• domenica , 22 Dicembre 2024

La riforma del Welfare per il ritorno dei capitali

Come incentivare il rientro di capitali italiani? Molte delle misure già decise potranno aiutarlo, soprattutto la liberalizzazione delle ristrutturazioni interne degli immobili, l’abolizione dell’imposta sulle successioni e donazioni e la Tremonti bis che detassa gli utili reinvestiti nelle aziende. Ma queste misure basteranno a far rientrare in Italia capitali sufficienti a farci progredire più rapidamente degli altri paesi d’Eurolandia? Bruno Costi, Presidente del Club dell’Economia, è favorevole all’operazione, ma “se fallirà, equivarrà ad un severo giudizio sull’affidabilità politica dell’attuale esecutivo.”. Senza la garanzia di un “condono”, dice ancora Costi, chi rimpatriasse capitali è come se autodenunciasse se stesso, quanto meno per falso in bilancio. Ma la proposta attribuita a Tremonti di una depenalizzazione parziale e solo per gennaio e febbraio 2002 ci pare un idea balzana perché rifiuta la concorrenza fiscale con gli altri paesi e mostra sfiducia nei contribuenti. Nella seconda metà del 1946, dopo l’ultima ondata d’inflazione scatenata dal “premio per la Repubblica”, Cesare Merzagora inventò il cosiddetto “franco valuta” che consentiva l’importazione di merci pagate all’estero con capitali italiani clandestini, senza l’obbligo di dichiarare come era stata finanziata. Combinato con le restrizioni monetarie einaudiane, il rimpatrio di capitali italiani all’estero finanziò la ricostruzione quasi quanto gli aiuti ERP-MSA. Oggi sarà necessario che la Tremonti bis (o altra misura) consenta di investire i capitali rimpatriati come “sopravvenienze attive esentasse”.
Ma un rientro dei capitali non potrà ottenersi se non si rimuovono tutte le cause che ne hanno determinato l’esodo, ossia soprattutto le paure. Si è trattato di: (A) timori relativi al prepotere dei sindacati italiani e ad un’evoluzione politica in senso anticapitalistico; (B) timori derivanti dai crescenti controlli iniziati, all’epoca del socialista Formica alle finanze, con la soppressione de facto del segreto bancario, con la denuncia fiscale obbligatoria dei capitali all’estero, con le segnalazioni bancarie delle operazioni superiori ai 20 milioni senza previa verifica se si trattava di danaro sporco e (C) timori correlati alle misure fiscali. A parte le minacce (Bertinotti e Salvi) di imposte straordinarie sul patrimonio, si è avuta una serie di circolari e leggi delegate che hanno detassato i redditi da lavoro, e tartassati i redditi da capitale (dual income tax, capital gains virtuali, Irap) e persino realizzato la doppia tassazione dei redditi conseguiti in paesi unilateralmente definiti paradisi fiscali.
Sul punto (A) la vittoria del centrodestra ha segnato un grosso punto a favore dell’Italia ed accentuato la divisione dei sindacati, ma il rinvio all’autunno dei problemi più spinosi sul welfare state e la regolamentazione del lavoro ha dato all’estero un impressione di debolezza. Oggi poi si teme che in novembre, per l’afflusso a Roma (come nel 1994) di un milione di lavoratori e pensionati baby aizzati da Cofferati e 500 mila antiglobal ancora più arrabbiati, si possano avere gravi turbative dell’ordine pubblico. Se ci scappano dei morti, la stampa liberal di tutto il mondo, dopo aver demonizzato per anni Berlusconi, demonizzerà anche l’Italia del nuovo Pinochet. Sul punto (B) sarà necessario depenalizzare l’evasione fiscale per considerarla infrazione amministrativa, salvo l’uso di tecniche fraudolenti; occorre evitare la ratifica dell’accordo italo-svizzero sulle rogatorie e rimuovere subito ogni controllo bancario e frontaliero inutile. Solo il danaro sporco scovato a monte potrà essere rincorso a valle. Sul punto (C) la via è l’abrogazione e/o la modifica di molte delle leggi delegate di Visco. Già si è abrogata la tassazione dei capital gains virtuali. Ma occorrerà soprattutto vincere la battaglia sulla riforma del welfare state e dei contratti flessibili per i neoassunti, come suggerisce Marzano. Sarà questa la vera conquista che consoliderà la fiducia dei capitali nell’economia italiana.

Fonte: Milano Finanza del 25 agosto 2001

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