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L’allarme ‘ndrangheta di Draghi che il Nord non Deve ignorare

De te fabula narratur, dicevano gli antichi. E con la loro saggezza invitavano a quello che con un lessico moderno chiameremmo «ascolto». Ebbene il nordismo, un movimento di opinione oggi più ampio della pur robusta presenza della Lega, è chiamato a fare i conti con l’ impressionante avanzata delle mafie nelle regioni del Nord. E ha poco senso irritarsi perché il governatore Mario Draghi ha sentito il bisogno di venire a Milano per sottolineare il fenomeno parlando accanto a don Ciotti. La verità è che lo sviluppo molecolare del capitalismo di territorio offre oggettivamente spazi all’ iniziativa di una criminalità che a sua volta si fa «piccola». Non è un caso che abbia ottenuto più successo la ‘ ndrangheta calabrese, che riproduce anche nel business un format familiare e orizzontale invece della mafia siciliana, più centralizzata e verticale. Una strategia che va dal basso verso l’ alto sembra pagare. C’ è da interrogarsi di conseguenza sul perché le comunità locali e le associazioni dell’ industria e dell’ artigianato non riescano a fare totalmente argine e c’ è da chiedersi quali siano i meccanismi che permettono alle ‘ ndrine di scalare, con troppo facilità, la politica. Di convogliare consensi elettorali su determinati candidati e, infine, persino di conquistare il controllo di singole amministrazioni locali. I casi di Bordighera e Desio stanno lì a dimostrare l’ impotenza della politica settentrionale e della società civile ligure e brianzola. Un critico feroce del leghismo potrebbe argomentare come la politica minuta, quella dei sindaci e degli assessori, abbia preso a cedere con crescente frequenza alle lusinghe del gesto eclatante, della trovata ad effetto per conquistare spazio sui media o per dimostrarsi iper-padano. Tutte energie distolte dall’ ascolto del territorio. Ma guai se l’ allarme suonato da Draghi diventasse l’ ennesimo argomento di una campagna elettorale perennemente aperta. Le parole del governatore non hanno infatti un solo destinatario (il centrodestra), riguardano anche l’ Emilia viste le preoccupazioni che sulla penetrazione della ‘ ndrangheta sul loro territorio esternano gli amministratori e i sindacalisti del reggiano o del modenese. Resta da chiarire, in ultimo, il ruolo dei professionisti. Il governatore non poteva essere più assertivo: ha accusato avvocati, notai e commercialisti di scarsa collaborazione nella repressione delle attività di riciclaggio. Troverà Milano il coraggio di rispondere con i fatti?

Fonte: Corriere della Sera del 13 marzo 2011

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