NELLE decisioni del Consiglio dei ministri di ieri ci sono aspetti che rappresentano una vittoria per i sostenitori dei principi della concorrenza, a cominciare dallAutorità ed il suo presidente Catricalà, che questi principi ha il compito di affermare e difendere. La manovra che è stata approvata riguarda infatti, per una volta, non soltanto i conti pubblici ma introduce un segnale importante in materia di liberalizzazioni e concorrenza. La correzione dei conti pubblici riguarda in gran parte il 2007, 6,5 miliardi di euro su 8 complessivi. Essa è ottenuta con un intervento che ha evitato un inasprimento generalizzato delle aliquote Iva e si è concentrata sul sistema delle detrazioni e sui canali di evasione dellimposta.
Ciò assicurerà gettito anche negli anni successivi. La questione dei conti pubblici rimane, peraltro, aperta. Andrà, infatti, affrontato nella legge finanziaria il problema maggiore, quello dellaumento tendenziale del deficit 2007.
In materia di liberalizzazione e concorrenza va registrato un buon inizio. Le decisioni adottate vanno nella decisione giusta, perché mettono al centro dellattenzione consumatori e utenti. Sono questi ultimi, non va mai dimenticato, i destinatari finali dellattività economica. Al loro benessere devono essere orientati i meccanismi e le regole che guidano il mercato. Non mancheranno le reazioni, che già cominciano ad affacciarsi, da parte delle categorie interessate. Cè tuttavia da augurarsi che loperazione cittadino-consumatore, così lha presentata il governo, sortisca tutti i suoi effetti. LAutorità per la concorrenza e il mercato aveva da tempo segnalato al Parlamento una serie di vincoli al libero dispiegarsi della concorrenza, ricevendone però solo parziale ascolto. Un esempio di questi vincoli è il costo che si deve sostenere per lestinzione di un conto corrente bancario o di un mutuo. Esso determina una minore propensione da parte del titolare del conto e del mutuo a spostarsi verso un altro sportello bancario e, dunque, minore concorrenza. La vendita nei supermercati di prodotti farmaceutici di largo consumo, come lAspirina o il latte in polvere per il lattante, apre la via non solo alla concorrenza ma anche a servizi di vendita più distribuiti ed uniformi sul territorio. Linteresse costituito ed organizzato delle lobby è in grado di esercitare, peraltro, una forte resistenza al cambiamento. Lo strumento scelto dal governo, quello del decreto-legge, da questo punto di vista è quanto mai opportuno perché consente limmediata operatività delle misure adottate.
Laspetto più interessante dellintera questione è forse quello della saldatura che con il varo di queste misure si è realizzata tra le indicazioni dellAutorità e le scelte di governo. Essa è un valore in sé perché potrebbe preludere ad altre iniziative altrettanto opportune e necessarie. Nelle economie avanzate, il peso dei servizi oscilla tra il 75 e l80% del Pil. Il nostro benessere è, e sempre più sarà, affidato allefficienza e alla qualità dei servizi che avremo a disposizione. Telecomunicazioni, trasporti, energia, sanità, istruzione, servizi sociali ne rappresentano le principali categorie. Qualità e costo dei servizi resi agli utenti sono oggi molto differenziati. Non solo nel caso dei servizi dati alla persona. Le imprese comprano oltre a servizi professionali e informativi anche servizi di trasporto, telecomunicazione ed energia. La loro competitività dipende in larga misura dallefficienza e dal costo di questi servizi perché essi influenzano il costo dei loro prodotti. La sfida che abbiamo di fronte è dunque non soltanto quella dellintroduzione di più concorrenza nei servizi professionali e in quelli bancari ma quella di accrescere qualità ed efficienza di tutti i servizi, pubblici e privati. La spinta necessaria al cambiamento, in Italia come in Europa, può venire soltanto dalla concorrenza.