Mediaset è ben noto, ci siamo chiesti se la nuova creatura politica che nascerà il 2 dicembre al posto del Pdl, avrà quel profilo dell’antipolitica che trasuda dai programmi televisivi. Se così fosse – visto che al Cavaliere piacciono le barzellette – ci permettiamo di dedicargliene una un po’ datata.
Anni ’70: Golda Meir, premier israeliano e donna di ferro assai poco avvenente, partecipa ad una assemblea all’Onu. Lì vede le hostess sfoggiare succinte minigonne allora di moda. Chiede di poterle imitare e si adira quanto l’ambasciatore insiste per scoraggiarla. Alla fine riesce a indossarne una, ma se la leva subito, perché, guardandosi allo specchio, Golda si accorge che i testicoli le escano dalla gonna.
E ’ultima puntata di Ballarò? Un processo pubblico a Roberto Formigoni a cui ha preso parte persino il presidente della Camera. In Italia stiamo tornando a una forma di maccartismo de noantri, non meno vergognoso di quello made in Usa. Ricordate? C’erano le liste di proscrizione: chi vi era incluso veniva emarginato dalla società e perdeva il lavoro. Aria di tali liste l’avvertiamo ogni giorno. Ma non ci saremmo mai aspettati che un grande ed importante quotidiano, come Il Sole 24Ore, ospitasse in bella evidenza un articolo di uno dei suoi commentatori di punta, Roberto Perotti, il quale auspicava (nell’articolo del 5 ottobre scorso) l’uso della gogna per i parlamentari che non votassero come il professore bocconiano ritiene giusto. A suo avviso, i deputati dovrebbero ridursi a 300 e i senatori a 100.Nulla di male: è un punto di vista, probabilmente corretto. Ma è inaccettabile che Perotti proponga di sottoporre il parlamentare contrario a tale ipotesi a una vera e propria gogna morale appositamente organizzata, mettendo in rete il suo nome, sottoponendolo agli insulti del popolo del web e invitando a non votarlo alle elezioni. Se poi la consultazione dovesse svolgersi con il Porcellum, allora nel mirino, secondo il professore, finirebbe il partito che continuasse a candidare persone contrarie al taglio dei parlamentari nella misura ritenuta adeguata da Perotti. Alla faccia di quella norma costituzionale dove è sancito che il parlamentare rappresenta la nazione! Lenin, con la sua rivoluzione bolsevica, voleva portare al potere le cuoche. Oggi è venuto il momento delle .

Fonte: Occidentale 8 ottobre 2012

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