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“La newsmetrica mostra come sulle piazze incidono le news”

Il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti , un giornalista di razza e di lungo corso, ha due preoccupazioni a cui cerca risposta: a) l’effetto dei tagli al centinaio di piccole testate sui risultati di elezioni che si presentano più vicine; b) l’interazione tra media e mercati. Sul secondo tema, in Italia si stava sviluppando una cultura della “newsmetrica”, una disciplina che analizza in che misura le “news” incidono sulle piazze; la Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione (SSPA) ha in passato tenuto corsi e pubblicato libri anche con l’apporto di Premi Nobel. Purtroppo da anni è stato abbandonato questo filone che oggi sarebbe importantissimo per Palazzo Chigi.
Ma andiamo alla prima preoccupazione. Inquietante il saggio di Pal. Sudeshna “Media Freedom and Socio-Political Instability,” pubblicato di recente sulla rivista Peace Economics, Peace Science and Public Policy. Il politologo è netto: chi taglia paga, perché le piccole voci diventano un coro assordante che aggrava l’instabilità politica. Lo avevano già anticipato Dan Bernhart , Stefan Krasa e Mattias Polborn nel saggio “Political Polarization and the Electoral Effects of Media Bias”, pubblicato nel 2006 dal CESifo di Monaco (Working Paper n.1798); se fossero stati ascoltati dai “tagliatori di testate”, non ci troveremmo nei guai – pensa il Sottosegretario. Anche in quanto l’ obaniano – veltroniano innamoramento per i “new media” (facebook, twitter e simili) non porta voti e minaccia di essere controproducente. All’ultimo congresso scientifico della Western Political Science Association, lo ha documentato un dotto studio di Ken E. Collier e Carl Cannon (“Will New Media Spawn a New Presidency?”); sovente operano come contropropaganda, come (lo specifica il lavoro) sta sperimentando Obama in prima persona.
Accantonata dalla SSPA (che pur è parte della Presidenza del Consiglio), la “newsmetrica” italiana, non resta che rivolgersi a fonti internazionali. Il Working Paper No. 11/68 del Fondo monetario, appena diramato (“Sovreign Rating News and Financial Markets- Evidencefrom the European Debt Crisis”) è inquietante: il lavoro esamina in che misura il modo in cui la stampa ha riportato informazioni provenienti dalle agenzie di rating ha inciso non solo sulle Borse ma anche sulle economie reali dei Paesi con livelli elevati di debito. Non potevano farci avere una bozza un po’ prima? – si chiede il Sottosegretario. In aggiunta un attento studio econometrico di un team internazionale della Purdue University (“Sentiment Revealed in the Social Media and its Effect on the Stock Market” ) conclude che i “social network” (i soliti “Facebook” & Co.) influenzano in modo significativo le Borse; quindi, possono recare danni a chi non vedono di buon occhio. Possono fare ancora peggio , le informazioni sulla stampa estera. Lo documentano Jan Hanousek e Ezven Kocenda nel saggio “Foreign News and Spillover in Emerging European Stock Market” nella Review of International Economics (Vol. 19, No.1) . I mercati analizzati, con un’avanzata metodologia newsmetrica sono quelli della Polonia, della Repubblica Cèca e della Polonia. Ma le generalizzazioni si applicano anche a noi. Lo suggerisce una nota di Cristian Badarinza e di Emil Margaritov dal ventre profondo del servizio studi della Banca centrale europea.
Insomma, non c’è da stare allegri.

Fonte: Il Riformista 11 novembre 2011

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