• giovedì , 14 Novembre 2024

Italia disgregata ed egoista, la Sinistra ha fatto flop

Non è una bella immagine quella che Giuseppe De Rita ed il Censis danno della situazione sociale del Paese al termine di questo 1999 con il quale si conclude il Novecento. Ed anche se il Rapporto del più accreditato centro di studi sociali del Paese fa l’impossibile per dissimulare colpe e responsabilità, per evitare letture politiche, per dribblare etichettature, catalogazioni o iscrizioni d’ufficio al partito o al manifesto del momento, è inevitabile riconoscere nell’affresco l’immagine di un Paese che nemmeno cinque anni di governo di sinistra sono riusciti a motivare, galvanizzare, soddisfare.

L’analisi del Censis non fa nomi ma fa di peggio, indica situazioni e circostanze. E dice che l’Italia ha perso la voglia di divorare il futuro, l’aggressività di costruire lo sviluppo. Dice che ieri avevamo una struttura molecolare e vitale, il trionfo del ” piccolo è bello” del “fai-da-te”, alimento del secondo Rinascimento sociale ed economico italiano. Oggi, invece, il Paese è degenerato nell’atomizzazione, ovvero nel ripiegamento particolare, dove prevale l’egoismo individuale, la microcriminalità, il rigetto dell’immigrazione. Ieri la piccola dimensione era la nostra salvezza ,oggi rischia di essere la nostra dannazione. Perché? Perché mancano quelli che De Rita definisce i collanti o gli strumenti di connessione: la famiglia, le istituzioni, la scuola. Anche lì c’è disgregazione, individualismo egoistico.

Attenzione però: non sono i comportamenti degli italiani il punto dolente. Anzi, il Censis sottolinea che il 1999 è stato un anno di forti innovazioni nei comportamenti individuali, le piccole imprese aumentano, si riduce il nanismo imprenditoriale, sono nati 118 localismi industriali, nel nord est la piccola impresa diventa di media dimensione, aumenta il numero dei lavoratori indipendenti, dei professionisti, del lavoro femminile. E nei loro comportamenti individuali, gli italiani hanno scoperto Internet e l’economia digitale con affari cresciuti del 23,4%, grazie al web ed alla tv satellitare. Ma tutto ciò “non si tiene”, resta slegato secondo il Censis, resta un insieme indistinto di addendi dove nessuno tira le somme; l’Italia così non è un sistema ma un Paese contenitore”. Una via di mezzo tra “Domenica In”, con le ballerine e le paillettes, e un Cassonetto della nettezza urbana, contenitore di rifiuti che indicano ricchezza nei consumi e capacità contributiva. De Rita non lo dice ma indica che se finora la vitalità del Paese sopportava un governo sbagliato, ora non lo sopporta più.

Ma quale governo? Non parla di D’Alema o del governo Prodi ma , forse, non ce n’è nemmeno bisogno. Due episodi recenti parlano per lui ed indicano che è la cultura dirigista , sistematizzatrice, regolatrice, illuminista , soffocante e presuntuosa ad infastidire gli italiani. L’Italia è un Paese ricco di straordinarie vitalità e potenzialità, specialmente nel suo ceto medio. Non chiederebbe altro che di essere messo in condizione di fare senza ostacoli inutili, con regole non burocrazie, con governi che tracciano i binari ed indirizzi non che impongano pedagogicamente culture e predeterminati modelli di sviluppo o di società. Ed invece, accade il contrario. Il Mezzogiorno d’Italia, per esempio, vive in questi mesi una fortunata primavera di vitalità ed iniziative, eppure la risposta politica è la nascita di un surrogato della Cassa del Mezzogiorno, o schemi burocratici del Ministero del Tesoro distanti dalla realtà e dalle imprese che soffocano proprio la vitalità che vorrebbe tradursi in investimenti e posti di lavoro.

Ma l’esempio forse clamoroso riguarda quel ceto medio produttivo, il “Popolo del 10% o delle partite Iva”. Ebbene fu sottoposto al contributo Inps del 10% e lasciato libero di auto-organizzare la propria attività ed esplose fino ad arrivare oggi a due milioni di persone. Ebbene la maggioranza di sinistra ha presentato in queste ore un emendamento alla legge finanziaria per aumentare il contributo fino al 20%. Sicchè un’altra vitalità, quella delle partite Iva, prima è stata incoraggiata ed ora viene strozzata dall’assurda volontà regolatrice, statalizzatrice in base alla quale lo Stato deve prevalere sull’individuo. Durerà? Il Censis allarga le braccia e non indica soluzioni. E la ragione è semplice: le soluzioni non sono al Censis ma nei Palazzi della politica.

Fonte: tratto da: "Il Giornale" del 6 dicembre 1999

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