La delicata transizione nella Cgil.
Per i dirigenti della Fiom si è trattato solo del «lancio di due uova», ma in realtà i ripetuti assalti alle sedi della Cisl da parte di operai e attivisti, vicini all’ organizzazione guidata da Maurizio Landini, puntano a condizionare l’ autunno sindacale. E siccome del gruppo dirigente della Fiom tutto si può dire tranne che sia formato da sprovveduti principianti, in entrambi i casi i manifestanti hanno usato delle «uova intelligenti». Uova capaci di colpire l’ obiettivo (politico) con millimetrica precisione. È vero che la Fiom sta prendendo il posto della vecchia sinistra extraparlamentare e di conseguenza va aggregando l’ estremismo spontaneista, ma gli episodi di Treviglio e Livorno non sembrano frutto della rabbia operaia d’ un mattino. Lo dimostra del resto la difficoltà dei dirigenti della Fiom nel prendere nettamente le distanze dai violenti. Il presidente del comitato centrale, Giorgio Cremaschi, ha addirittura rovesciato il paradigma e ha espresso solidarietà invece che alla Cisl ai lanciatori di pietre, invece che agli aggrediti agli aggressori. A suo dire, «indegnamente criminalizzati». Cosa c’ è, dunque, dietro i fatti di Treviglio e Livorno? Quali movimenti ci segnalano che finora non sono stati colti a sufficienza? La spiegazione del rincrudimento della strategia Fiom sta nel «piccolo patto di Genova», nel dialogo che si è riaperto – a sorpresa – tra le tre confederazioni più rappresentative e tra loro e la Confindustria. Il recente convegno ligure degli industriali ha dimostrato come sia ancora possibile discutere con la Cgil. È stata questa la scommessa di Emma Marcegaglia e finora, incrociando le dita, i fatti le stanno dando ragione. Oggi si aprirà a Roma il tavolo del negoziato sulla produttività e già dalle prime battute potremo capire qualcosa di più sui reali intendimenti dei protagonisti. Potremo fare l’ oroscopo dell’ autunno. Una cosa comunque la Cgil pare averla intuita: se il sindacato e gli industriali, di fronte a una campagna elettorale lunga più di cinque mesi, non trovano un comune terreno di iniziativa sono destinati a scomparire dai radar. Proprio mentre le imprese tentano disperatamente di agganciare la ripresa e hanno bisogno di relazioni industriali orientate alla collaborazione. La novità di Genova, piccola o grande che si riveli, vista dal quartier generale della Fiom evoca il rischio di rimanere spiazzati e isolati. La segreteria Landini continua a far rima con la vecchia segreteria Rinaldini e quindi è convinta di potere continuare a condizionare le mosse della Cgil, come è successo ininterrottamente per anni. Surriscaldare la temperatura in fabbrica, presentare Raffaele Bonanni come il nuovo campione del sindacalismo giallo, far litigare Cisl e Cgil, sono nient’ altro che espedienti tattici al servizio di una scelta politica. Non si deve dialogare con la Confindustria. Per capire qualcosa in più sulle scelte della Fiom bisogna far riferimento anche alla delicata transizione in corso nella stessa Cgil. Il mandato di Guglielmo Epifani sta volgendo al termine e al suo posto tra un mese arriverà Susanna Camusso. C’ è la possibilità che la nuova leadership parta sotto il segno della discontinuità e che quindi si apra in Cgil una nuova stagione. Tutte le categorie industriali, eccettuati i metalmeccanici, sembrano orientate in questa direzione e hanno solo voglia di mettere a frutto nelle fabbriche la loro indiscussa capacità di contrattazione. Al contrario la Fiom ha tutta l’ intenzione di far valere il suo peso e di aggregare attorno a sé altre categorie, come il pubblico impiego e la scuola, che non hanno – causa le politiche di contenimento della spesa pubblica – chance di contrattazione. L’ esito di questa dialettica interna alla Cgil se non servirà più a determinare il nome del successore di Epifani, potrà però condizionare lo spazio di manovra della nuova segreteria. Morale: la possibilità di riformare le relazioni industriali con l’ apporto di tutte e tre le grandi confederazioni è appesa a un filo. E anche un lancio di uova può servire a spezzarlo.
La Fiom e la strategia delle uova
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