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La Caporetto dei consumi

Non servono meno tasse ma più spesa pubblica
L’Istat comunica che nel 2012 la spesa media delle famiglie italiane è scesa del 2,8%. È una vera Caporetto. Questo è il quinto anno di recessione e ormai le famiglie sono costrette a tagliare i consumi e a ridurre la qualità degli stessi. Molti sono i rinvii di spesa fra i beni durevoli. Le famiglie italiane mantengono più a lungo auto, elettrodomestici, mobilio e quant’altro. Cercano prodotti e servizi a più basso prezzo, sacrificando la qualità. Così facendo hanno impresso una caduta drammatica alla produzione italiana e quindi all’occupazione, avviando un circolo vizioso che solo una maggiore spesa pubblica può arrestare.
Infatti, le analisi sui consumi delle famiglie testimoniano che sono le famiglie a più alto reddito che hanno ridotto maggiormente i loro consumi. In altre parole sono le famiglie che hanno maggiori margini per ridurre consumi non ritenuti necessari che abbassano la loro spesa, sia perché colpite anche loro dalla recessione, sia perché timorose del futuro tendono a risparmiare di più.
E questo spiega anche perché oggi una riduzione delle tasse non avrebbe grandi effetti a rilanciare la domanda interna. Se si riducono le tasse sulle famiglie, si favorisce il reddito di quanti guadagnano mediamente di più, che saranno indotti a risparmiare di più per paura del futuro. Se invece si aumentasse la spesa pubblica, questa si tradurrebbe in domanda effettiva, specie se fosse dedicata alle persone con minore reddito.
Anche per questo, l’eliminazione dell’Imu sulla prima casa finanziata con una riduzione della spesa pubblica è un grosso errore di politica economica, come dice il Fondo monetario internazionale e il buon senso dei cittadini.

Fonte: INPIU' del 5 luglio 2013

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