• sabato , 28 Dicembre 2024

La cena della crescita

Giornata di vertice per i Ventisette. Non grandi soluzioni ma movimenti tattici. Un cantiere per il futuro….
Vittime di una distrazione di massa e costretti a rincorrere se stessi. Stasera, nella cena bruxellese per la crescita, i leader dell’Ue potrebbero essere colti da un senso di «deja vu» nello scoprire che le «azioni immediate a sostegno della crescita» sono in buona parte quelle che promettono da almeno tre anni e non hanno fatto. «Non ci sono soluzioni miracolose», ammette Herman Van Rompuy, presidente del Consiglio, che invita i Ventisette a avanzare sulle proposte già intavolate. Come dire che, prima dei miracoli, si potrebbe magari partire con l’ordinaria amministrazione.
La situazione è così vaporosa che il vertice potrebbe non avere conclusioni scritte. «Si pensa di delegare tutto a una dichiarazione di Van Rompuy», afferma una fonte. Il fiammingo dirà cosa pensa di affermare in conferenza stampa e farà avere una traccia ai colleghi leader. A questo punto, sembra inutile drammatizzare. Nessuno vuole scontri, l’incontro serve per mettere sul tavolo tutti i pezzi del puzzle che dovrà essere composto al vertice del 28 giugno. Ogni mossa è fortemente vincolata a realtà locali, il voto in Grecia e Francia, la situazione politica tedesca, le banche spagnole. Il risultato non è ovvio, alla faccia dell’ovvietà di alcune ricette.
Ecco il menu della serata, con le cose già pronte e quelle possibili. “Senza tabù”, come chiede Van Rompuy.
Ricapitalizzazione della Bei (proposta nel 2011). Con «almeno 10 miliardi» iniettati nella Banca degli investimenti si può fare leva per 180 nuovi miliardi di investimenti, sopratutto nelle piccole/medie imprese. Soluzione agevole da attuare. Dubbiosi o contrari svedesi e britannici, ma sono su posizioni aperte. Maggioranza in favore c’è. E non dimentichiamo che in dicembre la Francia era contraria. Decisione ntro giugno probabile.
Project bond (ottobre 2011). Il dossier è stato chiuso ieri. Il programma pilota che si vuole per giugno vale 230 milioni di soldi pubblici che possono diventare 4,6 miliardi una volta messi sul mercato. Si tratta di sposare risorse pubbliche e private per obiettivi di investimento specifici, reti, trasporti, energia. I ventisette raccolgono fondi e li spendono insieme. Costi bassi. Idee condivise. Stasera diranno che sono tutti contenti. Varato entro metà luglio.
Tobin Tax (2011). E’ già sul tavolo. Grava sulle transazioni finanziarie. Può portare oltre 50 miliardi annui nelle casse pubbliche da utilizzare per manovre procicliche. Inglesi, olandesi e nordici contrari. Francia e Germania favorevoli. Italia cautamente per il sì.
Stability Bond (2011). Ovvero, eurobond. Bruxelles ha tre formule per facilitare la mutualizzazione dei debiti sovrani e finanziare gli stati.Si riducono i costi diapprovvigionamento, si afferma la linea federale. Italia e Francia favorevoli. Berlino è contro.
Completare il mercato interno. Se tutta l’Ue recepisse la direttiva che accorcia i tempi di pagamenti alle imprese avrebbe 1,8% di crescita in più. Sono 60 miliardi solo in Italia. Il problema è che aumenterebbero il debito, così si studia uno sistema di sconto per le finanze pubbliche. Ci sono poi norme in “stand by” sull’eliminazione dei colli di bottiglia per i network, sopratutto nel settore trasporti. Si dovrebbe agire per ridurre il costo di accesso e le barriere ai mercati energetici (quello tedesco è il caso tipico). E andrebbe accelerata la strategia per il mercato unico digitale che vale 4% di maggiore pil di qui al 2020. Senza dimenticare l’eurobrevetto, bloccato dalla disputa sulla sede della sua Corte. Una banalità che gela la prospettiva di 4 milioni di nuovi posti in otto anni.
Governo della moneta. Ricapitalizzare le banche, stringere sulla finanza. Costruire una robusto sistema di amministrazione integrata dell’Eurozona. Continuare col rigore, magari in modo intelligente, e la Commissione sarà flessibile nelle sue raccomandazioni alle capitali il 30 maggio. C’è la regola aurea che piace a Monti e permetterebbe di non continuare gli investimenti pubblici virtuosi – in parte e per tre anni – ai fini del deficit. E c’è un ruolo della Bce più simile all’americana Fed auspicato da Parigi, una banca centrale vera per un’Eurozona vera. Qui l’ostacolo tedesco pare insormontabile. A meno che le sconfitte elettorali non abbiano ammansito Frau Merkel.
Considerazioni francotedesche. Hollande sarà cauto nel trattare il rapporto con la Merkel. L’obiettivo è rinsaldare l’asse in chiave europea, ma questo non accadrà prima delle elezioni politiche francesi. Il neopresidente punterà sugli eurobond. Si immagino uno scambio di lungo termine con la Merkel che avrà le rassicurazioni sul patto. Qui entra l’intesa sulla sede della Corte dei Brevetti Ue (i tedeschi non vogliono mollare Monaco per ragioni elettorali e i francesi non possono cedere come forse avrebbe fatto Sarkozy) e la nomina dell’Eurogruppo. Una fonte avverte: Schaeuble non ha ancora vinto il match. Anzi.
Le considerazioni italiane le teniamo per il giornale di carta. A domani mattina…

Fonte: La Stampa del 23 maggio 2012

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