• mercoledì , 25 Dicembre 2024

La verità è che PD e Cgil hanno regalato la piazza alla Fiom

Così anche il “D-Day” della Fiom è alle nostre spalle. I metalmeccanici della Cgil hanno sfilato per le vie di Roma, hanno sventolato le loro bandiere, declamato i loro slogan, ascoltato i discorsi dei loro leader. Hanno accompagnato Guglielmo Epifani verso la pensione, ascoltando il suo ultimo comizio in qualità di segretario generale della Cgil. Che cosa resta di tanto clamore ? Nulla. Il Paese va avanti lo stesso; il Governo anche, benché abbia tante gatte da pelare; ma i guai maggiori se li trova all’interno della compagine e della maggioranza. Magari, il ministro Maroni avrebbe fatto meglio a non mettere in allarme il Paese e a non farsi smentire dallo svolgimento di un’iniziativa assolutamente ordinata e responsabile. Per carità di patria, sosterremo anche noi che le preoccupazioni del titolare del Viminale hanno convinto gli organizzatori a serrare le file. Ma è molto meglio che le cose siano andate per il verso giusto.
La manifestazione delle tute blu, invece, ha gettato parecchi sassi nella piccionaia del Pd, il partito del “non aderire né sabotare”, che ancora una volta si è spaccato, nei fatti, in un’occasione importante come quella che si è consumata sabato scorso. La performance della Fiom, per il suo buon esito, per le adesioni di tanti intellettuali di regime e di quasi tutti i “cattivi maestri” di un gauchismo duro a morire, peserà moltissimo sulla linea di condotta della Cgil e sulla strategia elettorale del Pd, con particolare riferimento alla politica delle alleanze del partito. Con la manifestazione del 16 ottobre la Fiom è intervenuta a gamba tesa nel dibattito aperto nell’opposizione, cercando di spostare più a sinistra l’asse del Pd e della possibile coalizione alternativa. Nelle prossime settimane vedremo se Maurizio Landini ha centrato l’obiettivo. Si è determinata la solita catena di Sant’Antonio da cui la sinistra non è in grado di liberarsi: la Cgil si appiattisce sulla Fiom, il Pd sulla Cgil. Così, per la proprietà transitiva il Pd finisce per appiattirsi sulla Fiom. Pas d’ennemi à gauche.
Chi non è pratico dei labirinti culturali in cui la sinistra smarrisce se stessa non è in condizione di spiegarsi questi processi e di capire i motivi per cui un solo sindacato di categoria – sicuramente glorioso – caduto nelle mani di un gruppo dirigente di “sfasciacarrozze” riesca a ricattare una grande confederazione come la Cgil e il più importante partito sedicente riformista. Bisogna risalire al 2 dicembre del 1977 per fare un paragone con la manifestazione della Fiom. Anche quella grande adunata (allora unitaria) assunse un preciso significato politico e segnò l’inizio del progressivo abbandono, da parte del Pci, della politica della c.d. solidarietà nazionale. L’iniziativa di sabato non aveva niente di sindacale. Una settimana prima avevano manifestato la Cisl e la Uil. Sabato è stata la volta della Fiom. Sono queste le forze in campo nel sindacato e nella gauche. Il resto è solo confusione ed imbarazzo.
Non si riesce a capire, però, la ragione per cui anche i media sono così attenti alle prodezze della Fiom, il cui atteggiamento non è la regola ma l’eccezione. Nell’ultimo anno sono stati rinnovati circa trenta contratti nazionali, tutti – tranne quello dei meccanici – in maniera unitaria, praticamente con una conflittualità molto modesta e prima della scadenza. Ma di queste situazioni nessuno parla. Allo stesso modo nessuno spiega che le clausole di deroga – di cui si avvale la Fiat e che la Fiom respinge con sdegno – sono presenti da due stagioni contrattuali nella categoria dei chimici, sono applicate in altri ordinamenti europei, furono raccomandate nella relazione della Commissione Giugni istituita dal Governo Prodi nel 1997. Per contrastare quell’impostazione, la Fiom, nelle località in cui ha la forza organizzativa per farlo ovvero in Emilia Romagna e nelle regioni rosse, impone alle aziende la sottoscrizione del contratto del 2008 (a cui aderì anche la Fiom, dopo tanti anni di autoesclusione) naturalmente senza restituire i miglioramenti salariali conseguiti in forza dell’accordo separato sottoscritto da Fim, Uilm e gli altri sindacati.

Fonte: Occidentale del 18 ottobre 2010

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