• lunedì , 23 Dicembre 2024

La neve gela le strategie di Cesare Romiti

Che sta succedendo al vecchio Cesare? Il sindaco Albertini lo
coccola platealmente agli Stati Generali della città di Milano, ma
intorno l’aria sembra fredda. A parte appunto la leale amicizia
del sindaco, che non è poco, a Milano Romiti sembra quasi isolato.
A Roma è diverso, gli spazi sono ampi, le sponde più numerose e le
cose si diluiscono. A Milano no, un cambiamento di clima si vede
subito e il clima intorno a Cesare Romiti è cambiato.
E’ il vento
del dopo Cuccia, che dopo aver soffiato per tutto l’autunno sui
territori di Maranghi, che per il momento sembra aver retto bene,
ora sta gelando quelli di Romiti. Da quando ha lasciato la Fiat,
Romiti si è trasformato da manager in imprenditore e partendo da
una partecipazione in Gemina ha fatto molte cose, tutte grazie
all’appoggio forte di Mediobanca, senza il sostegno della quale
nessuna sarebbe stata possibile, e una, la partecipazione al
capitale e la gestione della Hdp e della sua controllata Rcs,
oltre che con l’appoggio di Mediobanca anche sulla base di un
accordo con la Fiat. Nessuna di queste tante cose sta dando i
frutti sperati, e anzi quasi tutte sono fonte di preoccupazione
perché portano molti debiti e pochi redditi. Ma non è questa la
novità. I conti di Impregilo e della stessa Gemina erano noti
anche due mesi fa e che la Hdp sia gestita in maniera
insoddisfacente è cosa visibile a tutti da anni. La novità è che
all’improvviso, tra la fine del vecchio millennio e l’inizio del
nuovo, tutte queste cose hanno cominciato ad essere percepite come
gravi, da qualcuno addirittura non più sostenibili. E la domanda a
questo punto è: cosa è cambiato?
La neve. Probabilmente uno dei
fatti scatenanti è stata la nevicata che ha bloccato 25 mila
passeggeri alla Malpensa. L’inefficienza dell’aeroporto è caduta
sulle spalle di chi lo gestisce, ovvero Giorgio Fossa, che è stato
messo in quel posto formalmente da Albertini ma sostanzialmente da
Romiti. Romiti è diventato così agli occhi dei più avvertiti, il
responsabile della debacle di Natale. Non è stato, come tanti
altri del genere, un incidente marginale, perché ha finito per
condizionare due fronti: quello politico e quello finanziario. La
figuraccia di Malpensa è stata politicamente sofferta assai dal
Polo, ha messo a disagio il sindaco Albertini e pare abbia
irritato molto persino il Cavaliere, che di una dimostrazione così
palese di come gli imprenditori non siano sempre la soluzione di
tutti i problemi non aveva davvero bisogno.
Sembra quindi che tra
Berlusconi e Romiti il feeling non sia più così buono (anche
perché, aggiungono voci romane, Berlusconi sente di pelle come
Romiti sia politicamente assai più affine ai centristi di
Andreotti e D’Antoni che non a lui). Il filone finanziario è più
concreto. Romiti attraverso la Leonardo ha comprato gli Aeroporti
di Roma, pagandoli troppo secondo molti, ma avendo in testa il
progetto di far seguire anche l’acquisto della Sea, ovvero gli
aeroporti di Milano.
La logica di una operazione del genere è
forte: mettere insieme Adr e Sea è uno di quei casi in cui uno più
uno non fa due ma tre, non solo per le economie di scala ma anche
per il potere contrattuale nei confronti delle compagnie, dei
fornitori, del sistema nel suo complesso. Senonchè la cattiva
prestazione della Sea del romitiano Fossa (aggiunta a quella non
brillantissima di Adr) rende assai più difficile per il sindaco
Albertini venderla a Romiti. Può darsi che ci riesca lo stesso, ma
di fronte a offerte avanzate da soggetti con esperienze gestionali
più qualificate, sarà politicamente assai più difficile
giustificarlo. Il semplice fatto che si sia potuto pensare che la
Sea non sarebbe finita a Romiti ha innescato una reazione a
catena: prendendo anche Sea si può portare Leonardo in Borsa con
un bel valore, Romiti incassa, mette a posto buona parte dei
debiti e stiamo tutti tranquilli; ma se Romiti non prende Sea come
fa a sistemare i conti di Gemina? E allora se non si raddoppia la
sola soluzione è lasciare. Cosa? Leonardo. Forse Leonardo senza
Romiti ha più possibilità di mettere insieme Sea e Adr realizzando
un progetto industrialmente valido, mentre Gemina, vendendosi la
sua quota, rimette i conti in ordine. Questo hanno pensato in
tanti.
Pura teoria ovviamente, ragionamenti in libertà. Questi
ragionamenti tuttavia non si farebbero nemmeno se si avesse come
in passato la certezza che Romiti e Mediobanca sono praticamente
la stessa cosa. Se il sistema ha la certezza che Mediobanca ti
protegge i debiti non sono un problema, la cattiva gestione
nemmeno. Come è stato per il gruppo Romiti e per Hdp fino a solo
poche settimane fa.
Il fatto è che invece Romiti e Mediobanca non
sono più la stessa cosa, anzi i rapporti non sono in questo
momento buoni, e non si sa se la freddezza sia dovuta ai debiti e
alle gestioni deboli oppure ad altre ragioni. Senza Mediobanca
fortemente ed esplicitamente dietro il Romiti imprenditore appare
assai fragile, e non resta che il Romiti politico (non ovviamente
in maniera diretta, ma in quanto raccordo di tanti pezzi del
sistema di potere). Ma se anche con Berlusconi il rapporto è
freddino, il centro andreottiano non ha ancora una dimensione
misurabile e l’amico devoto Albertini è un po’ in imbarazzo per la
sua ingombrante vicinanza, quanto potrà pesare nella prossima
legislatura nazionale e comunale (quella nel corso della quale
Milano privatizzerà Sea e Aem) il Romiti politico?
Tempi cinici
questi. Basta un piccolo segno di debolezza e tutto quello che
prima neanche si vedeva non solo viene visto ma non ti viene
neanche perdonato. E così, all’improvviso come all’improvviso sono
diventati pesanti i suoi debiti, si rimprovera a Romiti di aver
fatto scelte finalizzate al potere più che alla qualità della
gestione e allo sviluppo, e di non aver scelto gli uomini giusti
per i posti giusti. Anche molti di quelli che lo hanno votato
cominciano a lamentarsi delle performance di Antonio D’Amato in
Confindustria, e in qualche modo lo considerano, se mai quella
scelta si rivelasse un errore, un errore di Romiti.
Stefano
Parisi, direttore generale a fianco di D’Amato, vicinissimo anche
lui a Romiti (almeno fino a ieri) stenta a capire i meccanismi
complessi dell’organizzazione degli industriali? E’ con la
benedizione di Romiti che è andato lì. E poi la Sea di Giorgio
Fossa, imposto da Romiti, che non va; il figlio Maurizio Romiti
amministratore delegato di Hdp che ha continuato ad avere la
certezza di un posto che i risultati invece tenderebbero a rendere
precario: tutte cose che sono state prima applaudite, poi
benevolmente accettate e che ora appaiono appena tollerate. Salvo
tornare agli applausi al primo ribaltamento della situazione.

Fonte: «La Repubblica - Affari e Finanza» del 22 gennaio 2001

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