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italia-Spagna, il derby si gioca sul debito

La debolezza dei conti di Madrid rischia di riaccendere la speculazione sull`Eurozona.Mariano Rajoy l`ha presa male per paura che i mercati la prendano peggio. Sabato sera il prender spagnolo è stato rapidamente informato del fatto che Mario Monti, parlando a Cernobbio, aveva espresso la convinzione che Madrid stia «dando all`Ue preoccupazioni perché i tassi salgono», dopo aver detto che «non ha fatto abbastanza per i conti», e sottolineato che «ci vuole poco per ricreare un contagio che potrebbe allargarsi». La reazione iberica è stata quella di «malessere», pare non lenito dalla rapida messa punto del tiro di Palazzo Chigi, che «ha ribadito la sua totale fiducia nella determinazione del governo spagnolo».
Il caso ha rimesso a nudo vecchie ruggini fra cugini mediterranei, quelle che emergevano nei battibecchi dal sapore calcistico fra Zapatero e Berlusconi ai tempi del sorpasso nella classifica del pil pro capite. A Madrid non è piaciuto che l`Italia appena risanata, ma non del tutto, «adesso faccia la prima della classe». Il premier Monti non ne aveva l`intenzione, sebbene l`andatura di Rajoy nel labirinto del debito sovrano appaia incerta. La Spagna ha invocato, e ottenuto dall`Europa, uno sconto sul cammino di risanamento.
Doveva spingersi al 4,4% col rapporto deficit pil di fine anno, ha chiesto di fermarsi al 5,8 «causa recessione peggiore del previsto», le hanno concesso di arrivare al 5,3. A patto che raggiunga il 3% nel dicembre 2013.
In una congiuntura non facile, il governo Rajoy dovrà compiere altri sforzi correttivi nei prossimi mesi, il che basta a tenere il farò dei mercati acceso sulle decisioni da mettere in cantiere. Ogni mossa verrà scrutinata da vicino. La scorsa settimana i rendimenti dei titoli di stato decennali spagnoli sono saliti per la terza ottava consecutiva, l`ultimo prezzo era al 5,39%, contro il 5,09 italiano. Entrambi i saggi sono comunque in “Salita. Ma va ricordato che in novembre, prima della cura Monti, il differenziale fra Roma e Madrid era di due punti a vantaggio della seconda.
L`apprensione è diffusa. Il commissario Ue all`Economia, 011i Rehn, ha esortato sabato la Spagna a fare i compiti a casa in fretta. «Poiché c`è la percezione che Madrid stia ammorbidendo i suoi obiettivi per l`anno – ha detto il finlandese – c`è già stata una reazione sul mercato e i rendimenti spagnoli hanno superato per la prima volta da lungo tempo quelli italiani». Questo, ha aggiunto, «illustra quanto fragile sia la situazione».
Monti ha in qualche modo violato la consegna del silenzio sulle finanze pubbliche altrui, ma ciò non toglie che il caso spagnolo sia il dossier più caldo del momento, insieme con quello portoghese. Un tema di, esperti della Commissione Ue sta per volare a Madrid, «ordinaria amministrazione» si dice. Venerdì e sabato a Copenaghen i- ministri economici dell`Eurogruppo e dell`Ecofin avranno modo di consultarsi- sul caso, con la partecipazione dei banchieri centrali e del presidente della Bce, Mario Draghi.
Bisogna raddrizzare la barra, chiedere agli stati di Eurolandia di fare il loro dovere sino in fondo, è dal loro una mano con decisioni collegiali efficaci e scaccia guai. Dopo il varo del fiscal compact, il patto di bilancio intergovernativo che scolpisce nella roccia semicostituzionale le regole più severe della governance economica e fiscale, ci si attende una svolta sul rafforzamento dei parafiamme, soprattutto del fondo salvastati permanente Esm che decolla in luglio.
«Decisione entro marzo», dicono da sempre i leader. E marzo finisce sabato.
Dopo parecchi tentennamenti, adesso è più che probabile che l`intesa ci sarà. Il problema è il «quantum», questione non da poco visto che nella difesa dell`Eurozona, come nella vita di tutti giorni, il proverbio che funziona è «chi più spende, mene spende». I servizi del Consiglio Ue hanno messo sul tavolo un menu da tre opzioni, ragionando su modelli con 700 a 940 miliardi a disposizione e una capacità di fuoco effettiva da 500 a 740. I renitenti tedeschi e finlandesi risultano ben disposti. La partita è aperta, tuttavia Berlino auspica la soluzione più economica, ritenuta «insufficiente» a Bruxelles. Se fosse, i mercati potrebbero sfidarla. Se non altro perché sarebbe la prova che, dopo tutto questo travaglio, c`è chi non ha imparato la lezione.

Fonte: la Stampa del 26 marzo 2012

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