Oggi a Bruxelles si tiene la riunione dellEurogruppo (ossia dei Ministri dellEconomia e delle Finanze dei 16 Stati che fanno parte dellunione monetaria) e subito quella dei 27 dellUe, ossia lEcofin vero e proprio. E una sessione straordinaria lEurogruppo dovrebbe delineare il nuovo patto di crescita e stabilità, lEcofin una serie di nuove misure di monitoraggio e vigilanza sullinsieme dellUe a 27 e soprattutto la posizione europea allormai imminente assemblea annuale del Fondo monetario internazionale (Fmi) e della Banca mondiale in calendario a Washington a ottobre.
Lattenzione è naturalmente puntata sul nuovo patto di stabilità. Non dovrebbe trattarsi unicamente di un lavoro di manutenzione ed aggiornamento del patto concluso quando entrò in circolazione leuro, a sua volta modellato su alcuni articoli del Trattato di Maastricht. A 20 anni circa della formulazione dei cinque parametri (poi diventati due: indebitamento netto e stock di debito in rapporto al Pil), una revisione sulla base dellesperienza sarebbe stata comunque necessaria. In effetti, ne venne effettuata una nel marzo 2005 tramite un protocollo interpretativo che ne rendeva lapplicazione più flessibile. Ora, dopo i timori di una crisi finanziaria tale da coinvolgere pesantemente i titoli di Stato di vari Stati dellEurogruppo (Grecia, Portogallo e Spagna, in primo luogo) non si tratta semplicemente di serrare i freni (tornando alla lettera ed allo spirito di una dozzina di anni fa) ma di dare nuovi concetti e nuovi contenuti allaccordo di base dei soci del Club delleuro.
Nessuno si illude che la sera del 7 settembre 2010 i Ministri possano parafare una bozza di trattato da portare alla firma dei Capi di Stato e di Governo e subito dopo a ratifica parlamentare.Si spera, però, di potere definire larchitrave. Essa dovrebbe essere composta da due nuovi acronimi SCP (Stability and Convergence Program-Programma di Stabilità e di Convergenza) e NRP(National Reform ProgramProgramma Nazionale di Riforme). Il secondo,ossia le riforme, indicherebbe gli strumenti per dare corpo al primo,la stabilità finanziaria e la convergenza economica. La novità procedurale sarebbe lorganizzazioni di sessioni di bilancio parallele negli Stati delleuro. E uninnovazione che ha una portata molto più limitata di quanto non si voglia fare apparire: già da anni i principali Stati del gruppo (Francia, Germania, Italia, Spagna) e molti dei minori hanno adottato esercizi di bilancio che più o meno coincidono con lanno solare e, di conseguenza, la presentazione del bilancio preventivo avviene in autunno e la sessione di bilancio termina verso Natale. Il significato sarebbe maggiore se il nuovo patto prevedesse che tutti gli Stati dellarea delleuro passassero al bilancio di cassa (come ha fatto lItalia) ed a classificazioni di bilancio analoghe. Sono traguardi non irrealistici, nellarco ad esempio di cinque anni e tali da fornire le basi ad una politica di bilancio comune da poter giustapporre ad una politica della moneta anche essa comune.
Questi strumenti comporterebbero una batteria di indicatori quantitativi che non sostituirebbe gli attuali ma li arricchirebbe. Per quanto si possa auspicare che il nuovo patto non tratti solo di deficit annuale e stock di debito pubblico in rapporto al Pil e che vengano introdotti indicatori di economia reale, doccupazione e di situazione sociale, occorre fare attenzione: lUe ha avuto la tendenza ad ampliare la gamma degli indicatori tanto da rendere le politiche ingestibili o, peggio ancora, di invitare implicitamente a truccare i numeri. Il destino dei protocolli di Lisbona che nel marzo 2000 avrebbero dovuto rendere lUe larea più dinamica del mondo dovrebbe essere un monito a non strafare ma anzi a tenersi il più essenziali possibile.
La strada delle riforme europee e l’obbligo della semplicità.
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