• lunedì , 23 Dicembre 2024

La base di Giulio tra impresa e lavoro

La base.Il confronto.I colloqui con la base, dagli artigiani alla Coldiretti ai giovani di Confindustria.Il dialogo con il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, e con il numero uno di Confcooperative, Luigi Marino.Giulio tesse la tela tra imprese e lavoro. Dall’ incontro di Vergiate del 2009 allo slittamento dei rapporti tra politica e società civile. Le mosse per la ricucitura.
In attesa delle analisi demoscopiche più raffinate si può tranquillamente dire che la «doppia sberla», la somma del voto delle Amministrative con il risultato dei quattro referendum, ha dimostrato come la constituency politico-elettorale del centrodestra si stia liquefacendo. A sentirsi in libera uscita non sono solo un pugno di ministri o di governatori ma porzioni significative di elettorato che non si ritrovano più nelle vecchie parole d’ ordine. E cercano tutti i modi per dirlo. Sintomatici di questa voglia di far conoscere il proprio disagio l’ alto afflusso alle urne di domenica e lunedì nel Nordest, ma anche la marcia silenziosa degli imprenditori di Treviso, il riapparire dei movimenti spontanei delle piccole imprese lombarde, le proteste anti-governative dei mobilieri traditi sulla salvaguardia del design, la tensione che c’ è stata nei confronti di Equitalia per i fermi amministrativi. Se nell’ autunno di due anni fa i ministri Bossi e Giulio Tremonti avevano amabilmente dialogato con gli artigiani varesotti nella sera di Vergiate, oggi il confronto avverrebbe in condizioni meno idilliache. La politica da allora ha perso audience visto che pure sul sistema di tracciabilità dei rifiuti, il Sistri, è riuscita a dare complicazioni a chi li aveva votati per le semplificazioni. Tra i primi a rendersene conto, a registrare il cambiamento di umore dei propri elettori, sono sicuramente alcuni degli uomini di punta del gabinetto Berlusconi, da Tremonti a Maurizio Sacconi per arrivare a Renato Brunetta. Tutti e tre a vario titolo vengono dalla scuola socialista e hanno sviluppato negli anni una particolare sensibilità nell’ intercettare gli slittamenti dei rapporti tra politica e società. Gli intellettuali del Psi furono i primi a immettere nel dibattito politico temi che poi si sarebbero rivelati decisivi come le stime sul sommerso, il made in Italy o il terziario avanzato. Può darsi che i singoli citati esponenti del centrodestra di oggi si muovano in totale o parziale concorrenza tra loro ma poco importa, oggi è interessante segnalare che in qualche maniera si rendono conto di come la loro rendita politica si stia esaurendo e cercano nuove strade. In fondo la spavalderia di cui dà sfoggio in questi giorni Roberto Formigoni segnala come il mondo ciellino non si consideri a rischio proprio perché ha saputo coltivare una sua «densità sociale» che il resto del Pdl berlusconiano si sogna. I cronisti hanno notato come in questi giorni Tremonti si sia impegnato in una sorta di road show personale lungo la Penisola che lo ha visto intervenire alle assemblee di numerose sigle della società organizzata, dai Giovani Imprenditori di Confindustria alla Coldiretti passando per la festa della Cisl e la Confartigianato. Del resto chi si muove alla ricerca di una nuova costituency non può che constatare come in questi due anni il protagonismo delle forze intermedie sia cresciuto (l’ aggregazione che ha portato a Rete Imprese Italia resta un caso di scuola) e le sceglie come interlocutori quasi giocoforza. Tremonti ha da tempo aperto un dialogo preferenziale con un paio di uomini chiave della società di mezzo, il segretario della Cisl Raffaele Bonanni e il numero uno di Confcooperative Luigi Marino. E analoga tessitura ha iniziato da qualche mese anche Sacconi. Per il raccordo con i corpi intermedi e per l’ estrazione politico-culturale dei Bonanni e dei Marino si potrebbe dire che il road show tremontiano ripercorre le orme tipiche dell’ interclassismo democristiano ma troppe sono le differenze per avventurarsi in un vero e strutturato paragone. Piuttosto varrà la pena chiedersi fino a che punto possa spingersi il lavoro di raccordo. Sacconi aveva anche di recente adombrato l’ idea che si potesse, proprio facendo leva sulle società intermedie, costruire una nuova forza politica post Pdl, Tremonti invece non ha mai esplicitato un’ opzione del genere se non altro perché l’ affermazione non lo avrebbe aiutato nel day by day con gli amici leghisti. L’ impressione però è che prima di costruire nuovi perimetri di partito bisogna dimostrarsi dei problem solver, sapere dovere tagliare e dove incentivare. Con quei 40 miliardi di manovra che pendono sulle nostre teste i prossimi non paiono tempi per i filosofi della politica.

Fonte: Corriere della Sera del 15 giugno 2011

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