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La paura del 12 settembre

Il giorno più carico della storia recente dell’Ue. Si decide il futuro dell’Esm dell’Olanda, delle banche. Fallire non si può..
Non sarà un undici settembre, non può andare così male e poi, comunque, arriverà con ventiquattr’ore di ritardo. Ciò non toglie che il 12 settembre 2012 sia candidato a stamparsi nella storia di Eurolandia, l’inizio di una crisi dal potenziale devastante oppure l’avvio di una ripresa ambita a cui tutti, anche parecchi falchi, stanno cominciando a lavorare a ritmo serrato. Certo, sarà una giornata affollata di delibere, in attesa delle quali a Bruxelles si tenta di decidere il meno possibile. L’ultima è che il giudizio sul futuro del salvataggio greco, dunque sull’ipotesi di concedere tempo aggiuntivo in cambio di ulteriori misure, sta slittando a «dopo il 12.09». Si prende tempo per ricompattarsi ed evitare che intoppi nazionali cancellino i sogni dell’Unione.
Apre l’agenda del penultimo mercoledì dell’estate la decisione, pesante, della Corte di Karlsruhe sul fondo salvastati permanente Esm. La cancelliera Merkel è riuscita a farlo ratificare al Bundestag il 29 giugno, poi la massima magistratura costituzionale del Paese lo ha congelato per due mesi e mezzo, non senza suscitare malumore in chi vede lo strumento principale di salvataggio di Eurolandia ostaggio dei togati federali. Con l’Esm approvato ci sarebbe uno scudo non trascurabile, sebbene probabilmente insufficiente. Si potrebbe ragionare su eventuali interventi diretti per le banche in difficoltà e per i paesi schiacciati dagli spread eccessivi sul debito sovrano. Senza, l’Eurozona sarebbe un computer privo di antivirus.
Se la Corte dovesse dire «no», ritenendo che la formula europea contraria ai dettami costituzionali, l’Esm rimarrà nel cassetto. «La crisi finanziaria si inasprirebbe, con conseguenze anche politiche, perché dimostrerebbe l’incapacità dell’Ue di rispettare gli impegni», nota una fonte Ue. A Berlino si suggerisce che la stessa Merkel sia assai inquieta per il tempo perso e la prospettiva di un verdetto negativo. «Ci sarebbero notevoli disordini», ha dichiarato il ministro dell’Economia Schäuble davanti ai giudici della Corte.
Vero. La messa in moto dell’Esm richiede almeno il 90% del capitale garantito; senza la Germania (che è titolare del 27,1% delle azioni) non decolla. Per questo si spera che i giudici sentano la responsabilità ed esprimano, come già in passato, un assenso con qualche paletto digeribile. Sarebbe la Corte che accetta di fare politica per non mettere l’Europa in crisi con un pronunciamento federale tedesco che avrebbe buone chance di far saltare la Grecia, la Spagna, l’Italia, e tutto il resto.
Succede in un’Unione in cui le principali esigenze comuni e sovranazionali non hanno il primato sulle nazionali. Chiedetelo agli olandesi, che votano proprio il 12 settembre, giorno in cui nel 1990 fu firmato il trattato dell’unificazione tedesca.
Il premier uscente liberalconservatore Rutte sta facendo campagna al grido «niente aiuto a chi sperpera», vuole calamitare i voti euroscettici. Su richiesta dell’Aia, Bruxelles si orienta a allungare l’esame di greco della Troika Ue/Fmi/Bce, per paura che un affievolimento delle condizioni per Atene dia foga ai nazionalisti. «Meglio non far l’onda», si suggerisce nella capitale belga. Così neanche di 2 milioni di olandesi antiUe inchiodano il dossier ellenico, fanno tremare i mercati e rincarano il conto per tutti, dall’Attica alla Frisia.
Sempre il 12 settembre, a Strasburgo, il presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso, ribadirà che l’Europa deve essere il riferimento verso cui tendere insieme oppure sarà la fine. Il discorso sullo Stato dell’Unione (europea) tenterà d’essere un portolano a dodici stelle e dal suo livello di ambizione dipende la scossa che si vuole dare per il futuro. Il portoghese avrà in mano la proposta per l’Unione bancaria, la supervisione unica affidata alla Bce che il collegio vuol varare fra l’11 e il 12. E’ un crocevia centrale, i leader la esigono operativa entro l’anno. Di tutto questo, se si arriverà alla mezzanotte senza tragedie come si può e si deve, discuteranno dal 13 sera a Nicosia i ministri dell’Economia Ue in seduta informale. La sessione dell’Eurogruppo è stata allungata dalla presidenza cipriota, decisione saggia, l’unica – nell’incertezza totale -, utile per medicare le ferite del giorno più lungo dell’Ue. O per dare il colpo di acceleratore e finalmente ripartire.

Fonte: La Stampa del 31 luglio 2012

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