I lavoratori autonomi «Tappiamo i buchi dell’ Inps, ma non avremo una pensione sufficiente a sopravvivere»
A gennaio alla Triennale di Milano lo spettacolo «lo Stato del Quinto Stato» Il manifesto dei piccoli «Dobbiamo vedere finalmente riconosciuto il valore del lavoro creativo e indipendente»
Per rafforzare la loro protesta e uscire dalla condizione di «invisibili» le partite Iva milanesi hanno deciso di organizzare un vero e proprio spettacolo teatrale. Se un anno fa, il primo dicembre 2009, avevano occupato il piazzale della Triennale dando vita a una performance contro l’ aumento dell’ aliquota contributiva Inps ai danni dei lavoratori autonomi (alcuni infermieri prelevano forzosamente il sangue a dei malcapitati pazienti), stavolta hanno prenotato per il 12 gennaio il teatro dell’ Agorà – sempre negli spazi della Triennale – per mettere in scena una pièce: «Lo stato del Quinto Stato». A recitare saranno una quindicina di iscritti all’ Acta, l’ associazione dei consulenti del terziario avanzato, punta di diamante del movimento delle partite Iva con almeno un migliaio di iscritti. A dirigerli una regista professionista, Marcela Serli del teatro della Ringhiera, che in questi giorni sta selezionando gli attori e mandando avanti le prove. Racconta Samanta Boni, una delle organizzatrici dello spettacolo: «Vogliamo raccontare chi siamo, portare la nostra condizione all’ attenzione di tutti e per questo abbiamo pensato a un evento teatrale come strumento di comunicazione». I testi saranno una rielaborazione del Manifesto del lavoro autonomo redatto in questi giorni da Acta e che recita: «Abbiamo un’ identità precisa, forte, che ci consente di parlare apertamente per denunciare sperequazioni e ritardi, le furberie della politica e l’ inadeguatezza di una legislazione incapace di tenere il passo con i cambiamenti del mercato del lavoro». La moda, il design, la ricerca, la formazione, il web, il management «oggi sono affidati a noi lavoratori autonomi, flessibili e indipendenti, che stiamo a fianco delle imprese e della pubblica amministrazione quando serve». Tanta professionalità e disponibilità non sono però ripagate da un meccanismo di scambio come quello che regola l’ attività dei lavoratori sindacalizzati. «Serviamo a tappare i buchi dell’ Inps, paghiamo le pensioni degli altri, ma noi non ne avremo una sufficiente a sopravvivere». La polemica delle partite Iva è più viva in questi giorni perché il 30 novembre è scaduto il termine per il versamento del secondo acconto di tasse e contributi (che arrivano al 26,72% del fatturato). A leggere i messaggi in Rete molti professional non sono riusciti a pagare la rata a causa della diminuzione del fatturato e si vedranno costretti quindi a farlo successivamente cumulando anche gli interessi. Manca una statistica precisa sui morosi forzati ma uno dei dirigenti dell’ Acta, Alfonso Miceli, rispondendo ai messaggi degli iscritti ha concluso sconsolato: «La prossima volta cercate di nascere lavoratori dipendenti!». La struttura della pièce è divisa in tre atti, nel primo si risponderà alla domanda «chi siamo?», il secondo parlerà dei «diritti di cittadinanza» e il terzo sarà dedicato a illustrare la proposta che chiude il Manifesto. «Abbiamo deciso si unirci in una coalizione che vuole rappresentare i lavoratori professionali autonomi – dice Boni -. Non possiamo aspettare più, dobbiamo vedere riconosciuto il valore del lavoro creativo e indipendente. Per questo bisogna riformare fisco e previdenza». La lotta politico-sindacale aggiorna, dunque, i suoi strumenti di comunicazione e per cercare di parlare con tutti è previsto che l’ ingresso a teatro sia libero.
La protesta delle partite Iva. A teatro
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