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La Marcegaglia apre al voto:senza riforme meglio altre scelte

«Serve stabilità, ma non fine a se stessa. Tremonti premier? Se eletto perché no»
Il governo è fermo da sei mesi ma «il Paese non può aspettare». Bisogna fare le riforme. E se l’ esecutivo non riesce a farle allora «bisogna fare altre scelte». La presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia, non si pronuncia sulla questione delle eventuali dimissioni del premier Silvio Berlusconi («non spetta a noi dirlo») ma il suo giudizio politico è netto. Intervistata su Rai3 da Fabio Fazio a Che tempo che fa chiede stabilità e decisioni concrete. Senza più rinvii. «Nei primi tempi della crisi il governo ha tenuto i conti pubblici a posto, ed è stato importante, ma ora serve di più: da sei mesi a questa parte l’ azione del governo non è sufficiente. Serve stabilità, ma non fine a se stessa. Serve stabilità per fare le riforme». Che riguardano, spiega Emma Marcegaglia, le liberalizzazioni, le infrastrutture, la ricerca, la Pubblica amministrazione. Nelle prossime settimane aggiunge quindi la presidente di Confindustria, «dovremo verificare, tutti, se il governo è in grado di farle tali riforme, altrimenti se non c’ è maggioranza, non c’ è coesione, bisognerà fare altre scelte. Non si può più aspettare», dice Marcegaglia. Che non sembra quindi favorevole a soluzioni intermedie quali i governi tecnici, con un semplice cambio di guardia a Palazzo Chigi, ma a nuove elezioni. E nell’ ottica di una soluzione di ricorso al voto apre all’ ipotesi di un governo guidato dall’ attuale ministro dell’ Economia, Giulio Tremonti. «Un nuovo primo ministro deve avere la maggioranza in Parlamento e deve essere indicato dagli elettori. In tal caso, Tremonti perché no?», afferma Marcegaglia, precisando che comunque ci sono «passaggi importanti da fare». La presidente di Confindustria risponde anche una domanda sul caso Ruby e sull’ impatto dello scandalo all’ estero. «A leggere i giornali italiani e stranieri esce un’ immagine non positiva del nostro Paese», riconosce, aggiungendo però che esiste «un’ altra Italia». Quando «mi trovo all’ estero lo dico sempre. Esiste un’ altra Italia che va a letto presto e si sveglia presto, che lavora seriamente, produce, fa impresa e si impegna. Ci sono donne che si impegnano, fanno le madri e lavorano. C’ è un’ altra Italia – e non dimentichiamo che siamo il secondo Paese esportatore d’ Europa – che non appare e che bisogna promuovere». Non mancano nell’ intervista televisiva gli approfondimenti sulle vicende industriali e sindacali. Sul caso Fiat, in particolare, che con l’ accordo su Mirafiori ha aperto il problema della rappresentatività sindacale in fabbrica e ha messo in discussione l’ esclusività del contratto nazionale. «Fino a oggi si è lavorato con un sistema che valeva per tutti, che ora non funziona più: bisogna trovare il modo che ogni impresa attraverso le relazioni sindacali aumenti la produttività», dice il numero uno della confederazione di viale dell’ Astronomia. Per la quale non si può certo parlare di «tramonto» del contratto nazionale che «magari sarà più leggero mentre quello aziendale sarà invece orientato ad aumentare salari e produttività». In ogni caso Marcegaglia si dice pronta a scommettere che «tra qualche anno il contratto nazionale ci sarà ancora: in Germania si può scegliere l’ uno o l’ altro già dal 2005, ma appena il 7% delle imprese ha scelto di adottare solo quello aziendale». E poi più in generale la presidente di Confindustria insiste sui problemi che il governo e tutte le forze produttive devono affrontare. «Bisogna concentrarci sulla crescita» afferma aggiungendo che «occorre tornare a produrre benessere per le persone, invece c’ è una totale disattenzione. Si parla di tutto tranne che di questo». Il Paese dopo l’ uscita dalla crisi cresce «ancora poco, troppo poco», dice richiamando le più recenti stime sull’ economia della Banca d’ Italia e della stessa Confindustria. Il basso sviluppo, spiega, «vuol dire non riuscire a riassorbire la disoccupazione che è drammatica per i giovani, non aumentare i consumi e gli stipendi, vuol dire meno benessere, meno solidarietà e meno attenzione». La mancanza di crescita – rileva infine Emma Marcegaglia – «incattivisce le persone: è un tema economico, ma anche morale ed etico». Stefania Tamburello RIPRODUZIONE RISERVATA **** «Cento giorni di tempo per cambiare Ma nessun esame di riparazione» I precedenti 1 Il 14 giugno 2009, alla Convention di Confindustria a Santa Margherita ligure, Emma Marcegaglia, con il premier Berlusconi seduto in platea, nel suo intervento chiede all’ esecutivo «un cambio di passo» e parla di «100 giorni di tempo. Nessun esame di riparazione è concesso per chi non sarà all’ altezza». Nel marzo di quell’ anno, a Palermo, aveva detto: «Basta promesse. Le imprese vogliono soldi veri, non sussidi» **** «La pazienza dei cittadini sta finendo Basta con le liti e i conflitti personali» 2 Il 25 settembre 2010, al convegno di Genova su «Occupazione e lavoro», la presidente di Confindustria lancia una critica al governo: «Questo esecutivo deve andare avanti, ma deve anche essere consapevole che tutte le imprese e tutti i cittadini stanno esaurendo davvero le loro scorte di pazienza». Una settimana prima aveva detto: «I conflitti personali e un governo senza maggioranza non aiutano a lavorare sui temi veri. Basta litigare» **** «Paese in preda alla paralisi totale Si ritrovi tutti il senso della dignità» 3 Ad ottobre del 2010, all’ assemblea dei giovani di Confindustria, a Capri, Emma Marcegaglia denuncia «un Paese in preda alla paralisi e un’ azione del governo assente in un momento molto difficile per l’ economia». Sollecita poi «un cambio di passo» e rincara la dose: «C’ è un senso di sfiducia forte, un senso di smarrimento. È necessario ritrovare il senso delle istituzioni e il senso della dignità, altrimenti in questo modo non si va avanti»

Fonte: Corriere della Sera del 24 gennaio 2011

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